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«Caffè Scorretto» «Se il Decreto Ischia continua a dividere»

Nonostante le tante ombre su questo decreto post sisma la considerazione che non siamo capaci di fare massa critica quando serve assume un rilievo importante ed è necessaria una riflessione pure sugli attori resuscitati dal silenzio che occupano un posto sul palco della densa “bi-po(po)larità” classica. Partendo da politici del continente passando per i sindaci, tutti litigano tra loro – si fa per dire –attraverso i giornali. Al coro si unisce qualche associazione ambientalista. Ci sono tutti a sostenere le proprie legittime posizioni. Di Maio, per esempio, tuona che «non c’è una trattativa su altri decreti. Per quanto riguarda il decreto-Ischia non c’è nessun condono. Noi vogliamo solamente aiutare la ricostruzione delle case crollate con il terremoto, accelerando le pratiche già esistenti di un condono del 2003 che hanno votato loro insieme a Forza Italia poiché in quel periodo erano al Governo». Con “loro” il vice premier aggiunto si riferisce alla Lega. Salvini dall’altro lato “risponde” che «il condono Ischia non è un bel segnale. Se salta la pace fiscale, saltano anche la sanatoria per Ischia e l’Rc Auto», intenzionato comunque a ragionare per trovare una via d’uscita. E però lo scontro tra chi è a favore come chi è contro l’ipotesi di una sanatoria quasi diffusa sta mandando in tilt lo show nazionale appena iniziato dal titolo “Ischia, che fare” che appare sempre più simile alla Torre di Babele. Le squadre del “sì al condono” come quelle contrarie stanano ogni motivo per giustificare la scelta su cosa è più giusto fare rispetto al problema prodotto dalla dimensione del profitto auto installatasi sul boom economico isolano e sul diritto a possedere una casa. Magari costruendola nel primo spazio disponibile visto che non è mai esistito un piano regolatore capace di considerare l’isola nella sua interezza e nessuno oggi si muove per farlo. Come si osserva, nella politica locale e a cascata negli amministratori attuali, non è cambiato granché. Né nella capacità di elaborare nuovi scenari o architetture istituzionali, né nella ricerca e acquisizione di elementi amministrativi ed economici. Né nella facoltà di accompagnare il dibattito ad alti, e altri, livelli intercettando occasioni che se tradotte nel linguaggio economico potrebbero generare un contraccolpo positivo sul futuro di Ischia. Deve essere chiara una cosa: l’isola è divisa in sei comuni, certo. La sua però è un’economia che va considerata in modo unitario. Il tema allora ne suggerisce un altro, ossia la competenza nel trattare certi argomenti. Fare l’amministratore non è semplice, per questo non dovrebbe essere più considerato sufficiente farsi votare in occasione delle tornate elettorali, approfittando dei voti di una “famiglia” numerosa. Specie per l’aspirante sindaco o consigliere dovrebbe palesarsi l’esigenza, invece, di seguire un corso di studi realizzato intorno al nocciolo de “governo ed economia del territorio”. Fare il sindaco oggi è più difficile di ieri. Spesso è chiamato a gestire l’illegalità che ha radici lontane. Se il primo cittadino di Barano, Dionigi Gaudioso, tempo fa affermò che a causa degli impegni “non ha tempo di leggere i giornali”, evidenziando che il suo è un ruolo dedito più alle questioni urgenti e meno alla lettura di possibili proposte o iniziative risolutive o a un confronto, è chiaro che un corso di studio ad hoc sul governo del territorio deve essere seguito prima che l’aspirante amministratore possa decidere di poggiare le sue natiche sullo scranno con il rischio di incidere poco. Oltre alla competenza, quindi, ci vuole preparazione. Il segnale di chiusura e del nostro scarso dinamismo come di una marcata staticità intellettuale, per non parlare di quella politica, è visibile. Tra i sindaci dei sei comuni anziché dare avvio a un confronto per uscire dal paradigma della faciloneria, approfittando della crisi generata dal terremoto e promuovere finalmente la discussione del piano regolatore intercomunale – il tema venne in evidenza nel workshop organizzato da “progetto Ischia” a Sant’Angelo un mese dopo il terremoto -, c’è chi si ferma a canzonare chi parla la lingua italiana il che equivale a dire che parlare correttamente l’italiano esprime assenza di concretezza. Oltre ogni considerazione burlesca medievale si avverte la necessità di determinare un percorso per l’isola e far fronte al panorama politico e finanziario del nuovo secolo. Per far ciò dobbiamo partire dall’analisi che con il territorio frammentato in sei porzioni, che ha il proprio effetto sulla mente della gente, abbiamo un’isola a sei velocità. E forse proprio da questo decreto divisa in due. Assume urgenza la domanda: ”Che tipo d’isola e sistema economico vogliamo essere e che cosa vogliamo lasciare alle generazioni che verranno?”. Si tratta di discussioni che vanno intese anche nell’ambito di un quadro internazionale. Su tutte però c’è l’esigenza di reintrodurre la questione sul Comune Unico, di la da venire, e dell’immediata introduzione della “unificazione dei servizi”. La “nuova” ACUII, l’associazione per il Comune Unico, con il Presidente Rosa Maria D’Orta, vuole promuovere la “coesione economica e territoriale dell’isola d’Ischia” tra i cui sostenitori c’è il giornalista Giuseppe Mazzella. Non occuparsi dei temi economici e separarli dal “contenitore” rappresentato dal territorio, com’è stato fatto finora, priva il tema di sostanza e rischia di essere usato da qualche regista occulto. Al contrario abbiamo bisogno di una regia chiara, pure attraverso una forma parziale rappresentata dall’unificazione dei servizi e ampliare la “cultura” dell’unicità per stimolare approfondimenti e dibattiti sulle opportunità prodotte da un nuovo impianto locale. Servono dati e ricerche, organizzare incontri. Allargare la partecipazione e promuoverla dal basso. Creare una fucina d’idee per poi realizzarle nella collaborazione tra amministrazioni pure attraverso l’Unione dei Comuni. Mi chiedo quando avremo la fortuna di avere a che fare con amministratori capaci di leggere e comprendere che è il momento di uscire dagli schiamazzi individuali e locali e chi non ci riesce farebbe meglio a levare il disturbo.
Pagina Fb caffè scorretto di Graziano Petrucci

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