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Scuole politiche ed eserciti di candidati

DI FRANCO BORGOGNA

Che i partiti siano stati spazzati via, come altre forme di intermediazione sociale, per cause che vanno dall’avvento della Rete alla corruzione degli apparati di partito, all’affermarsi del leaderismo, è ormai un dato di fatto. Ovvio,quindi,che nessuno dei candidati alle elezioni amministrative ( mi riferisco in particolare al Comune d’Ischia) che si affacciano per la prima volta nell’agone politico, provenga dalla scuola e dall’esperienza di partito. Sarebbe, invece, interessante sapere quanti di questi candidati, soprattutto giovani ( uomini e donne) hanno frequentato la Scuola di formazione politica Kosmopolis, organizzata, ormai dal 2012, dalla Diocesi d’Ischia, in collaborazione con la Pontificia Università S.Tommaso d’Aquino di Roma. Anche quest’anno, il 13 di questo mese, Kosmopolis ha chiuso il percorso formativo con un convegno intitolato “ Un orizzonte per la nostra isola”.

La formazione di quest’anno si è concentrata maggiormente sulla nostra realtà locale e per tre aspetti: la tutela dell’ambiente, della salute e della famiglia. Ebbi modo di scrivere, sul Golfo ,di questa scuola di formazione cattolica nella edizione 2013/ 2014. Allora il tema centrale era “ Il mare come bene politico”. Ne parlai molto bene. Avevo assistito, come libero uditore, attorniato da una platea di giovani attenti e partecipi tra i 17 e i 35 anni. “ Fra le sfide urgenti che la politica oggi deve fronteggiare, quella della ricucitura del rapporto fra cittadini e istituzioni è forse la più importante. La disaffezione, l’apatia si traducono in meccanismi di estraniazione del cittadino dalle sorti del bene comune e delle opportunità democratiche”. Questa è la premessa che fa Kosmopolis per giustificare la presenza di una Scuola politica cattolica ad Ischia. C’è poi il Manifesto in 8 punti ad esprimere le linee guida che la ispirano. Riporto qui solo il punto 4: “ Insieme, ripensando la politica come l’amore degli amori, la più alta forma di carità per la realizzazione di tutti quei progetti che animano la comunità civile”. Sarebbe interessante sapere, fra gli oltre 250 candidati al Comune d’Ischia, quanti e quali giovani ( uomini e donne) hanno seguito i corsi di questa Scuola. Sarebbe interessante  sapere se i “ compilatori” delle liste, gli strateghi della politica  hanno pensato di rivolgersi a quella platea di giovani, trascurando – per una volta – i calcoli degli intrecci familiari. Interessa a qualcuno la formazione politica dei giovani candidati? Certo, Kosmopolis è una Scuola cattolica e quindi ha una una sua visione dell’agire politico e sociale. Ma sappiamo quanto cattolico sia l’elettorato ischitano e quanto la dottrina sociale cristiana abbia contribuito alla politica dell’Italia.

Prima di andare al voto, fateci sapere se e chi può vantare un minimo di formazione politica. Però vorrei cogliere l’occasione per citare un grande maestro della Chiesa che ha lasciato un testamento morale sul modo di intendere la politica. Parliamo di Carlo Maria Martini, Arcivescovo di Milano e poi Cardinale, è stato uno dei pastori più amati e ascoltati della Chiesa. Passato da Milano a Gerusalemme, quando era già ammalato di parkinson, morì il 31 agosto 2012. Ho letto due suoi testi fondamentali:” Lasciateci sognare”  e “ Dare a ciascuno una voce”. Carlo Maria Martini è un riferimento anche per me, laico non credente. Nel secondo testo da me citato  c’è un lungo paragrafo intitolato “ Educare alla politica”. Parte da tre domande: a) è possibile per un cristiano fare politica? b) Quale educazione per la politica c) Quale il compito della Chiesa locale? Alla prima domanda, il cardinale Martini risponde citando Giuseppe Lazzati e l’enciclica Gaudium et Spes. Sì, è possibile far politica da cristiani in uno Stato che non si ritenga realtà suprema o contraltare di altri Stati, ignorando l’esigenza assoluta dell’universalità della convivenza umana. E poi cita Giorgio La Pira, utopista-realista, e cita Francesco Cossiga quando disse: “ La vita degli enti locali è il fondamento stesso di ogni democrazia; l’ampiezza degli spazi riservati, in una comunità statuale, e gli enti locali, è indice della vitalità e della sanità di un regime democratico”. Alla seconda domanda “ quale educazione per la politica” Martini risponde che la collettività deve individuare tre settori di intervento: a) fornire conoscenze di tipo culturale, storico, legislativo; b) suscitare esperienze di collaborazione, di dialogo e anche di confronto dialettico con cittadini di varie tendenze; c) dare la possibilità di conoscere e di utilizzare gli strumenti d’intervento democratico che già ci sono o che si possono promuovere. Alla terza domanda “ Quale il compito della Chiesa locale in questo processo educativo” la risposta è che, nell’attività politica, l’impegno dei fedeli deve essere l’onestà, la promozione della giustizia sociale e dei diritti dell’uomo in tutte le fasi della vita, la difesa e riconquista della libertà e la ricerca costante della pace nel mondo.” Ma qualunque sintesi non rende onore ai testi originali che sono da leggere nella loro integrità. Vorrei infine parlare brevemente di un’altra Scuola politica, quella inaugurata il 20 maggio dal PD nazionale di Renzi, che svilupperà un corso di formazione politica con 8 incontri, dal 20/5 al 28/10. A parte la considerazione che non mi entusiasmano, personalmente, né il programma e i temi proposti, né tanto meno i relatori, molti dei quali sono militanti di partito, come Fassino, Veltroni, Cuperlo, c’è da dire che mai intitolazione di una Scuola è risultata così in contrasto con la realtà dei fatti. Alla Scuola è stato dato il nome di Pier Paolo Pasolini, che è stato il primo intellettuale ad analizzare e giudicare negativamente il conformismo omologante che montava e che investiva anche gli strati più umili della società, stravolgendola anche somaticamente. Il leaderismo renziano,  accompagnato da una comunicazione asfissiante quanto arrogante, da una pseudo cultura post moderna, scevra da ogni sfumatura e approfondimento, aggravato dal culto della rottamazione e dal disprezzo dell’esperienza, è l’esatto contrario della cultura di Pasolini. Se questa è scuola….

 

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