CRONACAPRIMO PIANO

Scuole chiuse per allerta tsunami, poi arriva la beffa della revoca

I sindaci dell’isola d’Ischia traditi dalla fretta nell’annunciare lo stop alle attività didattiche dopo i rischi paventati dalla Protezione Civile in un avviso. La notizia circola sui profili personali e dei Comuni e quando alle 7.15 l’allarme rientra ormai è troppo tardi per cambiare le carte in tavola

Tante volte li accusiamo di essere lenti, farraginosi, o addirittura di non fare nulla. Una volta che sono velocissimi nell’adottare un provvedimento di natura precauzionale, finiscono inesorabilmente sul banco degli imputati. Parliamo dei sindaci isolani, che all’alba di ieri mattina si sono sentiti quando ancora l’isola dormiva ed hanno deciso di chiudere i plessi scolastici di ogni ordine e grado presenti sula nostra isola. Ad aprire le danze, seguito di lì a poco a ruota dagli altri primi cittadini e dal commissario prefettizio di Casamicciola, era stato il sindaco d’Ischia Enzo Ferrandino che aveva lanciato questo messaggio sui suoi canali social: “Cari concittadini, in seguito all’allerta rossa diramata dalla protezione civile regionale per possibile emergenza tsunami in seguito al terremoto in Turchia, stiamo provvedendo a chiudere in via precauzionale le scuole sul territorio comunale. Si invita la popolazione che risiede lungo la costa del nostro territorio di spostarsi ai piani superiori. Limitiamo gli spostamenti specialmente lungo le strade prossime al mare o pratichiamo percorsi interni. Grazie per la responsabile collaborazione”.

Un messaggio, quello del primo cittadino, che ovviamente ha spaventato soprattutto quei genitori che si erano appena svegliati e non erano a conoscenza di quanto successo in Turchia. Un sisma per il quale, per l’appunto, si temeva la possibile formazione di uno tsunami in grado di creare possibili patemi d’animo. I sindaci isolani si erano rifatti ad un avviso della Protezione Civile che recitava tra l’altro: “Sulla base dei dati elaborati dal Centro Allerta Tsunami (CAT) dell’Ingv, Il Dipartimento della Protezione Civile ha diramato un’allerta per possibili onde di maremoto in arrivo sulle coste italiane in seguito alla scossa di terremoto di magnitudo 7.9 con epicentro tra Turchia e Siria delle ore 02.17. Si raccomanda di allontanarsi dalle zone costiere, di raggiungere l’area vicina più elevata e di seguire le indicazioni delle autorità locali”. Il problema è che però alle 7.15, pochi minuti dopo che gli amministratori locali avevano annunciato la chiusura dei plessi e che le mamme avevano (non senza qualche imprecazione, ce ne andiamo per idea) detto ai loro figli che potevano rimanersene tranquillamente sotto le coperte, è arrivata la clamorosa beffa.

Non mancano le perplessità e le polemiche dei genitori, che gradirebbero quantomeno un sistema efficace di DID da poter approntare anche in caso di urgenza. Paura sul traghetto diretto a Procida e Ischia all’alba, quando si è appreso del possibile maremoto

Sui canali social del Dipartimento di Protezione Civile, infatti, appariva una laconica e telegrafica nota: “Revoca allerta maremoto sulle coste italiane emessa in seguito al terremoto registrato in Turchia alle ore 2.17 – aggiornamento 6 febbraio ore 7.15”. A quel punto, però, la frittata ormai era fatta e ai sindaci non è rimasto altro da fare che lasciare le scuole chiuse. Contrariamente a quanto successo ad esempio nella vicina Procida, dove Dino Ambrosino si è preso tutto il tempo possibile prima di firmare l’ordinanza e la cui strategia è stata poi premiata dalla revoca dell’allerta che ha portato tutto in classe. Per il resto va segnalato un episodio di cronaca tutt’altro che irrilevante. Quando alcuni passeggeri che si trovavano a bordo del traghetto Napoli-Ischia della Caremar, partito da Napoli alle 6.00 del mattino e diretto a Ischia dopo scalo a Procida, “smanettando” sui cellulari hanno letto l’avviso dei sindaci isolani, sono andati letteralmente nel panico temendo che qualche fenomeno di maremoto si potesse verificare durante la navigazione. Non è mancato tra l’altro chi si è chiesto come fosse stato possibile far viaggiare mezzi di trasporto marittimo di fronte ad un allarme del genere. Così come, nel mondo scolastico, ancora una volta sono stati tanti i genitori che hanno posto l’accento sulla necessità di predisporre una adeguata DID (Didattica Integrata a Distanza) in caso di eventi e imprevisti improvvisi che inducano gli studenti ad astenersi dalle elezioni. Anche perché in tanti hanno parlato – e vagli a dare torto – di un’altra giornata sui banchi di scuola andata persa. Non la prima dalle nostre parti, dopo i fatti del 26 novembre. Ecco perché un certo malcontento è decisamente comprensibile.

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