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Salasso milionario, il Comune d’Ischia “spera” nella Cassazione

Una contromossa giudiziaria che era assolutamente lecito attendersi, era impensabile che un ente locale accettasse e subisse passivamente una mazzata di rilevante portata economica senza provare a giocarsi l’ultima carta a propria disposizione. E così con una apposita determina firmata dal responsabile di settore Lello Montuori il Comune di Ischia ha deciso di ricorrere alla Suprema Corte di Cassazione per ribaltare la sentenza choc che l’ha vista soccombere nel contenzioso con la società “Gestione Nuove Terme Comunali”, sul quale andremo a breve a rinfrescare la memoria ai nostri lettori. L’ente guidato dal sindaco Enzo Ferrandino ha infatti deciso di affidare l’incarico legale all’avvocato Gherardo Marone per provare a ribaltare la sentenza emessa dalla Corte d’Appello di Napoli lo scorso 23 gennaio. Nello specifico con l’atto siglato da Montuori si determina di mettere a disposizione la somma di 3.599 euro su un apposito capitolo del bilancio di esercizio comunale per il pagamento dei diritti dovuti per l’iscrizione a ruolo del ricorso in Cassazione sul procedimento giudiziario che si era innestato nel 2018. L’ultima chance, dicevamo, per il Comune per provare a impedire quello che sarebbe un vero e proprio salasso alle proprie casse.

La vicenda in questione riguarda il contenzioso giudiziario innescato tosi con la società Gestione Nuove Terme Comunali, finita poi miseramente in fallimento. In primo grado la sentenza era stata favorevole, in secondo il verdetto era stato completamente ribaltato. E adesso…

Nel mirino c’è l’ordinanza della Corte d’Appello che nell’ambito di questo braccio di ferro giudiziario ha condannato l’ente locale a risarcire alla società privata una somma di 1.080.000 euro, roba da far tremare letteralmente i polsi. La vicenda è particolare ed ha inizio, pensate, nel lontano 1990. E’ all’epoca che il Comune di Ischia concedeva in locazione per 15 anni il complesso termale in pessime condizioni alla società Gestione Nuove Terme Comunali srl, partecipata dal Comune al 30%, a canone agevolato con il costo dei lavori di ristrutturazione che sarebbe ricaduto per metà sulle casse comunali e per l’altra metà a carico della società che otteneva tra l’altro anche un finanziamento (una quota a tasso perduto e un’altra a tasso agevolato). Il contenzioso giudiziario tra le parti si innesca nel momento in cui la GTNC srl aziona l’arbitrato per far dichiarare invalida, perché ritenuta vessatoria, la clausola del contratto che poneva i costi di ristrutturazione per metà a carico della società conduttrice. Il lodo rigettava la domanda della società che però nel frattempo in virtù dei processi giuridici innescati si era resa morosa non versando il canone dovuto all’ente di via Iasolino. La Corte di Appello di Napoli confermava il lodo con sentenza del 2003. Passano altri due anni, si arriva al 2005: il contratto di locazione scade e il Comune di Ischia decide di concedere il rinnovo della locazione per ulteriori nove anni ad un canone agevolato che avrebbe tenuto conto delle spese sostenute dalla società per la ristrutturazione, per quanto le stesse fossero state disconosciute dalla precitata sentenza, confermativa del lodo arbitrale del 2003. Che però, evidentemente, sul palazzo municipale nessuno conosceva, almeno in una fase iniziale.

Quando però gli amministratori scoprono l’arcano decidono con una delibera di revocare l’affidamento della locazione in autotutela suscitando però le vibrata reazione della controparte. La Gestione Nuove Terme Comunali si rifiutava infatti di sottoscrivere il nuovo contratto e a quel punto si arrivava in giudizio. Nel frattempo la società falliva e a subentrare anche nella battaglia giudiziaria era il curatore fallimentare. In primo grado il Comune di Ischia vedeva riconosciute le sue ragioni, in Appello però la situazione si ribaltava completamente con l’ente che veniva condannato al risarcimento di 1.080.000 euro “dovuta a titolo di riconosciuti esborsi sostenuti per lavori di adeguamento e miglioramento apportati al complesso immobiliare oggetto di locazione, oltre interessi legali decorrenti dalle singole scadenze al saldo”. Adesso, come detto, stiamo per arrivare all’ultimo atto. E dalle parti di via Iasolino, manco a dirlo, incrociano le dita.

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