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Riparte la scuola, ma non mancano proteste e defezioni

Ieri mattina i plessi hanno ospitato i bambini della scuola dell’Infanzia e delle Prime e Seconde Elementari: affluenza minima per i primi, consistente ed elevata per l’istruzione dell’obbligo. Sit in di protesta a Forio contro la riapertura, computer spenti e assenza dalla Dad per tanti studenti delle superiori

Sì, è ufficialmente ripartita. Parliamo della scuola, che nella mattinata di ieri anche sulla nostra isola ha mosso un primo significativo e forse simbolico “mattoncino”, con la riapertura dei plessi per i bambini della scuola dell’Infanzia e per le classi prime e seconde della Primaria. Ma attenzione a parlare di ritorno alla normalità perché quello è davvero lontano, molto lontano.

Forse troppo, al punto che forse viene da pensare che la scelta del sindaco di Procida Dino Ambrosino, che ha deciso di prorogare la chiusura delle scuole per un’altra settimana, evidentemente non è stata poi così peregrina. L’affluenza c’è stata per quanto riguarda le scuole elementari, ma va anche detto che in questi casi non c’è scelta: non seguire le lezioni equivale a collezionare assenza, ma per quanto attiene i cosiddetti asili molti genitori hanno preferito lasciare i propri figli tra le mura domestiche. O almeno questa è la scelta fatta da chi quanto meno può permettersi di rinunciare a portarli in un ambiente scolastico per alcune ore della giornata. Insomma, non ingannino le immagini e le scene che abbiamo per la prima volta rivisto dopo mesi, con genitori che accompagnano i propri pargoli all’esterno degli istituti o che li vanno a riprendere al momento dell’uscita. Di fuoco che cova sotto la cenere ce n’è davvero tanto e la nostra isola non fa eccezione, anzi il vento della protesta ha già iniziato a soffiare in maniera convinta.

Sui social, tanto per iniziare, è stato costituito un gruppo facebook il cui nome è tutto un programma: “Tuteliamo i nostri figli, scuole chiuse”. Fin qui gli iscritti sono 132, l’obiettivo è ben chiaro dalla dicitura ma i commenti che si leggono nella pagina ovviamente sono discordanti. Il dibattito impazza, di più ieri mattina all’esterno della scuola Balsofiore di Forio si è svolto anche un sit in di protesta contro la riapertura delle scuole. Una manifestazione pacifica con una serie di genitori che con dei cartelli recanti slogan particolari incitavano a proseguire con la didattica a distanza e non con la scuola in presenza. “Abbiamo paura di mandare i bambini a scuola con questo stato dell’arte, rispetto all’ultima chiusura autunnale non è cambiato assolutamente nulla”, ha spiegato uno dei manifestanti, Emanuele Vuoso: “Non abbiamo alcuna certezza, ecco perché alziamo la voce e vogliamo far sentire alta la voce della nostra protesta”. E in tutta onestà non gli si può dar torto, visto che in effetti sulla nostra isola dallo scorso autunno ad oggi sembra essere cambiato ben poco.

Intanto però sono insorti anche gli studenti delle scuole superiori, quelli per intenderci che non dovrebbero rientrare (di questi tempi il condizionale è comunque d’obbligo) in classe prima del prossimo 25 gennaio, che sembra dietro l’angolo ma con queste dinamiche è lontano un “secolo”. Ieri gran parte della popolazione studentesca ha infatti disertato le lezioni in programma nell’ambito della cosiddetta DAD (didattica a distanza), raccogliendo quella che era una protesta lanciata a livello nazionale. “Oggi (ieri per chi legge) computer spenti”: questo era stato l’appello raccolto anche sul territorio isolano sia pure last minute dopo una serie di consultazioni febbrili che si sono sviluppate addirittura fino a pochi minuti prima dell’inizio delle lezioni attraverso le immancabili chat whatsapp. Adesione più o meno alta a seconda degli istituti, ma l’impressione è comunque quella di trovarsi davanti a un caos organizzato. E siamo appena all’inizio. Ma a questo punto non resta che sperare che vada tutto bene, ulteriori ripensamenti o dietro front non farebbero altro che alimentare ulteriormente questa situazione di disorientamento. Che non fa bene a nessuno, meno che mai agli studenti e alla stessa scuola.

Foto Franco Trani

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