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Sanità: il Cudas scrive a Capuano, presto i Totem per evitare le lunghe attese

Di Isabella Puca

Ischia – “Tanto tempo fa all’ospedale Rizzoli è stata istituita una corsia preferenziale al reparto prelievi, ma purtroppo non viene rispettata per niente. Faccio una premessa: noi malati oncologici non vogliamo prevaricare nessuno, il problema è che abbiamo le difese immunitarie molto basse e non possiamo stare tanto tempo a contatto con la gente. Cosa chiedo? Semplicemente una stanzetta con un infermiere dove noi entriamo, facciamo i prelievi e andiamo via. Mi rivolgo a tutti gli organi competenti, vi prego facciamo in modo che anche questo sogno diventi realtà in fondo non cerchiamo mica la luna.”. È questo il grido di aiuto di Nunzia Mattera che si aggiunge a quello di Mario, pubblicato qualche giorno fa sulle colonne di questo quotidiano che, affidando il suo appello al Social Network chiedeva di redigere un regolamento affinché i malati oncologici potessero passare avanti a chi, seppur bisognoso di cure, può attendere senza particolare sofferenza. Come Nunzia e Mario l’appello arriva da parte di tanti altri che, presi dalla malattia non hanno perso il coraggio di lottare per vedere riconosciuti quelli che sono i loro diritti. A dare manforte, nella giornata di ieri, alla loro richiesta una lettera inviata dal Cudas – comitato sanitario per il diritto alla salute – al direttore Sanitario Luigi Capuano, a firma del presidente Gianna Napoleone.  “Gentile Direttore, – si legge nella lettera  – come già era avvenuto nelle settimane passate, stamattina abbiamo ricevuto varie segnalazioni da pazienti oncologici circa un serio disagio a cui, ormai reiteratamente, si trovano esposti in ospedale. Infatti, dovendosi sottoporre a controlli periodici necessari e improcrastinabili, si trovano a dover affrontare lunghe file con tutti gli altri utenti per accedere ai prelievi per le analisi loro prescritte. E, a maggior ragione in questa fase di picco influenzale, si tratta per loro di essere esposti, come lei ben sa, ad un rischio altissimo e certamente grave nelle loro particolari condizioni. Tutto ciò in un contesto, quello ospedaliero, che dovrebbe prendersi particolare cura di limitare al minimo tali rischi con una appropriata organizzazione, garantendo quella “corsia preferenziale” per i malati oncologici nell’accesso alle prestazioni diagnostiche che, in vigore da numerosi anni, era stata sempre piuttosto efficiente fino a qualche mese or sono. D’altra parte, non si tratta di una “gentile concessione” né di un atto di mera preferenza nei loro confronti, ma del doveroso rispetto di una priorità che scaturisce dall’omologazione dei pazienti in day hospital oncologico ai pazienti ricoverati, che dunque hanno automaticamente la precedenza rispetto agli esterni. In considerazione di tutto ciò. La invitiamo come massimo dirigente e responsabile delle attività dell’ospedale “Anna Rizzoli” a provvedere con la massima urgenza a garantire ai pazienti oncologici un appropriato accesso alle prestazioni diagnostiche cui hanno diritto”. In poche ore è arrivata la risposta del Direttore Sanitario che ha fatto sapere al Cudas che si sta attivando per far installare al più presto un totem in modo da evitare attese per pazienti affetti da particolari patologie. Qualcosa si muove, dunque, e non solo al Rizzoli. È notizia di qualche giorno fa quella che vede un adeguamento strutturale nella ex clinica di San Giovan Giuseppe della Croce dove tutt’oggi i pazienti oncologici si recano per effettuare le chemioterapie. Anche quella volta fu Nunzia Mattera a chiedere a gran voce che venisse data più privacy a chi doveva usufruire di quelle particolari cure. «Sto facendo la chemioterapia all’ ex clinica di San Giovangiuseppe, una realtà che a livello sanitario è un fiore all’occhiello per l’ intera isola. In quel centro però c’è bisogno di privacy, di una saletta appartata per chi, come me, va lì a fare le chemioterapie. Tutti quelli che entrano, ci guardano, puntano il dito;  prima d’ora ero entrata in quella struttura da accompagnatrice, adesso la vivo da ammalata». Così dichiarò al Golfo e, a distanza di tre mesi, il suo grido d’aiuto è stato accolto.

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