Gianluca Castagna | Lacco Ameno – I dati restano preoccupanti. Perché, anziché diminuire, mostrano una diffusione crescente. E una deriva legata alla sfera dell’intimità che – complici i social – può condurre a gesti estremi. Oggi, quando parliamo di “bullismo” nella sua versione più pericolosa, alludiamo soprattutto al cyberbullismo. Attraverso una modalità di comunicazione assolutamente fuori controllo, senza conoscenza né rispetto del limite, che invade la rete virtuale. Capace di arrivare dappertutto senza che niente o nessuno possa fermarlo.
Una volta invaso il digitale, quella ferita sanguinerà per sempre, le immagini continueranno a circolare (anche se rimosse) e tanti ragazzi e ragazze avranno sempre paura che, quello che gli è capitato in rete, potrebbe un giorno riaffiorare nelle loro vite.
In concomitanza con il SID (Safer Internet Day) e il progetto “Il Nodo Blu – le scuole unite contro il bullismo”, anche la comunità scolastica lacchese ha voluto scendere in campo, organizzando una serie di iniziative al fine di favorire una maggiore conoscenza delle tematiche per la prevenzione del fenomeno.
Gli allievi dell’Istituto hanno prodotto elaborati di vario genere (testi, disegni, cartelloni, interviste video), che hanno illustrato nel corso della mattinata. Gli alunni delle classi quinte della Primaria, insieme ai ragazzi delle classi prime della Secondaria di primo grado, hanno realizzato cartelloni sul tema del bullismo, mentre i ragazzi delle classi seconde e terze della Secondaria di primo grado hanno affrontato la tematica del cyberbullismo in tutti i suoi aspetti più preoccupanti.
Una dinamica odiosa, quella del bullismo, che apre una riflessione sui modelli educativi, sul rapporto tra insegnanti, studenti e genitori, sulla disgregazione dell’autorità. Cosa sta accadendo nelle scuole, non solo italiane?
«La scuola è completamente calata nella società e ne subisce tutti gli effetti.», continua la Dirigente scolastica. «I modelli educativi che si propongono oggi sono spesso improntati alla sopraffazione, al “vince il più forte”, alla competizione senza esclusioni di colpi: i figli devono primeggiare, devono essere quello che il genitore si è figurato nel suo immaginario e non ciò che potrebbero realmente essere se si valorizzassero i loro reali talenti. Viviamo nell’epoca della competizione sfrenata, i valori sono in crisi e anche la scuola è stata privata del ruolo che ha sempre avuto. Un tempo il maestro era rispettato, non veniva messo in discussione il suo giudizio. Oggi assistiamo sempre più spesso ad episodi di violenza verso i docenti anche molto gravi perpetrati da ragazzi che prendono di mira qualche docente compiendo atti di bullismo che finiscono regolarmente sulla rete. O a episodi di violenza di genitori verso docenti magari per un rimprovero o per una valutazione non condivisa.»
Per Marianna Federico, classe II B, «ciò che ci prefiggiamo, attraverso la celebrazione di questa Giornata nazionale del bullismo e del cyberbullismo, è favorire un’educazione alle emozioni, un percorso educativo che ci consenta di riconoscere i nostri sentimenti e di riuscire a comunicarli, di suscitare riflessioni sul nostro sentire e su quello altrui, di suggerire strategie di controllo delle emozioni più forti come la rabbia o di educazione al sentire empatico.»
«Per questi motivi», aggiunge Maria Di Leva classe II A, «abbiamo scelto come slogan rappresentativo di questa Giornata “Sbulloni@moci! Insieme possiamo smontare il bullo”, che abbiamo riportato, come slogan, all’ingresso dell’edificio scolastico. Siamo, infatti, convinti che, insieme, attraverso l’arma del dialogo in famiglia, come a scuola, possiamo sradicare il bullismo e fare germogliare rigoglioso il seme del rispetto nei nostri cuori.» «Riteniamo che di questi argomenti non se ne parli mai troppo» conferma la studentessa Sabrina Iacovella, «e abbiamo trovato molto utile il confronto, a scuola, con i nostri insegnanti disponibili all’incontro e all’ascolto, perché questo ci fa capire che non siamo soli, nel bene e nel male.»
Durante l’incontro sono stati proiettati video che hanno mostrato le mille facce del bullismo e raccontati fatti di cronaca o vicende biografiche di studenti italiani che hanno vissuto sulla loro pelle la solitudine e la disperazione di essere bullizzati. Un fenomeno che non conosce confini geografici, come hanno testimoniato gli studenti del “Mennella”, imparando termini in lingua inglese e tedesca legati al bullismo e al cyberbullismo.
Infine il flash mob collettivo all’esterno del plesso Fundera. Tutti insieme per un grido solo: “l’Istituto Vincenzo Mennella dice NO AL BULLISMO!”