Ruspe a Procida, un documento alla Procura per salvare la casa
E’ stato redatto e approvato all’unanimità dal consiglio comunale che si è riunito ieri sera in seduta straordinaria: si spera ancora di salvare una porzione dell’immobile dell’83enne Raffaele Ambrosino

Una giornata drammatica, dove si è fermato tutto eppure non si è fermato nulla. Dove si spera ancora di riuscire a fermare la demolizione di un manufatto abusivo ma nel contempo gli operai della ditta incaricata continuano a picconare manualmente dopo la vandalizzazione operata all’interno come se nulla stesse nel frattempo accadendo. Una situazione surreale, kafkiana, alla quale davvero si fa fatica a credere, iniziata in municipio con un incontro e che proprio in municipio si è chiusa ieri sera con lo svolgimento di una seduta di consiglio comunale straordinario convocato d’urgenza. Con un unico e solo punto all’ordine del giorno: discutere iniziative da adottare in maniera congiunta per provare ancora a salvare l’abitazione di Raffaele Ambrosino, 83 anni, il cui destino peraltro è legato anche a quello che è un clamoroso intrigo.
Partiamo dall’inizio e cioè da quando in mattinata nella sala consiliare si sono ritrovati esponenti della maggioranza e dell’opposizione (con un Luigi Muro particolarmente battagliero) per fare chiarezza sull’intricata vicenda legata all’immobile in questione. Accusa da una parte (per il ruolo troppo passivo svolto nella vicenda dall’ente dell’isola di Arturo) e difesa dall’altra, qualche applauso e qualche momento di disapprovazione, e soprattutto la rabbia di chi vive una tragedia come quella dell’abbattimento della propria abitazione. Ancora una volta gli esponenti di minoranza hanno voluto sottolineare la necessità di fermare l’entrata in azione da parte delle ruspe per un evidente problema legato alle autorizzazioni. Il problema sarebbe questo: dove insiste l’immobile in questione sono state fatte costruzioni regolarmente condonate, poi l’ostacolo è sorto in un momento successivo quando è stato realizzato un ulteriore abuso di 80 metri quadrati. I proprietari della casa, in seguito, hanno chiesto il permesso di poter realizzare la chiusura di una tettoia e qui hanno trovato “disco rosso”. Il problema, però, stando ad una ricostruzione dei fatti da più parti diffusa, è che lo stesso invece che revocare solo quel permesso legato all’ampliamento lo ha fatto per l’intero immobile. Insomma, per la complessiva superficie di 160 metri quadrati, compresi quegli 80 che però erano già autorizzati e in regola. Un errore clamoroso, che nascerebbe da una perizia redatta dal CTU che sarebbe stata evidentemente sommaria e soprattutto molto lacunosa.
La decisione di convocare una seduta d’urgenza del civico consesso è maturata nella tarda mattinata di ieri dopo un acceso e infuocato incontro svoltosi presso la casa consiliare
Un’anomalia, questa, emersa in maniera ancor più lampante nel momento in cui proprio l’Ambrosino ha chiesto all’autorità giudiziaria di poter procedere all’autodemolizione degli 80 metri quadrati di costruzione palesemente ed oggettivamente abusivi. La richiesta gli è stata negata sul presupposto che, proprio in base alla relazione tecnica proveniente dal Comune di Procida, l’intera superficie era da ritenersi abusiva e andava di fatto demolita. Un presunto “abbaglio” dinanzi al quale l’anziano procidano ha anche deciso di fare ricorso al Consiglio di Stato che – dopo aver accolto la domanda di sospensiva – ha stabilito il 6 maggio quale data per entrare nel merito e prendere dunque una decisione definitiva sulla controversia.
L’obiettivo è quello di riuscire a “resistere” fino al 6 maggio, quando il Consiglio di Stato dovrà pronunciarsi sul ricorso dell’Ambrosino: la revoca del CTU sarebbe erroneamente arrivata per l’intera superficie e non solo per un ampliamento palesemente abusivo
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Alla fine, come dicevamo in apertura di servizio, si è deciso per la convocazione di un atteso e “caldissimo” consiglio comunale alle 19.30, nel quale si è preparato un documento – frutto del lavoro della maggioranza da una parte e della minoranza dall’altra, su cui si è fatto sintesi – congiunto (e non a caso approvato all’unanimità dai componenti del civico consesso) con cui si chiede all’autorità giudiziaria di fermare l’abbattimento dell’abitazione proprio in attesa della pronuncia dell’ultimo grado di giudizio. Tutto questo però, dicevamo, accade mentre intorno tutto procede come se… non fosse accaduto nulla. Ieri mattina sul posto erano come al solito presenti i carabinieri della locale Stazione a presidiare l’area, così come gli operai hanno proseguito la loro attività armati di picconi.
La ruspa non è ancora entrata in azione semplicemente perché non è stato ancora spostato il pericoloso bombolone di gpl che non lascia dormire sonni tranquilli ai vicini. Insomma, senza volersi fare troppo il giro largo l’impressione è che si stia provando (e, lo diciamo senza mezzi termini, non ce la sentiamo di biasimare nessuno per questo, anzi) di guadagnare tempo nella speranza che arrivi qualche segnale “conciliante” dalla Procura, e che si voglia attendere la pronuncia del 6 maggio. Perché se è stato commesso un errore sulla superficie da abbattere, non è giusto che a farne le spese sia un uomo che a 83 anni non merita di vedere sbriciolata la propria casa. Tutto questo nell’attesa che prima o poi (magari più prima che poi…) nei palazzi della politica si trovi la soluzione giuridica per frenare uno stillicidio che fin qui ha colpito quasi esclusivamente – e quel quasi vuole essere una “generosa concessione” – la povera gente.