LE OPINIONI

IL COMMENTO La strana via della Diocesi di Ischia

DI ANTIMO PUCA

E’ Gesù Cristo che ha fondato la Chiesa. Egli ha mostrato in parole ed opere in che modo si debba compiere la volontà di Dio. Gli Apostoli, ai quali ha trasmesso l’autorità nella Chiesa, hanno compiuto con zelo il compito loro affidato, soffrendo per la Verità proclamata, perché essi hanno «obbedito a Dio piuttosto che agli uomini». Malauguratamente in questi giorni diviene sempre più evidente come si sia intrapresa una via strana nella Diocesi di Ischia. I sacerdoti sono divisi gli uni dagli altri, al punto che, seppure di uno stesso Paese, non sono più in grado di parlare ad una sola voce nello Spirito di Cristo e della Chiesa, per difendere la fede e la morale. Per non cadere in disgrazia presso i loro superiori, essi accettano le loro raccomandazioni, fondate nient’altro che sulle loro parole. Invece di diffondere la fede con zelo, di proclamare coraggiosamente l’insegnamento di Cristo, di mantenersi saldi nella difesa della Verità e della morale, i Sacerdoti si occupano spesso di questioni che nulla hanno a che vedere con i doveri dei successori degli Apostoli. In tutti gli ambiti della Chiesa si rileva un calo notevole del «sacro». E’ lo «spirito del mondo» che conduce le pecore al pascolo. Sono i peccatori che indicano alla Chiesa come debba porsi al loro servizio. A disagio, i pastori tacciono i problemi e pascolano essi stessi. Il mondo viene tentato dal diavolo e si oppone all’insegnamento di Cristo. Ma i pastori sono tenuti – che loro piaccia o meno – ad insegnare tutta la verità su Dio e gli uomini.

Gennaro Pascarella, vescovo d’Ischia

Durante gli ultimi tempi si è osservato un gran disordine quanto a purezza della Dottrina e sacralità della liturgia. E’ precisamente nella liturgia che si rifiuta a Gesù Cristo il rispetto visibile, che Gli è dovuto.  In molte occasioni, i sacerdoti migliori sono persone non grate. Dove sono gli apologisti che annunciano chiaramente ed in modo comprensibile alle genti i pericoli derivanti minacciosi dalla perdita della fede e da quella della salvezza? Ai nostri giorni, giorni in cui la voce della maggior parte dei Sacerdoti rassomiglia di più al silenzio degli agnelli di fronte ai lupi rabbiosi, i fedeli sono sovente come pecore prive di difesa. Gli uomini hanno riconosciuto Cristo come Colui che parlava ed agiva, come Colui che deteneva l’autorità e che trasmetteva quest’autorità ai suoi Apostoli. I Sacerdoti dovrebbero liberarsi da tutti i lacci del mondo e, dopo aver fatto penitenza, dovrebbero convertirsi a Cristo, affinché, fortificati dallo Spirito Santo, proclamino con coraggio che Cristo è il solo Salvatore. Nel giudizio finale ciascuno dovrà render conto a Dio di quel che avrà fatto e di quel che non avrà fatto. 

Mi sembra che questa voce, ben poco percepita da numerosi Sacerdoti, sia una conseguenza del fatto che, in diversi casi, al momento della scelta, i candidati al sacerdozio siano stati esaminati in modo insufficiente, soprattutto in quanto riguardi fermezza, assenza di dubbio, intrepida difesa della fede, fedeltà alle tradizioni secolari della Chiesa e pietà personale. E’ del tutto evidente come, al momento della nomina di numerosi sacerdoti, si tenga talvolta più conto dei criteri dettati da una certa ideologia, nonché degli imperativi dettati da gruppi molto lontani dalla Chiesa. Allo stesso modo la benevolenza dei mass-media pare essere un criterio importante. Quegli stessi media che ridicolizzano abitualmente i candidati «troppo santi» e li pongono in cattiva luce, per tessere al contempo le lodi di candidati meno dotati dello Spirito di Cristo, presentandoli come aperti e moderni. Verranno inoltre messi in disparte intenzionalmente i candidati che si distinguono tanto per il loro zelo apostolico che per il loro coraggio nel proclamare l’insegnamento di Cristo e per il loro amore di tutto quanto sia santo e sacro. 

Non è forse superfluo ricordare ai sacerdoti la dichiarazione di una loggia massonica italiana, datata 1820: «Il nostro è un lavoro, che richiederà centinaia d’anni. Lasciamo da parte i vecchi ed andiamo verso i giovani. I seminaristi diventeranno così preti con le nostre idee liberali, poi diventeranno vescovi con le nostre idee liberali. Noi non accarezziamo false speranze. Non faremo mai del papa un massone. Ma i vescovi liberali, che opereranno nella sua cerchia gli proporranno nel governo della Chiesa delle idee, che ci saranno favorevoli ed il papa le applicherà». E’ evidente come questo proposito dei massoni si sia già realizzato in misura sufficiente ed ancor più divenga manifesto, e ciò non solamente grazie ai nemici dichiarati della Chiesa, ma anche con l’aiuto di falsi testimoni, che occupano posti di alto rango nella gerarchia ecclesiastica. Non è senza motivo che il beato papa Paolo VI ha dichiarato: «Attraverso qualche fessura il fumo di Satana è entrato nella Chiesa». Penso che questa fessura si sia alquanto ingrandita. Il diavolo ricorre a tutte le proprie forze per rovesciare la Chiesa di Cristo. Perché ciò non accada, è necessario ritornare ad una proclamazione chiara e netta del Vangelo a tutti i livelli del servizio ecclesiale, poiché la Chiesa possiede tutto il potere e la Grazia che Cristo le ha dato, dicendo: «Mi è stato dato ogni potere in cielo e in terra. Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni, insegnando loro ad osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ecco, io sono con voi tutti i giorni fino alla fine del mondo» (Mt 28, 18-20), «la Verità vi renderà liberi» (Gv 8, 32) e «Sia invece il vostro parlare sì; sì; no; no; il di più viene dal maligno» (Mt 5, 37). 

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Non è la Chiesa a doversi adattare allo spirito del mondo, anzi è Lei  a dover cambiarlo grazie allo Spirito di Cristo. 

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E’ evidente come a Ischia si ceda sempre più alle pressioni dei media. Non è per niente raro che, per compiacerli ed in nome di una pace incomprensibile, vengano sacrificati i migliori tra i suoi figli ed i suoi servitori. I nemici della Chiesa invece non abbandoneranno mai i propri fedeli servi, nemmeno se le loro cattive azioni divenissero evidenti. Se noi restiamo fedeli a Cristo in atti ed in parole, Lui stesso troverà il modo di cambiare i cuori e le anime degli uomini ed in pari modo anche il mondo cambierà al tempo prestabilito.  Nei periodi di crisi della Chiesa, Dio ha spesso utilizzato per un suo autentico rinnovamento i sacrifici, le lacrime e le preghiere dei suoi figli e dei suoi servitori, che, agli occhi del mondo e della burocrazia ecclesiastica, erano considerati come insignificanti o perseguitati ed emarginati a causa della propria fedeltà a Cristo. Sono convinto che in questi tempi difficili che stiamo attraversando questa Legge di Cristo si realizzi e che la Chiesa giunga a rinnovarsi. Tuttavia ciò presuppone anche da parte nostra un reale rinnovamento ed una reale conversione.

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