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Rendere Ischia meno isola

di Alvise Cagnazzo

Non si può dimenticare la natura geografica di un luogo. Eppure, si può pensare di ridisegnare un ponte, immaginario, capace di collegare la più vicina, per mentalità e capacità imprenditoriale, delle isole alla penisola. Ischia è molto più di una lingua di terra immersa nel mare. È la possibilità di gustare la bellezza da un balcone di Napoli, è la certezza che non tutto ciò che è isola è necessariamente isolato. La politica ha il compito di non galleggiare sul mare piatto dell’ordinarietà, rendendo Ischia un piacevole porto turistico in grado non solo di attrarre ma di esportare capitali e brand. In fondo, cosa sarebbe il Molo Beverello senza l’orizzonte dipinto di Ischia, Capri e Procida? Probabilmente avrebbe un ruolo marginale, sarebbe un’appendice cittadina a ridosso del Maschio Angioino e non una estensione meravigliosa di un perimetro sconfinato di bellezza e vitalità. Pur mantenendo una identità precisa di ogni singola porzione cittadina e isolana, occorrerebbe mirare ad una sempre maggiore “regionalizzazione” di un patrimonio che può offrire una miriade di opportunità, anche professionali ed occupazionali. Occorrerebbe una rivisitazione del sistema idrico, occorrerebbe potenziare e decentrare delle grandi professionalità, anche in campo medico, rendendo l’Isola un patrimonio non più stagionale.

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