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Pietra Martone 2015: la grande scommessa di Casa D’Ambra

di Malinda Sassu  

«La tenuta Frassitelli la feci comprare io ai D’Ambra, pezzo dopo pezzo, dai vari contadini. Ho impiegato un paio d’anni per sistemare, con queste mie mani, i muri a secco, le parracine. Poi iniziammo a piantare, ho messo io a dimora una ad una le barbatelle». Parlava così Michele Mattera detto Candelora, il mito delle campagne ischitane, uno di quegli “angeli matti” che con Mario, Michele e Salvatore D’Ambra hanno reso possibile la nascita di un cru consegnato alla storia del vino in Italia, Tenuta Frassitelli. Un nobile figlio di preziosi filari nato da un’isola nell’isola, suggestiva e affascinante, maestosa nel guardare il Paradiso in terra dall’alto dei suoi 600 metri. L’Ischia di “come eravamo” dove il mare, le parracine e il vento sono i protagonisti di un territorio unico e prezioso. Dove la mano dell’uomo ha creato un vino che è simbolo di tradizione ed eleganza. Era il 1985: da quel “benedettissimo cru” come lo definì Luigi “Gino” Veronelli, nasceva la prima produzione del vino Frassitelli, per mano di Andrea D’Ambra. Fu Gino stesso a suggerirgli di vinificare separatamente le uve Biancolella della Tenuta; un consiglio felice, un’intuizione geniale che ha cambiato il corso della storia della produzione del vino ischitano. «Nell’85, di nascosto da zio Mario, misi da parte le uve migliori provenienti dai Frassitelli e ne vinificai 50 quintali in purezza» ricorda con emozione Andrea D’Ambra «A febbraio imbottigliai il vino e glielo feci assaggiare. Zio Mario era un uomo pronto alle innovazioni e dava spazio con molta umiltà a chi stimava. Proposi di venderlo a 7000 lire la bottiglia, a quel punto fece un salto dalla sedia, disse che era troppo caro ma poi si convinse….le finimmo in niente».

Da questo stesso vigneto, trent’anni dopo, nasce Pietra Martone, sintesi di eleganza e finezza. Un vino dal profumo di mille ricordi, di sfide e di vittorie, di lotte con la natura e di anni di prove e sperimentazioni.  Il cru nato nel cru, suggerito dalla figlia di Andrea, l’enologa Sara D’Ambra, per celebrare i 30 anni del suo vigneto e che rappresenta il ritorno al passato, nel segno del gusto e della tradizione, come dimostra anche l’etichetta di grande fascino, creata da Marina D’Ambra, l’altra figlia di Andrea. Frutto della vendemmia 2015 e prodotto in poco più di 3.700 bottiglie, il nuovo vino di Casa D’Ambra è figlio di un’accuratissima selezione di uve, 40 quintali più o meno. Il risultato dà ragione alla tenacia di Andrea D’Ambra, straordinaria è la longevità del Biancolella. Affinato per circa 18 mesi sui lieviti, si caratterizza per un bouquet di notevole finezza, con delicati sentori floreali di ginestra ed erbe aromatiche. Un Biancolella in purezza dalla vinificazione particolare, un batonnage al mese di uve “benedette”, quelle di un’annata da ricordare. Una vendemmia come poche che ha regalato un vino autentico, un vino importante e strutturato, di grande personalità, un omaggio a trent’anni di questo vigneto, trent’anni di lavoro, trent’anni di storia da raccontare. «Questo vino nasce dal profondo legame con la mia famiglia e la mia terra» – ha dichiarato Andrea D’Ambra – «un richiamo alla cultura contadina dell’Isola d’Ischia, dedicato a miei zii Mario e Michele, a mio padre Salvatore e con il pensiero a Michele Mattera detto Candelora che, pietra su pietra, pezzo su pezzo, recuperò questo vigneto a 600 mt sul mare, avvolto dal profumo delle ginestre e dal tufo verde delle parracine».

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Pietra Martone, la roccia che si alza come una cattedrale di tufo verde a guardia del vigneto dai preziosi filari, che presta il suo nome e la sua possenza ad un vino raffinato, che prende vita per diventare realtà da una varietà sempre più importante nel panorama enologico ischitano e nazionale, con la precisa volontà di valorizzare un bene unico dell’Isola. Un percorso, quindi, che parte da lontano e che negli ultimi anni è diventato figlio di microvinificazioni, di studi, di assaggi fatti per comprendere la giusta maturità, al fine di esprimere il prodotto che Andrea D’Ambra stava cercando. Il 15 giugno Pietra Martone ha debuttato ufficialmente con un grande evento dedicato alla stampa e agli operatori del settore. Ma anche ai tanti amici della famiglia D’Ambra, intervenuti per l’occasione, fra tutti l’attore Maurizio Casagrande. L’incantevole cornice di Casa D’Ambra ai Frassitelli ha regalato il teatro naturale di un percorso di degustazione tra i vigneti, tra calici e sorrisi compiaciuti per l’ennesimo successo di Casa D’Ambra, complice un tramonto spettacolare e mozzafiato. Bellezze donate dalla Natura che dovrebbero servire a sentirci migliori, come ha ricordato nel suo discorso l’assessore di Serrara Fontana, la dottoressa Irene Iacono. Un percorso di emozioni accompagnato dalla superba cucina stellata di Nino Di Costanzo e dalle specialità della celebre friggitoria napoletana La Mansardona. Un’occasione unica e la cornice ideale per introdurre le pregiate gocce di Biancolella firmate Andrea D’Ambra. Sicuri di essere solo alle prime pagine di un libro che deve essere ancora scritto e che riserverà sicuramente grandi soddisfazioni alla storica azienda ischitana. Una storia e un vino, il Pietra Martone, che un emozionato Andrea D’Ambra ha voluto dedicare nel suo discorso anche alla famiglia di Michele Mattera il Candelora, al fianco dei D’Ambra da generazioni. Impegnati con tenacia e assoluta dedizione in quella Tenuta dove la ginestra fiorisce insieme alla vigna, in quel Frassitelli che è un tuffo al cuore e bene prezioso di un’Isola che ha tanto da offrire, tanto da raccontare. E tornano le parole di Michele “Candelora”, le parole di un uomo che quei seicento metri a picco sul mare li ha vissuti, lavorati, creati con le sue mani; rincorrendo un sogno, combattendo contro ogni genere di avversità climatica, lavorando ad altezze vertiginose, incurante della fatica e mosso solo dalla tenacia: «Frassitelli è un’anomalia dell’isola: piove la metà che altrove, in inverno c’è la neve e in estate non si va mai oltre i 25°C e il vento soffia tanto da scolpire fantasmi nel tufo. Qui la Biancolella produce poco, ma i grappoli sono perfetti, sani, forti e maturano tardi. Secondo Andrea il vino che vien fuori è uno dei pochi bianchi che può invecchiare”.

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