All’indomani di una nuova edizione de “La trama delle donne”, andata in scena ieri sera nei giardini della Villa a Lacco Ameno, abbiamo incontrato il direttore artistico della kermesse Salvatore Ronga.
Elena e Penelope. Adesso anche Nausica in questa Odissea tutta al femminile: perché?
«Elena e Penelope sono agli antipodi, la prima compare nella “piccola Odissea” di Telemaco, è una figura che emerge da un passato glorioso, che è quello narrato nell’Iliade, e si staglia in un’atmosfera quasi crepuscolare; l’altra, invece, chiude il poema, dopo un viaggio, tutto femminile, che è parallelo a quello di Ulisse. Pensavo a una figura per la quale l’incontro con Ulisse, fosse determinante, quasi l’impatto con una realtà “altra”».
«Nausica è un’adolescente che vive una metamorfosi, quella del corpo e quella dell’infatuazione. L’incontro con Ulisse la sigilla sulla soglia della giovinezza. Delle altre donne dell’Odissea sappiamo molto, attraverso innumerevoli varianti del mito; Nausica invece è una figura interamente letteraria, il verso di Omero la costringe a una dimensione di prigionia, di fissità».
“La trama delle donne” si arricchirà – in futuro – di altri personaggi femminili? Penso a Circe, alla sua femminilità magica e selvaggia, o all’indecifrabile Calipso.
«Sono tante le figure dell’Odissea che si prestano a una rilettura: Circe è tra queste, ed è interessante perché rappresenta la sopravvivenza di un archetipo di potere femminile, che è quello del sapere medico, in un contesto culturale pienamente maschile. Se la nostra Odissea avrà nuova vita, Circe ci sarà. D’altra parte il nostro è il viaggio da un’isola all’altra».
«Irene proviene dai laboratori teatrali del Liceo ischitano e dell’Associazione Luca Brandi; ha la giovinezza del personaggio e la maturità espressiva per renderne tutte le sfumature psicologiche. Un vero talento, come gli spettatori hanno potuto apprezzare anche negli spettacoli precedenti».
Metamorphosis è a metà strada: un primo bilancio.
«Il bilancio della manifestazione è estremamente positivo, anche considerando che il progetto vive la sua prima stagione. Gli spettacoli e le installazioni artistiche sono state pensate per il Museo, per la sua collezione archeologica. Grazie al sostegno dell’assessorato alla cultura , alla volontà indomita dell’assessore Cecilia Prota, alla generosità della dott. Costanza Gialanella e di quanti lavorano nel Museo, Villa Arbusto si è trasformato in un laboratorio inclusivo di esperienze sempre nuove».
«Una fonte di ispirazione formidabile, perché la scrittura è stata pensata per questo luogo, per la collezione del Museo. Si oscilla dal timore reverenziale al divertimento creativo che questo posto favorisce. Penso, ad esempio, al celebre “cratere del naufragio” qui custodito. E’ una sfida appassionante ripensare al tema del naufragio, alle imprese rischiose per mare del mondo omerico, quindi alla pesca e alle nostre tradizioni. E’ stato certo stimolante ripensarci e farlo diventare qualcosa di teatrale».
All’alba di domenica l’Inno al Sole. Cosa ci attende?
«Lo spettacolo racconta l’attesa del giorno. Attesa del mito, della luce, del passaggio dal femminile al maschile. Ancora una volta una tensione tra questi due poteri, quello arcaico delle terra e della notte e l’altro, maschile, del Sole e del giorno. Nella vicenda mitologica di Demetra, interpretata da Lucianna De Falco, il Sole è anche un po’ Ade, la divinità che ne rapisce la figlia Persefone, segnando per sempre il passaggio dal tempo lineare a quello ciclico»