ARCHIVIO 3ARCHIVIO 5

Ischia, dolore e commozione per l’ultimo saluto a Michaiela

ISCHIA. Occhi lucidi, sguardi affranti e ancora increduli. C’è chi fa grandi sospiri come se  mancasse l’aria, chi guarda nel vuoto, chi si stringe nelle spalle posando gli occhi sulla grande fotografia piazzata sulla bara bianca che ritrae una giovane ragazza sorridente e dai grandi occhioni azzurri. Fuori dalla parrocchia Santa Maria delle Grazie di San Pietro, diverse ghirlande di fiori su cui qualcuno ha voluto lasciare un messaggio o semplicemente un ricordo dei bei tempi trascorsi insieme a Michaiela. Sì, Michaiela, che a soli 21 anni ha perso la vita in una notte di fine inverno. Michaiela che ha incontrato il suo destino di ritorno da una serata trascorsa con gli amici: una delle tante, di quelle che pensi che saranno tranquille e assolutamente spensierate ma che, a differenza delle altre volte si è conclusa invece nel modo più tragico possibile mentre si trovava in compagnia di un’amica e insieme a un giovane di 28 anni, Carlo De Benedictis,  amico della vittima oggi imputato per omicidio stradale perché ritenuto responsabile del’ennesima giovane vita spezzata sul ciglio di una strada.

Sono stati in tanti, ieri pomeriggio, a voler rendere l’ultimo saluto alla giovane deceduta una settimana fa, dopo uno schianto in auto avvenuto in piena notte in località Castiglione. Due comunità, quella dell’Ucraina, paese di origine di Michaiela e della sua famiglia e quella  di Ischia accomunate da un unico triste e inconsolabile dolore: quello di aver perso troppo presto la loro congiunta, la loro amica, la loro vicina di casa. Anche per questo  il rito funebre è stato celebrato  con canti e preghiere tipici della tradizione religiosa ucraina e con una breve omelia in  lingua italiana.  Oltre ai familiari della vittima,  presenti soprattutto però tanti giovani: gli amici più stretti, i conoscenti e gli ex compagni di scuola dell’istituto Mattei di Casamicciola Terme, dove Michaiela si era diplomata in Ragioneria lo scorso anno.  Sono stati proprio gli amici della giovane a dedicarle una sentita lettera. «Cara Mica, nessuno di noi avrebbe mai immaginato che questo giorno sarebbe arrivato così all’improvviso e che ci saremmo ritrovati qui a raccontare la bella persona che sei, del  tuo coraggio, della tua determinazione, del tuo entusiasmo. Sai Mica, ci hai fatto ridere, stare bene. Tu eri, sei e sarai sempre una di quelle persone che fanno bene. Non siamo qui a dire questo solo per la circostanza, ma ognuno di noi lo sa e lo ha sempre pensato in cuor suo. Tutti ricordiamo quanto fosse bello il tuo sorriso ed umorismo e quanto fossero rassicuranti le tue parole e soprattutto i tuoi consigli. Fin da piccola sei sempre stata la grande donna che eri. Ti abbiamo conosciuta quando eri ancora una bambina, quando parlare in italiano ti sembrava ancora una cosa surreale, quando la sera prima di uscire con la tua sorellona, facevi un casino da pazzi. Ma poi ti accontentavi di trascorrere la serata tra le grandi. Gli anni sono passati e nonostante i litigi siamo rimaste unite. Tu eri parte di noi. Fa male  pensare di non poterti più abbracciare e che  tutto quello che resta di te è racchiuso nei nostri  ricordi, ma questi nessuno potrà mai cancellarli. Una canzone ci ricorda che c’è speranza ad aspettarti nell’oscurità. Sei bellissima così come sei e non devi cambiare per niente e nessuno. Sei una stella e tu lo sai. Ed è proprio così che noi ti ricorderemo per sempre».

Al termine della cerimonia, poi, il feretro di Micaiela è stato accompagnato fuori dalla parrocchia per il suo ultimo viaggio verso il cimitero di Ischia, ma non prima che in cielo venisse liberato un  drappo di palloncini blu. Blu come gli occhi di Micaiela, che purtroppo da quel tragico 12 Marzo non si sono più riaperti. «Amore mio, vita mia» – grida e piange disperata la sorella maggiore Maia, mentre qualcuno arriva a soccorrere la madre di Micaiela che nel frattempo ha accusato un mancamento – «Andiamo a casa! Avevi detto che stavi tornando a casa!» e poi ancora l’ultimo disperato interrogativo, mentre il carro funebre lascia lentamente via Roma: «Dio cosa ho fatto di male per meritarmi questo dolore?».

 

 

Ads

 

Ads

Articoli Correlati

0 0 voti
Article Rating
Sottoscrivi
Notificami
guest

0 Commenti
Inline Feedbacks
Visualizza tutti i commenti
Pulsante per tornare all'inizio
0
Mi piacerebbe avere i vostri pensieri, per favore commentatex