LE OPINIONI

«Caffè Scorretto» «Tra bagni, mostre, feste e aperitivi chi pensa ai malati oncologici?»

Premessa 1. Il tema è sensibile oltre che drammatico. Almeno così dovrebbe percepirlo la popolazione isolana che per gran parte manca di una certa capacità empatica e d’immedesimazione, se adottate potrebbero consentirci di metterci nei panni “dell’altro”. Assente non poche volte è pure quell’attenzione che richiedono alcuni problemi quali Sanità, trasporti e servizi in genere, cose che insomma ci riguardano. Prima di affrontarlo, però, una piccola premessa. Il sindaco di Lacco Ameno, Giacomo Pascale, attraverso un commento a un mio post su facebook mi ha suggerito di non essere troppo lungo, magari scrivere di meno – specie quando si tratta di “Caffè Scorretto” – ed essere più chiaro. Perché, ha continuato Pascale, anche con un argomento interessante quando esprimo qualcosa, lui ha difficoltà a leggermi. Bene. O male.

Il sindaco di Lacco Ameno, Giacomo Pascale, attraverso un commento a un mio post su facebook mi ha suggerito di non essere troppo lungo, magari scrivere di meno – specie quando si tratta di “Caffè Scorretto” – ed essere più chiaro. Perché, ha continuato Pascale, anche con un argomento interessante quando esprimo qualcosa, lui ha difficoltà a leggermi

Mi auguro che sia una difficoltà che riguarda me e non altre letture, tuttavia devo supporre che un tale impedimento all’esercizio del leggere possa essere abbastanza diffuso. Pascale ha poi ammesso, come ha fatto in altre occasioni sia pubbliche sia private, che forse si tratta di un suo limite. Se c’è, però, se si vuole, sono sicuro può essere superato. Leggere per comprendere, come ho detto qualche mese fa, richiede un cocktail fatto di attenzione, capacità riflessiva e adattamento, talvolta impegno e sforzo. Ingredienti che vanno costruiti e composti oppure se già si possiedono vanno ripresi e applicati.

Ricevere una critica è positivo, anche se nasconde un gradimento “negativo” (che poi non lo è mai se spinge a far meglio), pure nella considerazione che comprendere è una fatica, in particolare se si tratta di temi pesanti. Il caldo certamente non aiuta e ci vuole lo stesso impegno per elaborare un concetto o scoprire il significato di ciò che attraverso la lettura senza preconcetti passa sotto i nostri occhi. Premessa 2. Il tema, come ho detto, è delicato. Riguarda ancora una volta i malati oncologici di fronte ai quali tanto la politica quanto l’opinione pubblica sembrano essere indifferenti. In senso più ampio si chiama in causa il modo in cui la sanità è gestita sull’isola d’Ischia. Si potrebbe controbattere che essendo di competenza regionale, la responsabilità della (non) risoluzione delle numerose difficoltà che interessano il terreno della gestione ospedaliera e assistenziale di Ischia sia della Regione Campania. Ciò, però, non dovrebbe esentare nessuno, in particolare le sei Amministrazioni, dal trattare l’argomento soprattutto quando il servizio diventa disumano, non più dignitoso di quel riconoscimento che l’articolo 32 della Costituzione recita con “La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti”.

Il tema riguarda ancora una volta i malati oncologici di fronte ai quali tanto la politica quanto l’opinione pubblica sembrano essere indifferenti. In senso più ampio si chiama in causa il modo in cui la sanità è gestita sull’isola d’Ischia. Si potrebbe controbattere che essendo di competenza regionale, la responsabilità della (non) risoluzione delle numerose difficoltà che interessano il terreno della gestione ospedaliera e assistenziale di Ischia sia della Regione Campania

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Ci sarebbe molto da dire sulle condizioni dell’ospedale Rizzoli (la mancanza di personale a fronte dell’ampliamento di struttura e posti letto, potrebbe essere un motivo) in cui manca l’aria condizionata nelle camere. Come il Cudas ha denunciato qualche giorno fa, per mettere una “pezza d’aria” sono apparsi ventilatori che però non sono in grado di contrastare la pioggia di caldo che ci investe e rende un po’ tutti sofferenti (e indifferenti alla pesantezza del tema). Figuriamoci come deve sentirsi chi per motivi di salute è costretto ad assumere lo status di “paziente” nella struttura ospedaliera di Lacco Ameno. Il problema, perché di questo si tratta, si amplia a dismisura davanti alla condizione che i malati oncologici sono costretti a vivere.

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Una precisazione. Nessuno afferma che mostre, feste e aperitivi non debbano avere seguito o che sia da irresponsabili andare al mare o pensare – essendo estate – a cose più frivole. Per niente. Quel che va rilevato dovrebbe cambiare la consapevolezza collettiva. Ossia che accanto al piacere vanno legati i doveri istituzionali di una politica che è chiamata a rappresentare il diritto alla salute e perché parte della Repubblica evitare di trincerarsi dietro al muro di gomma delle competenze o nascondersi nella carenza di potere locale per sollecitare l’ASL, e quindi la Regione, oppure contribuire attraverso un tavolo permanete tra Amministrazioni a sostenere, tutelare gli interessi e la “cura” dei malati in maniera pratica non solo a parole. Allo stesso modo alla popolazione, all’opinione pubblica quale forza operante, è richiesta la responsabilità di essere più cosciente nei confronti della “cosa pubblica” e sulle deficienze che la riguardano. Si chiede un sano spirito di popolo, pronto a indignarsi nel sapere che i malati oncologici sono arginati in un limbo non essendoci un centro sull’isola per la somministrazione delle terapie. Ai quali, perciò, abbiamo chiesto indirettamente di occuparsi di se con le proprie sole forze che spesso si riducono a causa della malattia.

Riuscite a immaginare il “viaggio della speranza” con il quale ogni giorno devono scontrarsi recandosi a Napoli con 40° per sottoporsi nel calore esplosivo alla chemioterapia, unico filo che potrebbe salvargli la vita?

Riuscite a immaginare il “viaggio della speranza” con il quale ogni giorno devono scontrarsi recandosi a Napoli con 40° per sottoporsi nel calore esplosivo alla chemioterapia, unico filo che potrebbe salvargli la vita? Immaginate che ogni malato di tumore sostiene il viaggio a sue spese, alcuni non hanno neppure i soldi per farlo e la bontà filantropica di qualcuno da sola non basta a ridargli dignità. Traghetto o aliscafo, taxi o navetta o quello che volete, si aggiungono allo stress settimanale o giornaliero delle cure cui dovrà far seguito un periodo di recupero, premessa indispensabile per sostenere una nuova seduta. Questo avviene sia d’estate sia d’inverno. Il caso di Silvio Carcaterra, già vice presidente dell’associazione A.P.O. (“già”, perché non ricopre più la carica e le poche forze che ha le sta dedicando alla sua battaglia personale) che si occupava del sostegno – talvolta economico, morale e psicologico – dei malati di tumore, è rappresentativo. Si tratta di persone fragili che però releghiamo in modo riduttivo nella categoria dei “malati” per mettere una distanza e porre quella difesa inconscia che ci permette di prendere la (nostra) responsabilità e gettarla con tutto il suo peso a qualcun altro. Immaginate, infine, che a oggi se chi tra queste persone volesse fare un abbonamento con una delle compagnie di navigazione per recarsi in terraferma e sottoporsi alle cure, sull’isola sembrerebbe mancare un ufficio in grado di accogliere la domanda. Pure il “malato”, insomma, deve recarsi nelle sedi napoletane e consegnare “a mano” la richiesta che, poi, non nasconde una grossa agevolazione. Che cosa stiamo facendo per migliorare la società isolana e renderla più civile? Il nulla cosmico, in confronto, è già pieno di mostre, feste e demagogia.
Pagina Fb Caffè Scorretto di Graziano Petrucci 

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