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Scatta la prescrizione, non c’è giustizia per i quattro zampe

ISCHIA. Come previsto, e come temuto dai tanti sostenitori della causa animalista, si è conclusa con la prescrizione la triste vicenda del traffico di animali tra Ischia e la Germania, che prese l’avvio nel 2006. La IX Sezione Penale del Tribunale di Napoli, presieduta dal Dott. Caputo, ha emesso una sentenza di non doversi procedere perché tutti i reati contestati sono estinti per intervenuta prescrizione, su conforme richiesta degli avvocati Antonio De Girolamo e Giovanni Cappuccio, e col parere favorevole del Pubblico Ministero, dott. Lucio Giugliano. Erano sette gli imputati (tra cui due funzionari dell’ASL Napoli 2 Nord) coinvolti nel processo concernente la gestione del canile ”Ernst” di Forio d’Ischia, in localita’ Monte di Panza per i traffici di cani e gatti tra Ischia ed il Nord Europa: Pontone Ciro, Mundt Karin Luzie Hanna Zilli in Pontone, Cacciapuoti Nicola, Scheurlein Geibler Else e Jutta Heinemann, oltre a due veterinari della Asl di Ischia (imputati di collusione in falso ideologico). L’inchiesta ebbe inizio nel 2006 a seguito delle denunce contro gli ex responsabili del canile “Ernst” di Panza da parte delle organizzazioni zoofile isolane, tra cui la “P.A.S. Pronatura”, che successivamente si costituì anche parte civile. I magistrati, durante le lunghe fasi del processo, ripercorsero i contorni della spinosa vicenda, a cominciare dall’episodio del marzo 2006 che dette il via all’inchiesta e dalle perplessità degli ambientalisti sull’opportunità di deportare fuori dai confini nazionali – in violazione del Regolamento CEE 998/03 e dell’art. 544ter del codice penale italiano – gli animali randagi rinvenuti sull’isola, sulla scorta della contiguità di “finti adottanti”, detti “padrini di volo”. Già dal 2001, da quando cioè Annemarie Ernst, l’anziana disabile berlinese – che aveva creato l’omonima struttura, nella periferia di Forio – rientrò in Patria per motivi di salute, serpeggiavano i primi dubbi tra l’opinione pubblica sull’ambigua gestione del predetto canile. Proprio il 2 marzo 2006 il vicepresidente della “P.A.S. Pronatura”, Giovan Giuseppe Esposito, riuscì ad intercettare e far bloccare dalla Polizia di Stato sul porto d’Ischia un furgone (poi sequestrato) diretto ad Hornberg, pronto per l’imbarco e privo della scritta “trasporto animali vivi”, ove erano stipati, in piccolissime gabbie metalliche, decine di cani e gatti, senza acqua, cibo e nemmeno contenitori per feci e orine. I reati contestati, in concorso, dai sostituti procuratori Gargiulo e Sirleo che hanno condotto le indagini delegandole alla Polizia di Stato, con intercettazioni telefoniche e rogatorie internazionali, erano quelli di maltrattamento di animali, falsità ideologica e materiale, oltre all’associazione per delinquere, finalizzata all’illecito traffico di esseri senzienti. Il processo iniziò nel 2011, oltre cinque anni dopo l’avvio delle indagini. In particolare, agli imputati vennero contestati i reati di cui agli artt. 110, 544ter c.p. perché, in concorso tra loro, sottoponendo, senza necessità alcuna, numerosi animali a lunghi viaggi verso la Germania alla ulteriore collocazione, in tale paese, in canili fino alla successiva ed ignota destinazione, costringevano i medesimi animali (cani e gatti) a fatiche e comportamenti incompatibili con le loro caratteristiche etologiche, prima fra tutte l’abitudinarietà anche all’accudimento. L’episodio principale contestato dalla Procura della Repubblica riguarda le false richieste di adozione di randagi – avallate dai servizi veterinari dell’ASL di Ischia – attribuite a una pensionata tedesca, che invece vive a Vienna con cittadinanza austriaca. Nell’ambito del procedimento penale, come detto, si  costituì come parte civile anche l’associazione ”P.A.S. Pronatura”. I sospetti che portarono all’emersione della triste vicende furono in sostanza originati dalle insistenti e continue richieste di adozione di cani e gatti che poi scomparivano improvvisamente (non risultando morti). I cani richiesti in adozione di solito erano quelli malati, vecchi, deboli, malconci o affetti da leishmaniosi. Le richieste provenivano dall’estero ed in particolare dalla Germania. E’ quindi apparso agli inquirenti poco credibile che proprio questi esemplari fossero stati scelti dagli adottanti “in via prioritaria” e soprattutto in maniera insistente. La destinazione dei poveri animali era il solito ricovero. Le giustificazioni addotte dai responsabili dell’eremo (“i cani sono stati presi da turisti stranieri, di cui ignoriamo le generalità e trasferiti all’estero”, senza specificare se e quanti cani perivano durante il viaggio) acuivano i dubbi, visto che non è dato capire, sotto il profilo logico, perché le famiglie teutoniche, austriache e svizzere, preferissero alloggiare cani italiani – invero ammassati in autentici lagers – spesso veicolanti malattie infettive e ignoravano quelli ritrovati nelle vie adiacenti alle loro abitazioni. La verità è che il Governo di Berlino proibisce la sperimentazione scientifica sui cani tedeschi sottoposti peraltro a un rigido controllo. Solo tra il 2001 e il 2006 (fino al marzo 2006 “i viaggi dell’orrore” continuavano alla luce del sole, ma anche dopo tale data sono comunque proseguiti “con più circospezione”) periodo nel quale si calcola che sono stati spediti da Ischia con destinazione Nord Europa oltre mille cani. La vicenda ebbe anche un certo risalto mediatico nazionale, perché per la prima volta in Italia veniva celebrato un processo per il traffico illecito di animali. Per questi ultimi, purtroppo, non c’è comunque stata giustizia.

 

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