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Si scende in piazza contro i disservizi di Poste Italiane!

di Domenico Savio*

Non se ne può più, ritardi intollerabili nella distribuzione della corrispondenza, riduzione di personale e progressivo aumento dei costi dei servizi di poste italiane. Le vibrate proteste dei cittadini giungono da ogni angolo della nostra isola e purtroppo non bastano per mettere fine ai tanti disagi derivanti, in particolare, dalla ritardata consegna della corrispondenza, tra cui bollette da pagare, col rischio di vedersi staccare le utenze domestiche.

I nostri sindaci, assessori e maggioranze consiliari, appartenenti tutti ai partiti di centrosinistra, centro e centrodestra che in parlamento hanno voluto e votato la privatizzazione di poste italiane, anche se non ancora al 100%, conoscono bene la tragica situazione dei costi elevati dei servizi postali e il disastro della non tempestiva consegna all’utenza della posta, ma si limitano a segnalazioni formali e apparenti che non preoccupano più di tanto il loro governo, i loro partiti e i loro eletti alla regione e al parlamento, partiti ed eletti che hanno scelto e sostengono la scellerata e antipopolare politica della privatizzazione. Tanto è che le loro segnalazioni bonarie e di regime restano lettera morta.

La conseguenza della scellerata privatizzazione di poste italiane – voluta e perseguita diabolicamente dai governi, dai partiti e dagli eletti deputati e senatori di centrosinistra, centro e centrodestra, in modo particolare realizzata dagli ultimi governi non eletti dal popolo e pertanto illegittimi di Mario Monti, Gianni Letta, Matteo Renzi e a continuare con Paolo Gentiloni – si è riversata negativamente sui diritti degli italiani sin dall’inizio, però i nostri governanti a tutti i livelli istituzionali hanno proseguito nella loro scelta – come hanno fatto e stanno facendo anche nei settori dell’energia, delle telecomunicazioni, dell’apparato industriale, bancario, finanziario e commerciale del paese, della sanità, dei trasporti, dei servizi locali, eccetera – perseguendo la politica infame borghese, clericale e capitalistica che favorisce gli interessi delle potenti lobby economiche, cioè i grandi monopoli nazionali e le multinazionali, contro quelli della sfruttata e affamata classe lavoratrice operaia e intellettiva e delle masse popolari.

Gli amministratori locali, consiglieri regionali, deputati e senatori appartenenti ai partiti della privatizzazione di poste italiane non sono credibili quando prendono posizione contro tali disservizi o dicono di impegnarsi per superarli – così come non lo sono sui disservizi della sanità, della scuola, dei trasporti, eccetera che persistono nella nostra isola -, primo perché coi loro partiti sono direttamente responsabili della infame privatizzazione, che ha causato i disagi popolari di cui stiamo parlando e che non ha neppure imposto per legge a poste italiane il numero minimo dei dipendenti da tenere impiegati nei vari settori e il livello adeguato dei servizi da svolgere, e secondo perché, di conseguenza, il loro interessamento di persone impegnate nella vita politica e istituzionale persegue pure obiettivi politici ed elettorali per scelte  di governo della cosa pubblica che riteniamo sbagliate e che denunciamo. Così come nessuna pubblicizzata “class action” potrà mai dare risposta risolutiva al problema né rispondere ai diritti calpestati dei cittadini.

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Se le tante manifestazioni di protesta  che si sono svolte sui trasporti, la sanità e la scuola tutte indette e svolte all’interno della cultura, della politica e del potere dominante locale, regionale e nazionale non hanno conseguito risultati apprezzabili e risolutivi dei problemi è perché non si è ancora preso coscienza che la questione è politica, nel senso che i disservizi sono il risultato della politica antipopolare dei partiti oggi al potere o di quelli che ambiscono a conquistarlo e sono presenti in parlamento. Dunque, mentre lottiamo per migliorare la situazione presente dei disservizi sociali dobbiamo impegnarci pure nella lotta di più lunga durata per conquistarci un nuovo governo, non più espressione della classe borghese degli industriali metalmeccanici e del turismo e delle lobby bancarie e finanziarie, ma che sia rappresentativo e garante degli interessi della classe dei lavoratori sfruttati, dei disoccupati e dei pensionati.

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Nel contempo bisogna sostenere, con la militanza attiva e il lavoro politico, il partito che prepara la svolta rivoluzionaria necessaria, che è di estrema attualità e maturità. E’ un compito che spetta, in modo particolare e per dovere di appartenenza di classe, alla gioventù operaia, studentesca e coerentemente comunista e progressiva. A questa prospettiva di radicale cambiamento della società locale e nazionale lavora il nostro PCI m-l, perché è l’unica strada che conduce a un vero ed epocale cambiamento della convivenza umana e sociale nel nostro paese. Nelle lotte nei posti di lavoro privati e pubblici e nelle manifestazioni di piazza il potere dominante a tutti i livelli, responsabile dei nostri mali sociali, tra cui i disservizi postali di cui stiamo scrivendo, non deve trovare ospitalità per farsi propaganda politica ed elettorale per continuare a raccogliere voti e governare, ma deve essere politicamente processato, condannato e sconfitto per mettere fine al suo malgoverno.

E’ necessario spiegare bene alla classe lavoratrice operaia e intellettiva e alle masse popolari le cause strutturali del disagio sociale, che in questo caso risiedono nella vergognosa privatizzazione del servizio statale di poste italiane, e le responsabilità dei partiti e dei governi borghesi di centrodestra e centrosinistra, che tale sciagurata scelta politica hanno voluto e legiferato. Tutto questo per tentare di ottenere una risposta risolutiva immediata al disagio sociale denunciato e per lavorare concretamente alla conquista del nuovo potere politico della classe lavoratrice oggi sfruttata e maltrattata, dove le vergogne sociali dell’attuale sistema costituiranno un ricordo amaro del passato.

Con queste idee e questa prospettiva organizziamo e partecipiamo al Presidio di protesta organizzato dal PCI m-l per venerdì 13 gennaio 2017 a partire dalle ore 10,00 sul marciapiede davanti all’ufficio postale in via Alfredo De Luca a Ischia Porto, dove nel corso del Presidio una delegazione di cittadini chiederà di essere ricevuta dal funzionario di poste italiane, responsabile della distribuzione della corrispondenza sull’Isola, per informarlo, qualora non lo sapesse ancora, dei disagi patiti dalle popolazioni isolane e chiedergli una puntuale consegna della posta.

Isolani, partecipate tutti al Presidio, non c’è alternativa per tentare di ottenere il rispetto del nostro diritto costituzionale a riceve la posta in tempo utile per scongiurare, così, il pericolo del distacco delle utenze domestiche, perché poste italiane non ci ha recapitato in tempo le bollette da pagare. Un risultato positivo dell’iniziativa dipende solo dalla massiccia partecipazione degli isolani, che sono capaci di sfidare il freddo e la pigrizia.
* Segretario generale e Consigliere comunale di Forio del P.C.I.M.L.

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