Scazzottata tra tassisti, notturno con rissa ai Maronti
di Stefano Arcamone
BARANO. Notturno con rissa. Con vista mare, quello dei Maronti. Protagonisti: due tassisti. Tanto per cambiare. Ne sentivate la mancanza? Eccovi accontentati con il peggio dell’offerta turistica isolana. I fatti. Mancano dieci minuti alle ventuno. La spiaggia di avvia alla chiusura. Gli ultimi bagnanti salgono boccheggiando dopo una afosa giornata di mare. È l’ennesima domenica infernale. Solo una delle tante per i Maronti. In giro non c’è un vigile nemmeno a pagarlo. L’unica pattuglia operativa ha staccato alle 12. La conseguenza è un inferno. Di auto e di persone. Va avanti così fino a sera. Ed è la premessa alla storia.
Rientra un taxi da una corsa verso Ischia. Gli spazi di sosta sono tutti occupati. Le auto bloccano la piazza e, a completare il quadro, l’autobus dell’Eav deve compiere la manovra per ripartire. Il tassista decide di sostare fuori dalla fila nell’attesa che l’area si liberi. Non potrebbe, dice il regolamento. Ma viene tollerato, in nome del buon senso che appare come l’unica soluzione politica all’ingovernabilità totale del comune di Barano. Sembra una tranquilla sera di fine estate quando, d’un tratto, la calma – apparente – dei Maronti viene sconvolta dalle grida scalmanate di due tassisti. Se le stanno suonando di santa ragione. C’è chi ci scherza su: sarà l’effetto delle Olimpiadi. Sarà. Nel caso, sarebbe uno degli effetti più deleteri. Interviene una persona, un dipendente di un albergo. Allontana i duellanti, ma la calma dura pochi secondi. Di lì a poco si svolgono altri due round, che portano il totale a tre. Volano cazzotti e parole grosse, offese al limite della censura su usi e costumi di madri, mogli, sorelle. Uno spettacolo indecente. Nato, per giunta, da una ragione futile: il tassista primo nella fila contestava al secondo di non averlo avvisato di essere posteggiato momentaneamente fuori dalla zona di sosta consentita. Pensate un po’ voi.
La rissa in qualche modo viene sedata. Sono trascorsi circa dieci minuti ed in piazza non si è visto nessuno. Né vigili, né carabinieri. I due si avviano all’ospedale. Non basta essersi coperti di ridicolo. C’è anche l’aspetto tipicamente ischitano della vicenda: cioè entrambi pensano di aver ragione, nonostante entrambi abbiano torto. Entrambi vengono refertati. E con la diagnosi medica si avviano dai carabinieri per le denunce di rito.
Finita qui? Nemmeno per sogno. Perché nemmeno immaginano, i due tassisti, del guaio in cui si sono ficcati. Della vicenda viene informato il sindaco di Barano. Che, come è facile immaginare, si infuria. Vuole sapere tutto, ogni aspetto della vicenda. Ed avvisa il suo comandante dei Vigili: pretende provvedimenti disciplinari. Al comando vigili attendono che i carabinieri trasmettano la denuncia per attuare le sanzioni. Il regolamento su questo aspetto in particolare è ferreo: si parte dalla sospensione di un mese della licenza. A casa senza lavorare, a riflettere sul proprio ruolo. Perché i tassisti, giova ricordalo, svolgono un servizio pubblico. Sembra una distinzione futile. Ed invece implica tutta una serie di aspetti e di vincoli, a cominciare da quelli comportamentali. Chi sbaglia, paga, in ossequio al principio di uguaglianza di fronte alla legge che, soprattutto nel sud Italia, appare un eufemismo buono solo da incidere nella aule di tribunale, piuttosto che nella coscienza collettiva. E che paghino, allora. Ed anche un conto salato. Punirne uno per educarne cento farà anche troppo Repubblica Popolare Cinese. Ma se è quello che serve, allora procedete senza esitare. Nemmeno per un istante.