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Sanità, nuovo farmaco antitumorale al San G. Giuseppe di Ischia

Gianluca CastagnaIschia – Una piccola grande vittoria per la sanità isolana. Soprattutto una speranza per i malati di cancro dell’isola d’Ischia. La fiducia arriva da una nuova classe di farmaci antitumorali che stimolano le difese immunitarie dell’organismo ad aggredire il tumore: gli immunoterapici. Combattere il cancro come se fosse un’infezione, scatenandogli contro il sistema immunitario. È questo il concetto rivoluzionario alla base di un nuovo approccio terapeutico che sarà utilizzato anche qui a Ischia. Merito del reparto di oncologia del Presidio Poliambulatorio “San Giovan Giusepppe”, dove già nei prossimi giorni partirà l’impiego di un nuovo farmaco antitumorale, il Nivolumab. Un medicinale che, in virtù del suo meccanismo d’azione, sembra in grado di indurre risposte durature di difesa, prolungando l’aspettativa di vita dei pazienti affetti da tumore al polmone, principale causa di morte per cancro e responsabile, secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, di oltre 1,5 milioni di decessi ogni anno.
Il Nivolumab si è dimostrato efficace nei pazienti affetti da tumore del polmone in fase avanzata, facendo registrare margini temporali di sopravvivenza assai maggiori rispetto alla terapia chemioterapica. Un risultato davvero apprezzabile che segna un punto a favore del farmaco immuno-oncologico nella difficile lotta che la scienza ha intrapreso contro il cancro.

In realtà il medicinale, già in uso negli Stati Uniti, era stato inserito dall’Aifa (l’Agenzia italiana del Farmaco) nel programma di uso compassionevole. E’ solo dal 22 settembre scorso (data di pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale) che il farmaco è rientrato nella lista prevista dalla legge 648/96, farmaci  per i quali non è ancora stata completata la fase di sperimentazione clinica ma disponibili nei casi in cui la patologia non prevede altri trattamenti terapeutici efficaci. Un farmaco, bene ricordarlo, a totale carico del Servizio Sanitario Nazionale.
Il dott. Alessandro Iacono con la dott.ssa Cannovo (foto secondaria in basso a sinistra)A questo punto è stato il reparto di oncologia del Presidio Sanitario di Ischia Ponte, in particolare il prof. Roberto Mabilia e il dott. Maurizio Matarese, insieme al dott. Alessandro Iacono (nella foto con la dott.ssa Cannovo), direttore del servizio farmaceutico dell’isola d’Ischia, ad attivarsi per farne richiesta immediata alla casa produttrice. Una tempestività che ha sorpreso anche l’azienda e che colloca il presidio sanitario di Ischia Ponte tra i primi centri in Italia a ottenere disponibilità e utilizzo del farmaco. Anche prima di centri molto più grandi e importanti.
Va precisato che il Nivolumab sarà impiegato per combattere il tumore del polmone a grosse cellule (non quello dei fumatori, ma quello dovuto a inquinamento o esposizione ad agenti tossici) e solo dopo il trattamento con la chemioterapia E’ lo stesso dott. Iacono a spiegarci cos’è e come funziona il farmaco.
«E’ vero – ammette – siamo stati tra i primi a ordinarlo, bruciando tutte le tappe burocratiche. Attorno al Nivolumab c’è un forte entusiasmo da parte di tutta la comunità scientifica per via dei buoni risultati e perché cambia completamente l’approccio al trattamento dei tumori, in particolare contro il tumore del polmone. In pratica – continua Iacono – soppianta completamente la chemioterapia. Tenga presente che, con la chemio, si aveva una sopravvivenza a due anni del 13%, con i farmaci immunoterapici siamo nell’ordine del 70%. La superiorità rispetto ad altri farmaci è perciò manifesta, questo è un dato di fatto. Il principio è quello di andare a interrompere una catena poco virtuosa che crea il tumore con i linfociti del sistema immunitario, favorendo quindi le difese dell’organismo, che ripristina così la sua funzionalità al 100% . L’idea è quella di passare dall’aggressione al tumore alla riattivazione delle difese del nostro organismo. E’ un passaggio fondamentale».
Nivolumab arriverà oggi a Ischia e il suo utilizzo è previsto a brevissimo termine. «Uno dei nostri pazienti, anche giovane – spiega Iacono – è affetto da un tumore già trattato con la chemio, per cui cominceremo la somministrazione di Nivolumab già dalla prossima settimana, se non addirittura in questa. Il farmaco è ancora in sperimentazione, almeno in Europa, il paziente deve essere informato di questo e tutta l’equipe medica è tenuta a relazionare al Ministero della Salute ogni risultanza o eventuale complicazione nel suo utilizzo. Per ogni caso e per ogni somministrazione. L’attenzione è massima».

lab-vialsCome per tutti i farmaci, a maggior ragione se sperimentali, bisogna tener conto degli effetti collaterali, forse minori rispetto a quelli della chemioterapia, ma nuovissimi. Occorre imparare a conoscerli, perché quando si interviene su un sistema delicato, come quello immunitario, le conseguenze possono essere imprevedibili. Nella comunità scientifica c’è molto ottimismo.
Rispetto ai trattamenti più tradizionali, l’immunoterapia offre vantaggi non trascurabili: la possibilità di neutralizzare le cellule tumorali anche in punti non raggiungibili da un chirurgo o in caso di metastasi; prevenire la comparsa di recidive grazie al meccanismo di memoria immunologica (la capacità del nostro organismo di “ricordare” gli antigeni che hanno provocato una risposta immunitaria e reagire nel caso si ripresentino); personalizzare la cura ricorrendo alla molecola più adatta a spezzare il vincolo tra tumore e sistema immunitario.
Tutto rose a fiori? Affatto. Il farmaco, lo dicevamo prima, è autorizzato solo in seconda linea, dopo la chemio («E’ un ostacolo burocratico di natura scientifica superabile quanto prima, siamo fiduciosi» ), oltretutto su un organismo già debilitato; la legge ne consente l’utilizzo fino a dicembre (ma l’apertura completa al mercato sembra una strada segnata); infine è un farmaco costoso, perché sono alti i costi di produzione. Per un sevizio sanitario pubblico sempre più in crisi, non è difficile immaginare problemi significativi di ordine economico. «Sono farmaci che costano abbastanza – spiega il dott.Iacono – ma razionalizzando la spesa è possibile sostenerne il peso». Una sfida, quella di ridurre gli sprechi nella sanità pubblica, altrettanto ardua, ma certamente più fattibile, di quella che vede impegnata tutta la comunità scientifica nella lotta contro il cancro.

 

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