CULTURA & SOCIETA'

La chiesa del Gesù Buon Pastore compie 50 anni: una comunità oggi in festa benedetta dal Vescovo Carlo Villano per la solennità del suo sommo santo protettore

Ieri sera presso la chiesa del Buon Pastore in festa c’è stata la veglia diocesana per le vocazioni presieduta dal Vescovo di Ischia sua ecc. Mons. Carlo Villano - le chiese parrocchiali dello spirito santo al borgo di Ischia ponte e di Gesù buon pastore di via Leonardo Mazzella a Ischia unite dalla storia con i loro due parroci Don Pasquale Trani e Don Antonio Angiolini in santa comunione – i 45 anni di sacerdozio dell’amato parroco del Buon Pastore don Antonio Angiolini e i suoi 35 anni al servizio della chiesa parrocchiale di via Leonardo Mazzella a Ischia

Dal 14 aprile scorso, la comunità parrocchiale del Gesù Buon Pastore, guidata dal suo parroco Don Antonio Angiolini, sta festeggiando con incontri di preghiera, cerimonie liturgiche e messe solenni con gli altri parroci del Decanato di Ischia il 50° anniversario della chiesa aperta al culto di via Leonardo Mazzella. L’evento è di grande rilevanza storica perché 50 anni fa fu eretto un tempio moderno con progettazione e direzione dei lavori ad opera dell’ing. Franco Tiscione in una località emergente agli esordi della sua crescita sociale, economica e culturale. La chiesa ivi costruita sorsesotto il titolo diGesù Buon Pastoree fu fondata nel 1968. A solo sei anni dalla fondazione fu aperta ufficialmente al pubblico nel 1974. La chiesa del Gesù Buon Pastore è una delle chiese più moderne dell’isola ereditando un antico titolo parrocchiale di San Vito. La facciata della nuova chiesa , dall’aspetto non tradizionale, presenta il portale d’ingresso sormontato da un’immagine che ripropone liconografia classica del Gesù Pastore. 

DON ANTONIO E DON PASQUALE

Ampie finestre laterali illuminano e colorano l’unica navata di cui è composta la Chiesa, sotto di esse veng ono riproposti i Misteri della Via Crucis utilizzando uno stile ultra moderno dove tra i colori spicca l’oro. Il primo parroco a svolgere l’attività di pastore è stato Don Agostino Iovene, Il 16 aprile del 1989, ovvero 35 anni fa, è arrivato in parrocchia Don Antonio Angiolini nelle vesti di novello parroco conquistandosi subito le simpatie e la fedeltà manifesta dei suoi numerosi parrocchiani. Don Antonio festeggia in questi giorni di giubilo i suoi 35 anni al servizio della bella chiesa di Gesù Buon Pastore ed i suoi 45 anni di proficuo ed efficace sacerdozio nella diocesi isolana. Oggi 21 di aprile IV° domenica di Pasqua ricorre la Solennità di Gesù Buon Pastore,Titolare e Protettore della Parrocchia. Ieri sabato 20 di aprile, nell’ambito dei festeggiamenti della parrocchia si è tenuta la Veglia Diocesana per le vocazioni presieduta dal Vescovo di Ischia Sua Ecc. Mons. Carlo Villano che sarà presente anche oggi giornata festiva a tutti gli effetti per essere domenica del Signore prima e giorno di festa poi dedicato a Gesù Buon Pastore a cui con i suoi specifici connotati si rifà la chiesa di via Leonardo Mazzella e della sua gente che ivi ha dimora. Da questa mattina nella chiesa addobbata ed illuminata a festa saranno celebrate messe di rito per i fedeli alle ore 7.30, 9.00. 11.00 ed a prima sera alle ore 19.00. La messa solenne delle ore 11.00 ove il Vescovo Villano celebrerà il suo Pontificale, sarà vissuta con il conferimento del Sacramento della confermazione. Per il resto dei suoi grandi appuntamenti di fede e di festa bisognerà attendere l’altra domenica 5 maggio e sabato 11 maggio allorquando il parroco don Antonio Angiolini ed il comitato parrocchiale daranno vita all’atteso rito delle prime Comunioni fra i ragazzi della parrocchia e alla grande processione (sabato 11 maggio) delle belle statue di Gesù Buon Pastore e della Celeste Pastora per via Leonardo Mazzella fino ad Ischia Ponte alla chiesa collegiata dello Spirito Santo accolte dal parroco don Pasquale Trani e dove le statue rimarranno fino all’indomani domenica 12 maggio per poi nel tardo pomeriggio far ritorno in processione alla chiesa parrocchiale del Buon Pastore di via Leonardo Mazzella.

Le musiche sacre della ricorrenza sono affidate alla Corale del Buon Pastore diretta dal maestro Gianfranco Manfra e da Vincenzo Mazzella. Secondo la presentazione della sua presidente Chiara Romani, la Corale Buon Pastore di Ischia è un coro polifonico amatoriale. Fondata nel 1991, si è costituita associazione culturale il 23 maggio 2003 . La corale, fin dalla sua fondazione esegue un repertorio di musica sacra, che spazia da composizioni gregoriane, rinascimentali e barocche, a composizioni contemporanee, estendendosi anche alla musica popolare, con brani classici napoletani e spiritual. Un’attenzione particolare è dedicata all’interpretazione di brani d’autore contemporanei, anche internazionali, rivisitati polifonicamente dal M°Manfra. La cinquantenaria Parrocchia è ispirata al ruolo biblico e spirituale del suo sommo protagonista Gesù Buon Pastore e ne porta il nome. La cui storia incomincia così: In quel tempo Gesù disse ai suoi discepoli: «Io sono il buon pastore. Il buon pastore dà la propria vita per le pecore. Il mercenario – che non è pastore e al quale le pecore non appartengono – vede venire il lupo, abbandona le pecore e fugge, e il lupo le rapisce e le disperde; perché è un mercenario e non gli importa delle pecore. Io sono il buon pastore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me, così come il Padre conosce me e io conosco il Padre, e do la mia vita per le pecore. E ho altre pecore che non provengono da questo recinto: anche quelle io devo guidare. Ascolteranno la mia voce e diventeranno un solo gregge, un solo pastore. Per questo il Padre mi ama: perché io do la mia vita, per poi riprenderla di nuovo. Nessuno me la toglie: io la do da me stesso. Ho il potere di darla e il potere di riprenderla di nuovo. Questo è il comando che ho ricevuto dal Padre mio». In questo celebre brano tratto dal vangelo secondo Giovanni, Gesù si proclama il “buon pastore”. Come è noto, la figura del pastore è un tema molto ricorrente nella scrittura biblica, già a partire dall’Antico Testamento – per questo viene utilizzata da Gesù stesso. Il “buon pastore” è colui che è disposto a de-porre (letteralmente) la propria vita per il suo gregge. Per il buon pastore la vita delle pecore è più importante della sua stessa vita.

Perché? Perché il pastore buono è colui che conosce le sue pecore, che si preoccupa per loro, che sa chiamarle una ad una e che è disposto a rischiare di perdere l’intero gregge, piuttosto che una sola di esse si smarrisca. Il pastore che si occupa delle pecore solamente per il guadagno, per il proprio tornaconto personale – anche solamente di carattere “egoico” -, non è realmente interessato alle pecore: esse sono solamente un mezzo per raggiungere i propri fini. Il mercenario non ha dubbi e, davanti al pericolo, fugge per mettere in salvo se stesso, abbandonando il gregge, lasciando che le pecore si dis-perdano, inghiottite dalla notte. Giovanni ambienta questo racconto a Gerusalemme e gli interlocutori a cui Gesù sta parlando sono, ovviamente, giudei. Per questo dice loro che le sue pecore non provengono solamente da quel recinto, dal “recinto ebraico”, ma esse verranno anche dal “recinto pagano”. Queste parole di Cristo rappresento uno dei migliori antidoti alla chiusura su se stessi dei vari raggruppamenti, comunità o istituzioni cristiane. In prima battuta le parole di Gesù dicono che le pecore sono sue, e solamente sue – mentre la storia della cristianità racconta qualcosa di diverso. In seconda battuta queste parole dicono a tutti i fedeli che la Parola di Verità di Gesù è per tutti, e nessun gruppo può anche solo pensare di essere il primo, di essere meglio degli altri – con buona pace dei “puristi” e nostalgici del colonialismo europeo. Con gli ultimi versetti di questa pericope Giovanni apre uno spiraglio nella Trinità, mostrando il rapporto che vige fra il Padre e il Figlio – rapporto costitutivo, dialettica strutturale. A differenza dei primi tre vangeli, dove Gesù ripete più volte di compiere la volontà del Padre, qui l’evangelista mostra la libera volontà di Gesù, il Figlio, nei confronti del Padre. Nessuno gli toglie la vita, ma è lui che, liberamente, decide di de-porla. Giovanni, qui, ci mostra la profondità di questo mistero cristiano: il mistero del Figlio che è tutt’uno con il Padre, il mistero del Figlio che si spoglia della sua “pienezza” per sperimentare la vita e la morte, l’incarnazione e la croce. Dopo questo evento, che non esaurisce né risolve il mistero, il mondo muterà, e la Trinità con esso.

Fotoricerca di Giovan Giuseppe LubranoFotoreporter

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