LE OPINIONI

LA RIFLESSIONE I motivi per intitolare una strada

A volte mi pongo una sorta di domanda di Pierino: perché una comunità, un paese , un villaggio sente il bisogno di intitolare una strada, una piazza, un vicolo qualsiasi ad un personaggio del posto passato a miglior vita? Risposta: perché si tratta di qualcuno che ha dato lustro alla propria terra, è stato un campione di onestà e rettitudine, è stato un’eminenza nella scienza, nella letteratura, nell’arte e chi ne ha più ne metta. Poi Il Pierino che è in me alza la testa guarda in alto e legge: via V. Emanuele, via Principe Umberto, via Regina Elena, via principessa Margherita. E, allora, come ormai si usa dire, la domanda sorge spontanea: Che ci “azzeccano” questi nomi con Procida? Passi per V. Emanuele, padre della Patria, ma gli altri quale motivo hanno ancora di esistere. Ormai I Savoia da più di settanta anni sono andati via. E per fortuna! Dopo tutti i danni fatti a questa povera Italia. Basti solo pensare all’avallo per l’entrata in guerra ed alle leggi razziali del ’38. Alcuni anni ebbe una lettera dall’allora assessore Fabrizio Borgogna che mi invitava a presentare delle proposte di nomi perché era sua intenzione cambiare in parte la toponomastica procidana. Mi misi al lavoro e inviai le mie decisioni che lo videro addirittura entusiasta sui nuovi nomi. Io avevo dato la preferenza a nominativi di Procidani che avevano dato qualcosa di buono a Procida. Dopo alcuni giorni mi telefonò mortificato dicendo che non si sarebbe fatto nulla della mia proposta perché alcuni consiglieri, sia della maggioranza che dell’opposizione, si erano “ferocemente opposti” (parole sue!), tutto doveva rimanere come prima! Esiste, come ho potuto capire, un partito trasversale che si oppone al cambiamento.

Fu in seguito a questo episodio che decisi di scrivere il libro “Procidani (quasi) dimenticati”. Solo dopo mi resi conto che, ad onta del mio inguaribile ottimismo, avrei dovuto togliere dal titolo il “quasi”. E sono nomi di tutto rispetto, di persone che hanno portato in alto il nome della nostra isola in diversi campi. E parliamo dell’ammiraglio Lubrano (da poco, però, premiato con l’intitolazione del vicolo del Nautico. La montagna partorì il topolino!); il prof Antonio Parascandola, titolare della cattedra di Mineralogia dell’Università di Napoli e scopritore di alcuni minerali nuovi come Il “parascandolite”; L’armatore Maurizio Scotto di Santolo, industriale di un cantiere che ha dato per anni lavoro ai Procidani; il prof, Imbò, direttore dell’osservatorio ùvesuviano, che aveva previsto l’eruzione del ’44 con gli Americani da poco sbarcati e che occupavano i locali adibiti allo studio. Il prof Imbò è stato omaggiato in tutti i paesi del mondo tranne che a Procida! Il reverendo Vincenzo Scotto di Carlo e il cap. Almerindo Manzo, fondatori della scuola E.N.EM. di Procida che ha sollevato, insieme al già esistente Nautico, le sorti economiche della nostra isola; Manzo fu, inoltre, membro attivo della Resistenza durante il cannoneggiamento tedesco del ’43 da Monte di Procida e successivamente anche sindaco. Un altro nome è quello di don Luigi Fasanaro, cappellano del carcere nel periodo più buio, quando a Procida approdò e fu ristretto nella nostra casa penale tutto lo stato maggiore fascista. Uomini che fino a pochi giorni prima erano ai vertici della nazione e in quei giorni si ritrovarono forse senza neanche rendersene conto, nella polvere del carcere procidano. Io, quando penso a questi uomini, allo stato di abbandono della loro memoria, al disinteresse di chi dovrebbe essere abilitato a decidere, mi viene un nodo allo stomaco. Di rabbia! Si, di rabbia! Perché non è possibile essi non vengano per lo meno ricordati….. Io so che esiste una commissione per la toponomastica e chiedo: quali sono i criteri secondo cui viene indicato un nome per intitolare una via, una piazza, una casa anziché un altro? “Sapete -come diceva Totò- è una semplice informazione!”

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