L’assoluzione di Giosi Ferrandino e Silvano Arcamone nel processo Cpl Concordia è ormai cronaca. Nelle accuse del pubblico ministero, l’ex primo cittadino di Ischia era dipinto come il “referente” della società cooperativa, colui che avrebbe dovuto fare pressioni sui “colleghi” per indurli ad aderire al progetto di metanizzazione dell’isola. Caduta ogni accusa grazie alla pronuncia del collegio della prima sezione penale del Tribunale di Napoli, abbiamo ascoltato i sindaci attualmente a capo delle sei amministrazioni isolane, per un breve commento all’esito della lunga vicenda processuale, che sin dagli inizi pose Ischia sotto i riflettori della ribalta nazionale, con i media mainstream che non furono affatto teneri. Si parlò addirittura di un “sistema-Ischia”, come di una metodologia consolidata di corruzione, quasi che l’intera rete amministrativa isolana fosse asservita ai voleri della cooperativa, in nome di non meglio precisati interessi personali. Passate ormai diverse ore dal verdetto, i pareri raccolti sono sostanzialmente allineati, non soltanto per la comune soddisfazione nel salutare positivamente la fine dell’incubo giudiziario per i nostri due concittadini, ma anche per il parziale risarcimento “d’immagine” che potrebbe (si spera) derivare all’intera isola. Come leggerete in dettaglio, alcuni si spingono fino a costatare le anomalie dei meccanismi giudiziari, dove da accuse molto gravi come quelle mosse dal pubblico ministero nei confronti di Giosi si è arrivati poi alla completa assoluzione: circostanza stridente che secondo molti dovrebbe indurre a una profonda riflessione verso una “messa a punto” del sistema-giustizia, affinché episodi del genere non abbiano a ripetersi o quantomeno vengano sensibilmente ridotti. Molti, inoltre, notano il contrasto tra il clamore e l’enfasi che tre anni fa vennero date al deflagrare dell’inchiesta e agli arresti, e l’understatement col quale in queste ore sta circolando la notizia dell’assoluzione.
ENZO FERRANDINO: «GRANDE SODDISFAZIONE, SITUAZIONI DEL GENERE NON DEVONO RIPETERSI». «Sono molto contento per l’amico Giosi e tutta la sua famiglia, che sicuramente avrà trascorso momenti non certo felici in questi tre lunghi anni. Esprimo soddisfazione anche a nome di tutti gli amici della scorsa consiliatura, che hanno creduto nell’onestà di Giosi sostenendolo politicamente contro chi invece, con forza e veemenza, tendeva a gettare gratuitamente fango su di lui e Silvano, e di riflesso sull’intera compagine amministrativa che lavorava con lui. Dal punto di vista giudiziario è evidente la presenza di un fortissimo cortocircuito nell’ambito della magistratura dove troppo spesso errori marchiani finiscono per rovinare la vita delle persone. Chi è chiamato a emanare norme e leggi ha davanti una grande sfida, costituita dall’evitare che in futuro si ripetano situazioni del genere».
GIOVAN BATTISTA CASTAGNA: «UNA SENTENZA CHE RIPAGA IN PARTE DELLE SOFFERENZE DI QUESTI ANNI». «Conosco Giosi da tanti anni e sono contento che la sentenza abbia riconosciuto la sua estraneità alle accuse. Penso al sollievo della famiglia ma anche dell’intera isola, pur se devo riconoscere che i media non sembrano aver dato il giusto rilievo alla notizia, anzi, poco o nulla si è visto su maggiori mezzi di comunicazione nazionali. Per ora a livello umano è comunque positivo l’aver incassato la sentenza di assoluzione che ripaga Giosi e Silvano, almeno in piccola parte, di tutte le sofferenze fin qui patite. Sofferenze che andrebbero certo evitate sin dall’inizio a chi non ha commesso alcun reato, ma la struttura giudiziaria funziona in questo modo, che piaccia o no, e per fortuna concede al cittadino di poter dimostrare la propria innocenza. Ovviamente chi è chiamato ad amministrare è più soggetto alla possibilità di un errore di valutazione nella fase delle indagini, ma chi non ha commesso illeciti prima o poi vedrà riconosciuta la verità. Nel caso di Giosi le accuse erano pesanti, ma dopo tre anni ciascuna imputazione è caduta».
DIONIGI GAUDIOSO: «DECISIONE ATTESA, GIUSTIZIA DA RIFORMARE». «Il processo aveva progressivamente chiarito lo scenario reale e ormai tutti ci aspettavamo una piena assoluzione, come in effetti è avvenuto. Il verdetto soddisfa non soltanto Giosi e Silvano, ma l’intera isola d’Ischia, che ha dovuto subire un lungo periodo caratterizzato da ingenti danni d’immagine: ecco, questa sentenza restituisce un’immagine positiva per l’isola. Spero anche io che i media daranno lo stesso risalto alla felice conclusione della vicenda, come fecero all’epoca degli arresti. Una riflessione che emerge da questa storia è che la giustizia va almeno in parte riformata, perché il meccanismo per certi aspetti non funziona, questo va semplicemente riconosciuto. Per il resto voglio inviare le mie più sentite felicitazioni a Giosi Ferrandino e Silvano Arcamone dopo quello che hanno sofferto».
GIACOMO PASCALE: «ADESSO CHI PAGHERÀ I DANNI?». «Sono felice per la sentenza: non ho mai dubitato del fatto che Giosi Ferrandino e Silvano Arcamone venissero assolti. Sin dall’inizio ritenevo che il processo fosse basato sul nulla. Quello che invece mi dispiace sono gli amari interrogativi che restano per ora insoluti: chi ripagherà Giosi e Silvano delle sofferenze vissute, chi li ripagherà del fango che hanno dovuto subire, chi pagherà per i danni arrecati all’immagine dell’isola d’Ischia tramite i media nazionali che hanno addirittura parlato di “isola delle tangenti”, chi paga per l’uso distorto del carcere preventivo usato contro una persona perbene, a cui viene minata la serenità personale e quella dei suoi cari? Nel caso di Giosi, è stata colpita anche la sua carriera politica. Ecco, l’insieme di tutti questi danni, chi li pagherà in concreto? Vorrei vivere in un paese normale, dove alla fine chi sbaglia paga. Va quindi fatta una riflessione sul funzionamento della giustizia, vista la facilità dei danni e delle ferite che si possono infliggere, ferite profonde che non si vede come possano rimarginarsi. Le tv e i giornali, a loro volta, avranno l’onestà di dare la stessa enfasi usata tre anni fa per il riconoscimento dell’innocenza di due professionisti, la cui integrità mi era sempre stata nota, ingiustamente gettati nella macchina del fango?».