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Scuole, contagi, restrizioni: così parlò Lucia Fortini

Lunga e inedita intervista de Il Golfo all’assessore regionale alla Pubblica Istruzione: dalla chiusura dei plessi sancita da De Luca, passando per il timore di una ulteriore impennata del Covid e per ulteriori misure ormai in arrivo. E un pensiero anche alla “sua” Ischia

Assessore, senza tergiversare andiamo subito al punto. La chiusura delle scuole varata dal governatore De Luca ha destato non poche perplessità e polemiche. Conte non l’ha presa bene, la Azzolina l’ha presa assolutamente male, e non mancano coloro che sostengono (e non solo i genitori) che una misura così drastica limita il diritto all’istruzione ma non garantisce maggiore sicurezza alla comunità campana. Posso chiederle cosa ha ispirato questa decisione e cosa ne pensa?

«Nasce da una serie di considerazioni che tra l’altro il presidente ha anche ampiamente motivato nella sua diretta facebook di venerdì. Lui si trovava a Salerno, io ero a casa in attesa del risultato del tampone, ma giovedì siamo davvero stati al telefono per l’intera giornata. Ci sono state consultazioni febbrili, io stesso ho sentito sindacati e mondo della scuola. Mi creda, sono in contatto con tanti dirigenti scolastici e insegnanti e a un certo punto i loro messaggi assumevano quasi le sembianze di un bollettino di guerra. De Luca tra l’altro ha consultato i dati che riguardavano le scuole ed alla fine ha assunto questo provvedimento peraltro anche drastico. Noi eravamo indecisi fino alla fine, ad esempio, per quanto riguarda le scuole dell’infanzia, poi il presidente è tornato indietro su questa decisione».

Come mai, a suo avviso?

«Semplicemente per due ordini di motivi. In primo luogo per il numero ridotto di casi riscontrati e poi perché facciamo riferimento alla categoria che ha l’impatto sociale maggiore. Parliamo di numeri più facilmente gestibili, non a caso avevamo pensato di tenerli fuori già in prima battuta, poi il presidente ha voluto comunque emettere un’ordinanza urbi et orbi per poi tornare indietro sull’infanzia. Ma non è tutto…».

Cioè?

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«Un altro ordine di scuole sul quale abbiamo riflettuto a lungo è stato quello delle Primarie, perché mentre per le Secondarie di secondo grado la didattica a distanza sta funzionando bene (per quanto io resti convinta che la scuola vada svolta in presenza, ho anche una figlia di 17 anni e quindi certe difficoltà le vivo sulla mia pelle) siamo coscienti che le relazioni per i più piccini rivestano un’importanza notevole. Il presidente alla fine ha inteso firmare un provvedimento forte e mirato alla possibile riduzione dei contati».

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Posso chiederle se questo parziale dietro front prevederà altre marce indietro o meno, secondo quella che è la sua percezione?

«Due settimane possono essere un arco di tempo tanto lungo quanto breve, dipende dalle prospettive e dai punti di vista. Quindici giorni non compromettono un anno scolastico, ma possono consentire di riflettere in maniera approfondita rispetto a quelle che sono le maggiori criticità, ma anche confrontare i dati per singolo Comune ed immaginare la ripresa delle attività scolastiche in quei territori in cui i numeri sono bassi e non allarmanti. E’ evidente che in questo momento non era pensabile un provvedimento che andasse di fioretto, perché i datii sono allarmanti. Tra l’altro, se mi permette, vorrei sottolineare un paio di concetti».

Prego.

«Come potrà facilmente immaginare, in questi giorni sono stata tempestata e subissata da telefonate, e dunque particolarmente impegnata. Mi ha contattato il mondo intero, e ognuno ci teneva a dire qual era la sua posizione, cosa potevamo fare meglio, cosa avevamo fatto peggio e via discorrendo. In me però è montata la rabbia…».

Perché?

«Perché noi siamo arrivati a questo punto non certo per responsabilità del presidente. Mi sembra a volte che le persone vivano in un mondo in cui le cose si muovono eppure loro non sono mai responsabili di niente. Ma se abbiamo 1.200 contagi al giorno, certo la colpa non può essere di un uomo solo o di dieci persone, ma almeno della metà di quei 1.200, quantomeno. Insomma, chi critica non si rende conto di essere responsabile in quota parte di questo atto: non è che uno chiude le scuole e lo fa a cuor leggero o pensando “chi se ne frega se i ragazzi da domani non entrano in classe”. Era evidente che parte dell’opinione pubblica si scatenasse, anche se in tanti mi hanno scritto messaggi di sostegno. Ci sono tanti genitori che sono terrorizzati, e che paradossalmente potrebbero criticare la nostra decisione, perché ai loro figli al pub non li fanno andare. E quindi non contestano la decisione di De Luca. Poi ovviamente non possono mancare all’appello quelli che contestano e criticano, osservando magari che le scuole dovevano essere le ultime a chiudere. Poi è chiaro che quando agisci in un modo ti metti contro determinate categorie, perché quando scegli ti assumi la responsabilità del fatto che ci saranno persone che non potranno lavorare, non potranno guadagnare, non potranno mangiare, non sapranno come arrivare a fine mese. E queste cose non si fanno a cuor leggero. Però…».

Però?

«Queste stesse persone, spesso, considerano un fastidio dover indossare la mascherina. E questa è una cosa che obiettivamente fa davvero rabbia».

Spostiamo la nostra attenzione al di là dei confini regionali. E’ favorevole all’ipotesi del coprifuoco alle 22? In molti sostengono che si tratti di una misura che danneggia seriamente l’economia (in particolare il settore della ristorazione) senza però portare benefici alla nostra sicurezza e salute.

«Guardi, anche rispetto a questo, mi rendo conto che pure quando il Governo decide per una sorta di “coprifuoco”, immagino lo faccia dopo aver messo sul piatto della bilancia una serie di valutazioni. Da una parte potrebbe essere rallentata, sia pure in minima parte, la diffusione del contagio, ma credo che poi si tratterebbe di un provvedimento che vorrebbe significare anche una comunicazione indirizzata verso l’esterno. Il cosiddetto coprifuoco vuole anche essere il modo per trasmettere il segnale che esiste un pericolo reale e concreto, perché la sensazione che io ho è che molte cose non sono ancora chiare. Mi spiego meglio: ieri (venerdì per chi legge, ndr), non ho ricevuto una delegazione di persone che era venuta a protestare sotto gli uffici della Regione perorando la causa dell’immediata riapertura delle scuole. Non li ho ricevuti perché a mio avviso è una follia creare un assembramento per strada in un momento come questo, e poi avevo appena fatto il tampone per cui trovavo assurdo correre rischi inutili. Poi però ho visto il video e ho notato che molti abbassavano la mascherina per parlare al telefono o per fumare. Così, quando assisto a scene del genere, mi rendo conto che in fondo determinate restrizioni possono lanciare un messaggio che sia d’impatto per le persone per far capire che questo è un momento critico».

Insomma, una strigliata.

«Guardi, io ho il sospetto che qualcuno non si renda conto che noi potremmo ritrovarci a vivere le scene che ci hanno sconvolto a marzo, con l’esercito che portava via bare. La mia sensazione è che il terrore provato in primavera, perché all’epoca tutti erano spaventati, sia soltanto un lontano ricordo. Probabilmente perché c’è un numero maggiore di asintomatici e forse ci si è abituati alla possibilità di contrarre il virus, ma da qui a qualche mese la situazione potrebbe nuovamente degenerare e diventare drammatica. Allora bisogna lavorare per non arrivare a quel punto di non ritorno».

Prima di salutarla, un passaggio sul riscontro elettorale che ha ricevuto anche a Ischia, che è una terra particolare per lei. Un riconoscimento che immagino l’abbia soddisfatta.

«Ho un rapporto particolare con Enzo Ferrandino e con parte dell’amministrazione comunale di Ischia, a loro esprimo la mia gratitudine e sono contenta che abbiano apprezzato il mio operato. Questo rapporto di certo rafforzerà l’isola nei confronti della Regione. Io sono residente a Ischia, ma ho un rapporto che mi lega a questa terra da quando sono nata: l’ho detto e lo ripeto, è un luogo del cuore, un posto magico, quello al quale sono più affezionata anche se per motivi di lavoro non riesco a trascorrervi molto tempo».

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