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Sant’Anna si avvicina: ecco la vera storia antica della festa

Volendo fare il countdown, ossia il conto alla rovescia, siamo a meno 16 giorni dalla prossima Festa di Sant’Anna o Festa a  Mare agli Scogli di Sant’Anna, a seconda del significato laico o religioso che si vuol dare al tradizionale evento popolare in quel di Ischia Ponte, tra il Castello e Cartaromana. Premesso e scontato che gli organizzatori con il nuovo direttore artistico Cenzino Di Meglio si stiano dando da fare al loro meglio per metter su una Festa che non tradisca le aspettative, ci sembra giusto ed istruttivo che tutti coloro che la seguono debbano essere informati delle vere origini antiche di questa festa che parte da uno storico  battesimo celebrato nella omonima chiesetta proprio il 26 di luglio del 1503 con tutti i contorni di quella storica nascita che raccontiamo qui di seguito, ed arriva ad oggi  dove la festa, viene continuata e rinverdita con i fasti del nostro tempo, e da ultimo con l’omaggio all’estro artistico del grande Totò a 50 anni dalla sua morte ed a 67 anni dalla sua canzone “Ischia Mia” o “Ischia Paraviso e’ Giuventù “ per la simpatia che il Principe Antonio De Curtis nutriva per la nostra isola. Questi dati storici messi insieme, rappresentano la ricostruzione di una sequenza di fatti, non di certo immaginari, ma realmente accaduti  i cui accenni storici, è stato possibile riscontrarli nella storia dei vescovi di Ischia scritta da Don Camillo D’Ambra, nel vecchio archivio della Curia, in antichi testi e documenti di collezione privata.

Naturalmente è pur sempre una ricostruzione storica riscritta, dove possibili omissioni e necessarie aggiunte fanno parte di un  storia più ampia e circostanziata che è presentata in un libro del sottoscritto in via di ultimazione per essere prossimamente dato alle stampe. Vale la pena seguirci. Quando morì Innico D’Avalos  (1504) capitano della guardia sul Castello e Governatore dell’isola, il figlio Alfonso, nativo del Castello,  aveva appena due anni. Sua madre donna Laura Sanseverino che frequentava con la famiglia solo nel periodo estivo la Torre, che i posteri chiameranno dopo Torre di Michelangelo per una possibile presenza in loco del Buonarroti e per l’amicizia inconfutabile  che intercorreva con Vittoria Colonna dimorante sul Castello, decise di trasferirsi  col figlioletto nelle solide stanze di quella sicura fortezza che il suo defunto marito aveva contribuito a far erigere, e dove nel luglio del 1503 nacque la secondogenita Costanza, denominata per i suoi natali in quella struttura, la “figlia della Torre” e soprattutto perchè fu il primo essere umano a venire alla luce nella  casa-fortezza dopo la sua edificazione. La gravidanza per Donna Laura fu molto travagliata. Quei mesi che precedettero il parto della bambina furono di grande e continua sofferenza. Assistita dal medico di Corte sul Castello e  da una sua amica del Borgo di Celsa, la levatrice Caterina Mellusi esperta a far nascere bambini nelle situazioni più difficili, Laura Sanseverino riuscì a partorire superando il pericolo paventato di perdere addirittura la propria vita e quella della figlia.

Era la mattina del 26 luglio del 1503, giorno in cui gli abitanti della zona ormai festeggiavano S. Anna a cui la chiesetta poco distante dalla Torre era stata dedicata e dove la stessa Donna Laura andava a pregare per ricevere dalla Santa  la grazia di partorire la sua creatura che portava in grembo e di salvare la vita sua e della nascitura. Le preghiere di Donna Laura furono esaudite e così  nacque la piccola Costanza  proprio nel giorno di S. Anna. E fu festa per tutti. Le fu dato lo stesso nome che portava sua zia Costanza sorella del padre Innico e donna di alto spessore culturale, stimatissima sul Castello e a Napoli presso la corte del Re. La lieta notizia della nascita  della piccola Costanza, si diffuse per tutta la marina del Borgo di Celsa, fra gli abitanti del Castello, presso i casolari di Campagnano, Piano Liguori, Cartaromana e nell’isola intera dove Donna Laura era conosciuta e molto ben voluta. Suonarono a distesa le campane della Chiesa  Cattedrale e delle altre chiese sul Castello e della stessa chiesetta di S.Anna  nel  Ninfario per salutare un bellissimo evento che Innaco D’Avalos, padre della piccola nata, magnificò con una gran festa popolare, come era nei desideri di sua moglie Laura molto religiosa e notoriamente vicina al popolo.

Laura Sanseverino era donna dalla forte personalità avvenente nel corpo statuario e bella nel volto. Portava capelli castano-scuri che le scendevano sulle spalle fluenti e vaporosi. Era difficile non notarla  con il pregio che era lei a porgersi alla gente. Da quel fausto giorno del 26 luglio 1503 dove divenne nuovamente madre, i ringraziamenti e  le preghiere delle partorienti ischitane divennero consuetudine e si trasformarono in un rituale di devozione religiosa  che si ripeteva ogni anno nel giorno dedicato alla Santa considerata la protettrice ufficiale delle donne in stato di dolce attesa e ansiose  di diventare mamme. Il rituale si è perpetuato nel tempo fino ai giorni d’oggi  mutando con gli anni il modo di celebrare il sentito evento.. Fino al secolo XVIIIesimo le donne di Ischia  si recavano in pellegrinaggio alla  Chiesetta per mare e per terra scendendo a piedi per la strada della Torre  e in barche addobbate con canne, foglie di bosco e palloncini colorati, partendo dalla marina del Borgo. Era quella l’usanza votiva  per rivolgersi alla Santa e  fare festa tutti insieme in suo onore. Oggi quell’antico rito ha assunto connotati completamente diversi.

Dal pellegrinaggio e la preghiera alla Santa, si è passati alla festa spettacolare con migliaia di persone  fra donne, uomini e bambini locali e forestieri assiepati sugli scogli, lungo il ponte, sulle imbarcazioni a mare e su un’apposita tribuna poi abolita, per assistere alla grande sfilata delle barche addobbate di tutt’altro fascino e dimensioni,  ai fuochi pirotecnici  e all’incendio del Castello e della Torre di Michelangelo, in uno spettacolo simulato dalle grandi emozioni. Tutto questo  preceduto da un  rito religioso opportunamente riproposto il giorno prima  con messa solenne all’aperto nello spiazzo davanti alla  Chiesetta celebrata dal Vescovo di Ischia e da altri sacerdoti  coadiutori. Il primo vescovo di Ischia del nostro tempo, giunto in pellegrinaggio alla chiesetta di S. Anna restaurata, per celebrare la Messa a devozione  e ringraziamento alla Santa è stato Mons. Antonio Pagano (1984-1997) seguito da una folta massa di fedeli, il secondo, continuando la tradizione,  è stato  Mons, Filippo Strofaldi Vescovo ad Ischia dal 1997.al 2012. L’ultimo Vescovo in ordine di tempo è l’attuale presule  Mons. Pietro Lagnese che in una chiesetta di nuovo messa a punto continua il tradizionale rito.

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di Antonio Lubrano (antoniolubrano1941@gmail.com)

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foto Giovan Giuseppe Lubrano

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