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Scarichi alberghieri, assoluzione per Giovanni Castellaccio

ISCHIA. Si è concluso con l’assoluzione il processo per i presunti scarichi illegali del complesso turistico Hotel Residence Torre Sant’Angelo. Ieri mattina, presso la sede ischitana del Tribunale, il giudice Pietro Rocco ha letto il dispositivo della sentenza che ha mandato assolti Giovanni Castellaccio, legale rappresentante e amministratore della ditta individuale omonima, che gestisce il complesso turistico menzionato, anch’essa coimputata nel processo. Per entrambi l’accusa era sostanzialmente la stessa: l’aver “effettuato scarichi di acque reflue al suolo senza alcuna legittima autorizzazione, sulla scorta della determina n. 120 del 25 febbraio 2014 del Comune di Forio di rinnovo della pregressa autorizzazione scaduta, emessa in assenza dei presupposti legittimanti la stessa, nonché superando i valori di cui all’allegato 4 tabella 5 parte terza del Decreto Legislativo 152/2006”.Ieri mattina l’udienza è stata dedicata alla discussione finale con le parti che hanno formulato le proprie conclusioni. Il pubblico ministero ha chiesto l’assoluzione “perché il fatto non sussiste” o “non costituisce reato”. Secondo l’esponente dell’accusa, nel corso del dibattimento non si è chiarita la natura delle acque reflue, e le irregolarità nell’iter concessorio non sollevano profili certi di responsabilità per l’imputato e la ditta da lui rappresentata. È poi toccato all’avvocato Michele Calise prendere la parola: il penalista si è associato alla richiesta di assoluzione ai sensi dell’articolo 530 del codice di procedura penale, depositando contestualmente un’articolata memoria difensiva, poi sintetizzata nel corso della propria discussione. La questione del corretto smaltimento dei reflui riguarda tutte le attività turistiche isolane, come ha ricordato il difensore di fiducia del signor Castellaccio, il quale ha disposto la strategia difensiva lungo due direttrici, come leggete a parte. Conclusa la discussione, si è dovuto attendere il primo pomeriggio per la lettura del dispositivo, che ha infine disposto l’assoluzione con la formula “perché il fatto non costituisce reato”. Le motivazioni saranno depositate entro 90 giorni, e potranno gettare una luce decisiva sull’interpretazione del complicato dedalo di norme in materia, e soprattutto costituire un precedente in grado di fare maggiore chiarezza sul tema.

Francesco Ferrandino

 

 

 

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