CRONACAPRIMO PIANO

L’appello di Giacomo Retaggio: evitiamo la Sagra del Mare

Una riflessione sul perché andrebbe evitata una manifestazione che fa la storia dell’isola ma che certo per struttura e vocazione non potrebbe garantire il rispetto delle norme anticontagio

Mi sento rivolgere da più parti in questi giorni la domanda se io sono favorevole o contrario a che si tenga la Sagra del mare a Procida quest’anno. Sgombriamo subito il campo da ogni dubbio: io sono assolutamente contrario! Non abbiamo fatto le funzioni del Giovedì e del Venerdì Santo a causa del coronavirus e poi dobbiamo fare la Sagra del mare? Mi si dirà che le condizioni non sono più le stesse de periodo pasquale scorso, ma questa è una grossa balla perché il virus ancora circola non solo, ma pare che sia soggetto ad una riacutizzazione.

Teniamo le scuole chiuse, i “cori” non si sono più esibiti. le scuole di Danza non sono frequentabili e non si sono tenuti i relativi saggi di fine anno, la Banda musicale sono mesi che non si esibisce e poi… si vuole fare la Sagra del mare? E’ ridicolo perché questa è la manifestazione che, per la sua stessa natura, favorisce più facilmente la diffusione del contagio. Mi rendi conto benissimo che essa è una splendida vetrina per gli amministratori, specie a meno di due mesi dalle elezioni, ma compito primario è salvaguardare la salute pubblica. Le aspiranti Grazielle hanno, per la loro giovane età, tutta la vita davanti per valorizzare la loro avvenenza. In questi casi a me viene sempre in mente la secentesca peste del Manzoni: durante quella epidemia un nutrito gruppo di milanesi si recò presso il buon cardinale Federico per pregarlo di fare uscire in processione le spoglie di S. Carlo per allontanare la peste. Il porporato, benché intimamente contrario, non seppe o non volle dire di no. Il risultato fu che la processione si tenne tra canti, incensi e grande concorso di popolo orante. Dopo quattro, cinque giorni ci si rese conto che i casi di peste erano aumentati enormemente di numero in seguito al contagio per il contatto ravvicinato di tanta gente. Ora io mi chiedo: è mai possibile che la storia non insegni mai niente?

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È proprio vero che la storia non insegna!
Uno dei primi focolai della provincia salernitana si sviluppò proprio grazie ad un raduno di una festività religiosa…

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