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Schilardi accende i motori: « Il decreto? Siamo stati ascoltati, ora al lavoro»

ISCHIA. Prima dell’ufficialità non ha voluto pronunciarsi. Adesso che il decreto è pronto per essere pubblicato Carlo Schilardi, commissario Straordinario per la Ricostruzione, parla a ‘Il Golfo’ del decreto Ischia. Un decreto “emergenze” che nasce per la ricostruzione del Ponte Morandi e per affrontare le conseguenze del disastro ma che, strada facendo, si è “arricchito” di altre questioni a cominciare dalla sicurezza della rete nazionale (comunque attinente) oltre che, appunto, dal terremoto di Ischia» .

Finalmente ci siamo, pubblicato in Gazzetta Ufficiale il “decreto emergenze”, si ritiene soddisfatto? 

«Sì. Il testo del decreto è quello che ormai circolava da giorni. È stata confermata la bozza. Se sono soddisfatto lo dirò in sede applicativa. Per il momento posso solo dire che siamo stati ascoltati. Sono stato ascoltato io come Commissario straordinario per la Ricostruzione, ma anche gli amministratori locali, la Protezione civile e la cittadinanza attraverso i comitati. In linea di massima il decreto contiene tutto ciò che avevamo previsto e richiesto» .

E per quanto riguarda l’aspetto finanziario? Sono sufficienti per somme stanziate per la ricostruzione? 

«Le somme stanziate permettono di avviare il nostro lavoro. Possono essere o non essere sufficienti, ma questo si vedrà in una fase successiva. Certamente non posso dirlo ora. Ma con certezza posso affermare che l’aspetto finanziario non è un elemento che può ritardare la nostra attività. E poi ricordiamoci che esistono altri momenti e strumenti attraverso i quali il Governo può stanziare ulteriori fondi per Ischia».

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Ci dica qualcosa in più. Com’è questo decreto? 

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«È un decreto simile a quello redatto in seguito al terremoto che ha colpito l’Italia centrale. Da lì siamo partiti per redigere il nostro testo. Tiene conto, però, di alcune esigenze legate alla peculiarità del territorio di Casamicciola, Lacco Ameno e Forio e delle difficoltà applicative che sono state riscontrate nell’Italia centrale».

Adesso, quindi, si apre una nuova fase. Cosa succederà? 

«Stiamo lavorando su due fronti. Da un lato stiamo preparando un’ordinanza, ovvero un provvedimento generale per chi ha subito danni lievi dal terremoto. Faremo in modo che le amministrazioni comunali possano acquisire le pratiche di finanziamento per coloro i quali hanno subito dei piccoli danni dal sisma. Nel contempo avviamo la microzonazione grazie alla collaborazione con il Dipartimento della Protezione civile. Entrambi questi provvedimenti possiamo porli in essere grazie al fatto che mi sono stati assegnati degli uomini e mezzi. La squadra del Commissariato straordinario per la Ricostruzione c’è e la struttura del Commissariato esiste. E ciò non è poco considerando che sono stato nominato il 9 agosto e che talvolta l’avvio di una struttura può richiedere anche tempi lunghi».

Chi altro c’è nel suo gruppo di lavoro? 

«All’interno del mio gruppo di lavoro ho un valido supporto giuridico. Per ora è solo informale nel senso che non posso anticipare i nomi prima della nomina ufficiale che avverrà solo dopo la pubblicazione del decreto in Gazzetta Ufficiale. Ma posso dire che il supporto giuridico è di mia fiducia, grazie all’intesa con gli organi di autogoverno, e che è costituito da un avvocato dello Stato (sarà una donna), da un magistrato amministrativo (anche in questo caso donna) del Consiglio di Stato e da un magistrato della Corte dei Conti».

Nell’immediato cosa succederà? 

«Nel corso di questa settimana incontrerò i sindaci dei tre Comuni che sono stati colpiti dal sisma ed i funzionari della Soprintendenza. Ho già avuto un incontro presso la Soprintendenza regionale ed abbiamo parlato delle chiese che hanno subito danni durante il sisma ed ora incontrerò la struttura provinciale per definire le procedure da seguire e le attività da svolgersi. Andremo con molta cautela, ma spediti».

Perché con cautela? 

«Perché deve esserci un idem sentire da parte di tutti. Dobbiamo evitare diversificazioni ed eventuali contrasti».

L’articolo 25 del decreto, ovvero quello relativo al condono, è il più atteso e temuto. Cosa succederà? 

«Le pratiche di condono saranno studiate all’interno della Conferenza dei servizi, ma non dimentichiamo che sono due gli attori coinvolti principalmente: i Comuni e la Soprintendenza. Noi dobbiamo fare in modo che l’interpretazione sia il più possibile calzante con la realtà. Ovviamente, a loro sostegno si esprimeranno, seppur in modo consultivo, il mio pool giuridico formato da avvocati dello Stato e Magistrati, i cui pareri certo non possono essere ignorati. Sul piano della consulenza è il massimo che potremo avere per Ischia e per gli ischitani».

Si potrà fare in sei mesi ciò che non è stato fatto in anni? 

«Non conosco gli strumenti e le capacità operative degli uffici comunali. Non so se basteranno sei mesi, ma l’importante è che si faccia e si cominci. Daremo delle risposte progressive a tutti. E poi teniamo presente che non parliamo di numeri grandissimi in quanto ci troviamo davanti a tre Comuni, due dei quali sono stati maggiormente colpiti dal terremoto. Ricordiamoci che sono il Commissario per la Ricostruzione e che le richieste di finanziamento potranno essere formulate solo da chi ha subito dei danni nel corso del terremoto. Per questo dico che non ci troveremo davanti decine di migliaia di pratiche. Inoltre sono sicuro che i Comuni faranno l’indispensabile. Così come si sono battuti per far inserire questa norma all’interno del testo del decreto, allo stesso modo si batteranno con i loro funzionari affinché esaminino le pratiche in un tempo ragionevole. E se è necessario chiederanno anche di non dormire la notte».

Pensa che in sede di dibattito parlamentare il decreto possa essere emendato? 

«Spero che i lavori parlamentari siano fluidi anche se, ricordiamo, il decreto non riguarda solo Ischia ma anche Genova e centro Italia. Per ciò che riguarda la parte relativa alla nostra isola, tutti gli articoli sono stati ben ponderati in fase di redazione. Nel testo non ci sono voli pindarici e per questo credo che non ci saranno delle grandi modifiche in sede di conversione».

Cosa si auspica? 

«Speriamo che i prossimi mesi ci diano grandi soddisfazioni. Anzi non è un auspicio, ne sono sicuro. Lavoriamo tutti insieme e sono convinto che faremo tanto bene per questa isola che amo tanto».

Francesco Pagano

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