LE OPINIONI

IL COMMENTO Quel mare che unisce popoli e culture

DI ANTIMO PUCA

Il mare non sta lì per dividere ma per unire popoli e culture. Il mare non è separazione, ma un mezzo che rende tutti più vicini. Una parte di umanità non ha niente, non ha prospettive. Non ha futuro. Parla la nostra stessa lingua e ha la pelle dello stesso colore della nostra. E osa solo chi sa che una strada può essere quel mare, una semplice strada. Una strada che separa il centro dalle periferie del mondo. Oggi in Europa affermano che l’Italia ha il primo governo di destra dalla caduta del fascismo. Non è vero! Il primo governo Conte è stato un governo di destra, di destra estrema. È stato un governo xenofobo, un governo che ha totalmente cambiato in (molto) peggio le leggi sull’immigrazione e l’accoglienza. Un governo che ha criminalizzato gli immigrati che vivono e lavorano in Italia da decenni, peggiorando le loro condizioni di vita nel quotidiano. Ma tutto era cominciato prima, in un clima da caccia alle streghe: dai «taxi del mare» ai proclami continui a reti unificate dove gli immigrati sono stati definiti in ordine sparso stupratori, delinquenti, spacciatori, ladri, usurpatori di posti di lavoro e di alloggi. Sottoposta a questo lavaggio del cervello senza soluzione di continuità, la comunità si incattivisce, inizia a ragionare in termini di me contro te, noi contro voi, tutti contro tutti.

Giuseppe Conte

Eppure quel governo, che hanno chiamato gialloverde nella speranza forse di renderlo più simpatico o più prosaicamente per definirlo con parsimonia di parole, non spaventava l’Europa perché sull’accoglienza l’Europa è salviniana, sulla gestione dei flussi migratori l’Europa è meloniana. E quindi oggi l’Europa ci dice che l’Italia sta a destra ed è preoccupata. Ma in mare sono morti migliaia di migranti nel silenzio totale e tombale di chiunque avrebbe non solo il dovere di parlare, di urlare e denunciare, ma soprattutto di agire, creare corridoi umanitari, accogliere e integrare, sensibilizzare, finanziare progetti e verificare che i fondi siano utilizzati nel modo più appropriato. Il turismo rilancia l’economia locale, mentre i migranti le sono di peso. Ci sono parecchie riflessioni da fare. Tanti e seri studi dimostrano come i migranti non solo non siano un peso, ma siano anzi un’ancora di salvezza anche economica per un Paese con una bassissima natalità che a breve sarà popolato da una maggioranza di pensionati. E sono sempre di più gli esempi virtuosi di borghi abbandonati ripopolati con migranti in cerca di una nuova vita. Non ci si rende conto di quanto possa essere pericoloso quel “sono un peso” parlando di poveri che sfuggono alle guerre e alla fame contrapposto all’accoglienza dei turisti, che non sono un peso perchè ci portano denaro. Per quanto illogico, è proprio questo il messaggio: accogliere più stranieri ricchi e meno stranieri poveri. Come se ci fosse una scelta tra gli uni e gli altri. E con un corollario piuttosto inquietante, che appare evidente se estendiamo, per assurdo, il ragionamento ad altre categorie di persone che hanno bisogno di protezione e che non offrono contropartite adeguate: i disabili, gli anziani, i malati. Anche loro dovremmo considerare un peso? E poi: accogliere i rifugiati è un dovere previsto dalle Leggi del nostro Paese. Ma dovrebbe essere anche una scelta di solidarietà stimolata e favorita da chi ha responsabilità istituzionali. E non è vero che non è questione di destra e sinistra, due parole convenzionali, che però indicano due diversi modi di vedere il mondo che sono sempre attuali, comunque li si etichetti.

Giorgia Meloni

Da un lato, la Legge del più forte, quella che trova naturale l’ingiustizia e la povertà, come un destino inevitabile  che riguarda i deboli e gli sfortunati. Dall’altro, la Legge della nostra Costituzione, che propone a tutti noi l’impegno di costruire una società più giusta, dove le disuguaglianze siano sempre più ridotte e dove gli svantaggiati siano accolti e protetti. Non c’è nessun buon senso nell’additare i migranti come la causa dei nostri problemi, quando – ormai è banale ripeterlo – la distribuzione della ricchezza è sempre più sbilanciata a favore di ristrette minoranze, le sciagure che si abbattono sui paesi poveri provengono anche dallo sfruttamento dei paesi ricchi, e ci sono praterie di ben altri “pesi” che gravano sulle spalle dei cittadini italiani, a partire dall’evasione fiscale, dalla corruzione, dalla mafia. C’è chi etichetta le cose e chi pensa alla realtà. Siamo all’apice. Senza esclusione di colpi. Bombardati dagli slogan senza scrupoli che usano i migranti come un’arma di distrazione di massa e un parafulmine per nascondere le ingiustizie sociali e raccogliere un tanto al chilo sfruttando la paura della gente. C’è chi guarda a destra e sinistra e decide di lanciare un segnale a chi si sente rassicurato dallo slogan “meno migranti”. Una scelta legittima, forse motivata dai numeri di qualche sondaggio, ma che se fosse confermata, al di là del giudizio politico, attesterebbe, questo sì, che chi si diceva diverso è come tutti gli altri. Non rispetto all’onestà/disonestà. Ma per opportunismo.

Il peccato originale che da sempre segna la  mutazione genetica di tutti coloro che nascono con l’intenzione di cambiare le cose e finiscono con il farsi cambiare.  Si comincia con “il fine giustifica i mezzi”, portando avanti le battaglie di qualcuno e non di chi ha diritti, sostenendo le regole su misura per qualcuno anzichè quelle uguali per tutti. A chi chiede dell’accoglienza si risponde che bisogna pensare ad accogliere più turismo e meno migranti, perché le economie dei nostri borghi stanno soffrendo. E sapete perché viene a instaurarsi questo meccanismo? Perché la verità è che in questo Paese ci sono temi intoccabili, che non ammettono riflessioni di alcun genere ma solo prese di posizione ideologiche. Dire che i migranti sono un peso, e che è meglio aumentare i turisti e diminuire i migranti sembra più una posizione ideologica che una riflessione…Quanto al tema “intoccabile” la maggior parte delle forze politiche sta sulla pelle dei migranti, mediamente dipinti come la causa di tutti i mali italiani. Insomma, c’è a chi piace etichettare le cose, senza preoccuparsi dei fatti, e c’è chi invece preferisce pesare le cose, guardare i numeri e parlare di realtà. Alcuni sono fortemente interessati a preservare lo status quo, mentre altri sono interessati a mantenere la gestione emergenziale dell’accoglienza, da cui sono sempre i soliti pochi a trarne profitto. La classica miglior difesa è sempre l’attacco. Per alcuni è un problema, perciò si rifugiano negli slogan che mentre parlano di accoglienza si fanno finanziare da quelli che sostengono che “i migranti rendono più della droga”. Talvolta a criticare sono normali cittadini che non traggono vantaggio alcuno dall’accoglienza. In pratica molto fumo e nessuna risposta a chi, indifferente a cosa fanno o dicono partiti e attivisti, avrebbe voluto avere una spiegazione semplice e lineare. 

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Serve un freno in questo momento, incluso un miglioramento delle strutture esistenti soprattutto a tutela di chi già è accolto nei nostri luoghi e maggiore attenzione verso il rilancio del comparto turistico. Bisognerebbe dare impulso a una linea politica in questa direzione, avviando sgravi fiscali per chi vuole far nascere una start up, per chi assume neo-mamme, per chi assume giovani ed erogando un reddito di cittadinanza che miri ad aiutare chi oggi vive sotto la soglia di povertà. Facilitare l’integrazione. Disincentivando le grandi concentrazioni, sarà facilitato il ripopolamento delle zone rurali. Vediamo migranti in balia delle onde. Ci sono loro. Certo! Ma anche noi e la nostra vile assenza.

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