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Scuole sì, scuole no: la politica sciolga la matassa

Diciamoci la verità, magari non ce n’era nemmeno bisogno, perché il clima da caos organizzato sembra ormai essere diventato all’ordine del giorno. E lo è ancor di più, in una Casamicciola che (comprensibilmente) fatica a superare lo choc di un devastante terremoto che ha sconvolto una quotidianità che magari non sarà stata degna di Beverly Hills ma in ogni caso rappresentava un qualcosa di consolidato. Ieri mattina, il nostro Francesco Ferrandino ha seguito l’ennesima assemblea che si è svolta presso il Capricho ed alla quale hanno partecipato sfollati, esponenti del comitato, cittadini. Uno dei temi caratterizzanti, la cronaca completa la trovate in altra parte del nostro giornale, è stata quella legata alla situazione delle scuole. Su cui, al netto delle accuse che vengono indirizzate a destra ed a manca – e che, per carità, possono essere anche legittime – il quadro che emerge è quello di avere poche idee e confuse. Anche su un problema di così scottante attualità, per farla breve, manca l’unità di intenti. C’è chi spiega che i cosiddetti moduli, altrimenti detti prefabbricati (per cortesia, qualcuno organizzi un simposio o qualcosa del genere per far capire che non si tratta di catapecchie o tende ma di strutture di ultimissima generazione, equiparate in tutto e per tutto a dei veri e propri edifici e sotto certi aspetti anche più pratici e confortevoli…) sarebbero la panacea di tutti i mali perché in questo momento l’economia – già pesantemente minata come ha testimoniato il calo delle presenze turistiche del 60 per cento nel mese di settembre – non può permettersi il lusso di centinaia di studenti che magari acquistano anche solo un panino e una bottiglietta d’acqua al di fuori dei confini casamicciolesi. Per non parlare dei genitori che, ad esempio, trovandosi fuori Comune prendono il caffè altrove e quando gli capita fanno pure la spesa.

C’è però un’altra corrente di pensiero, o meglio due. La prima non vuole saperne di queste strutture perché teme che i lavori ai plessi danneggiati dal sisma andrebbero eccessivamente per le lunghe, insomma la sistemazione provvisoria diventerebbe definitiva. Ed è, nello specifico, quanto ventilato a mente calda, quando cioè bisognava affrontare la situazione nell’imminenza dei fatti e con l’apertura dell’anno didattico alle porte. C’è poi anche preferirebbe conservare lo status quo, ed è il caso di sfollati che oltre ad aver piazzato i loro figli, ad esempio, a scuola a Ischia, nel Comune capofila dell’isola verde hanno anche preso in fitto casa (come se prima o poi i doppi turni “eterni” non finirebbero con il creare tensioni sociali).

Un bel casino, insomma, una matassa che la politica è tenuta a sbrogliare dando una linea di indirizzo chiara e precisa. Così come dev’essere quando non c’è una strada maestra da seguire. La visita dei tecnici e funzionari del Miur a Casamicciola avvenuta martedì scorso lascerebbe intendere che si vuole andare nella direzione di sistemare questi prefabbricati, a prescindere da dove accadrà. Ed è, se posso esprimere anch’io la mia personale opinione, la strada da seguire, senza se e senza ma. Rendiamoci conto di cosa diventerebbe Casamicciola Terme senza scuole, andiamo oltre le situazioni personali e prendiamo atto che si trasformerebbe definitivamente ed irrimediabilmente in un paese fantasma. A cosa servirebbe, a quel punto, avviare un processo di rinascita quando il malato è già passato a miglior vita? Ripetiamo, c’è un clima davvero indecifrabile ed è soprattutto in un contesto del genere che bisogna dare risposte adeguate. Il tempo delle riflessioni, in buona sostanza, è finito.

gaetanoferrandino@gmail.com

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