CRONACA

IL PRECEDENTE Nel 1999 le studentesse, ieri il docente: la maledizione dei Frassitelli

Coincidenze, certo, eppure inquietanti. Un rituale tragico che si ripete ad oltre vent’anni di distanza. Le analogie sono il suicidio e la maledetta location dei Frassitelli, ma non solo. A togliersi la vita, con un salto nel vuoto, all’epoca studentesse, ieri un docente, con la scuola che sia pure in maniera assolutamente casuale lega a filo doppio queste due storie. E’ il lontano giugno 1999 quando si consuma una tragedia che nessuno è mai riuscito a dimenticare né potrà farlo. Giuseppina Trani e Lucia Mele, studentesse del quarto anno di Liceo Classico, scelgono la vetta più alta dell’isola d’Ischia per uccidersi, prese dallo sconforto subito dopo aver appreso di essere state bocciate a scuola. Per Pina è la prima volta, per Lucia si tratta purtroppo della seconda. Entrambe già erano a conoscenza dell’esito dei quadri che sarebbero stati affissi all’esterno della scuola all’epoca ubicata in via Michele Mazzella. Insomma, nessuna sorpresa, si trattava di una bocciatura annunciata.

La sera le due ragazze si diedero appuntamento come facevano spesso ma non per una passeggiata spensierata. Giuseppina e Lucia salgono su un motorino, poi si fermano in un bar e acquistano una bottiglia di crema di whisky. Ormai è sera, quel ciclomotore conduce le due studentesse a Serrara Fontana, in località Frassitelli. Bevono la bottiglia per essere alticce, hanno già chiaro cosa intendono fare. Scrivono brevi lettere su due fogli chiedendo scusa ai genitori, i bigliettini saranno ritrovati dagli investigatori accanto al mezo a due ruote. Con lucida follia, le due amiche si stringono, si abbracciano e si lanciano nel vuoto: settanta metri di volo per schiantarsi su delle rocce di Montecorvo, che territorialmente insiste nel Comune di Forio.

Il resto è sempre storia di 21 anni fa ma sembra un drammatico dejavu, sembra storia di ieri. Scattano le ricerche, arriva un elicottero che sorvola i cieli di Ischia. I cadaveri vengono rintracciati dall’alto, e per tirarli su ci vorranno diverse ore e sforzi immani, dal momento che la zona non è raggiungibile a piedi. Tutto questo mentre l’isola intera piange e si interroga. Esattamente come ieri, e con la stessa speranza di allora: che non si debbano più raccontare storie del genere.

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Luca

che articolo di merda!

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