LE OPINIONI

IL COMMENTO Eternamente infelici?

DI RAFFAELE MIRELLI

Mutilata, denigrata, l’isola soccombe al suo inverno esistenziale, ogni anno. Sono troppe le cause che inducono gli isolani a condurre un’esistenza monca, privata dei diritti basilari. Sanità, giustizia sono solo alcuni dei tanti punti carenti, frutto di incurie delle amministrazioni, non solo locali, ma regionali, nazionali. Carenze volute dai cittadini stessi, dalla nostra indifferenza. L’Italia intera si presenta alla presunta ripartenza da fine pandemia (cosa ancora improbabile, ma che tutti ci auguriamo!) con rincari sui servizi essenziali, rendendo la vita ancora più insicura, in debito. Eppure, credere che questa situazione attuale sia scaturita da una presente è ridicolo: ogni tassello della nostra storia locale si è costruito sulle politiche non presenti, quelle che i nostalgici definiscono “politiche dei tempi migliori”, quelle che hanno fatto maturare l’epoca di “mani pulite” e che hanno reso possibile la politica della “non politica”, quella che ha governato e ancora governa la nostra vita attuale. Ecco allora spuntare la bassezza intellettuale dei rappresentanti del populismo, degli urlatori di ideali incitanti alle lotte tra i poveri. Ecco la politica degli slogan, dei social, dell’era della massa al comando, una massa che si autogoverna perché vuole esclusivamente il consumo, senza consumarsi, soccombendo alle innumerevoli malattie che ci presentano il conto, nel mezzo del cammin di nostra vita.

Siamo la generazione del timore, dei tumori, delle rivolte che durano una sola giornata, qualche ora. Siamo assetati di “like”, “follower”, influenti idioti che generano nuovi idioti. L’idiocrazia è l’unica valuta possibile, che crea contenuti, essere contenuti nel codardo. Usciamo da questo inverno con una piccola primavera nel cuore, con le solite lamentele, e con le certezze più forti: il fallimento.

Anche quest’anno abbiamo perso la reale occasione di viverci l’isola da ischitani, abbiamo chiuso i nostri locali, sebbene avessimo proclamato l’intenzione – ormai lo facciamo da anni – di accogliere anche d’inverno; abbiamo deciso di chiudere i nostri pensieri, non sfruttando l’inverno della riflessione, per attendere la resurrezione, questa Pasqua che da anni diviene l’unico momento utile per rimettersi in gioco. Costruiamo parcheggi di anime invece di aiuole, dove abbandoniamo noi stessi, i nostri figli acquistando un “grattino”, un “gratta e vinci”; acquistiamo auto per correre da un lato all’altro dell’isola senza nessuna meta, eppure siamo sempre immobili; barattiamo l’entusiasmo per l’abitudine della certezza, una falsa tranquillità dello spirito; ci accontentiamo e cosi rendiamo i nostri figli apatici, incapaci di sognare il futuro di un territorio condiviso e non diviso. Educhiamo alla separazione, al protagonismo, alla politica delle imminenti elezioni locali, senza sapere chi eleggere, perché in realtà vogliamo eleggere noi stessi. Proclamiamo la politica dell’indifferenza alla legalità. Non vogliamo depurare i nostri mari, unica e reale priorità su cui si basa la nostra economia e – ancora – aridosso del figlio verde del cielo, costruiamo parcheggi, opere infinite di individualismo. Ecco il parcheggio sta diventando la metafora più adatta alla nostra esistenza isolana, perdiamo tempo a gestire il caos delle auto, a convincerci che un giorno qualcosa cambierà. Almeno per un giorno!

L’inverno a Ischia definisce l’assenza della felicità. Diventiamo cupi, ipocondriaci, tifosi di una squadra fuori categoria. Ci siamo mai chiesti se conduciamo esistenze felici? L’unica felicità – come diceva un colosso della nostra storia filosofica – è davvero godersi la vita? Da soli? A scapito dell’altro? Per soli quattro mesi all’anno? Abbiamo deciso che cosa fare del nostro territorio? Quando inizieremo realmente ad amarlo, costruendo l’isola verde che ancora manca all’appello?

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Chi è davvero responsabile di questo presente? Credo che la felicità sia un diritto di tutti noi.Come credo che sia un diritto iniziare a cambiare mentalità, a impegnarci realmente per il nostro territorio, smettendola di sfruttarlo a nostro piacimento per pochi mesi all’anno. Credo che noi ischitani, uniti sotto un unico segno territoriale, abbiamo davvero bisogno di partecipare di questa bellezza in modo politico. Bisogna avere dunque coraggio, smetterla finalmente di essere codardi, passivi e infelici. Siamo infelici e prossimi a parcheggiare le nostre vite in scatole di cemento sempre più buie. Usciamo fuori invece, anche all’intemperie, camminiamo insieme più temerari, consapevoli della nostra caducità. Educhiamoci a essere felici! È un nostro sacro diritto!

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* FILOSOFO

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Beta

In effetti la chiusura ed il letargo invernale, ad Ischia appare proprio una forzatura.
Con il patrimonio termale a disposizione sull’isola, è contronatura sprecare tanto ben di Dio a fronte di una domanda post-covid di vacanze rigeneranti, e non solo da parte di turisti “stranieri”!

Beta

Il bonus 110% sarebbe dovuto servire proprio all’adeguamento “invernale” delle strutture termali già esistenti, ma non attrezzate a funzionare tutto l’anno. Sarebbe interessante conoscere il dato isolano riguardante questo tipo di richieste…

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