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Ischia e il fascismo, il coraggioso libro di Benedetto Valentino

E’ un libro coraggioso quello di Benedetto Valentino sul periodo fascista a Ischia. Coraggioso perché fino ad ora nessuno aveva mai scritto nulla su questo importante capitolo della storia locale. Il tema è affrontato con rigore  storico ed è corredato di numerosissimi documenti. Il libro si incentra – come scrive l’autore –  sul particolare legame tra il cittadino onorario Benito Mussolini e Ischia, tra il fascismo e gli isolani, un rapporto profondo che ha inciso nella società locale un segno indelebile.

Gli argomenti affrontati variano su molteplici tematiche. La più importante è quella legata al turismo. Da questo libro si viene a conoscenza che il turismo sull’isola non è stato “inventato” nel dopoguerra, Ischia non era un’isola di “poveri contadini”, scoperta e valorizzata da Angelo Rizzoli e da Gaetano Marzotto. Anzi, i due imprenditori hanno sfruttato privatamente, come era giusto fare, i progetti e le idee che erano stati elaborati nel periodo fascista, con l’avallo di una classe politica che, sotto nuove insegne,  altro non era che la continuità storica e culturale del fascismo.

In località “pezze” a Ischia, dove sorgerà poi l’Hotel Jolly, era prevista la costruzione della sede dell’Ente Valorizzazione e di un centro polifunzionale sul modello di una piccola EUR e per la valorizzazione delle terme di Lacco Ameno era stata approvata una legge speciale, con una dotazione finanziaria di milioni di lire. L’Italia in questi anni, pur riuscendo a diventare la terza nazione del mondo per espansione del settore turistico, è spaccata a metà: al Nord si registra un grande incremento di hotel e pensioni, al Sud invece le strutture sono poche. Escludendo Taormina e Mondello in Sicilia e la Costiera Amalfitana in Campania, tutto il resto non presenta alcun insediamento turistico di rilievo.

Il fascismo comprende che Ischia è una delle poche realtà del Mezzogiorno dove il turismo ha grandi potenzialità inespresse ed emana ben tre leggi ad hoc: nel 1938 riunisce tutti e sei i comuni in un unico municipio, nel 1939 crea l’Ente Valorizzazione e nel 1941 approva una legge “per l’antico comune di Lacco Ameno”. Presentatore del progetto di legge per la valorizzazione dell’isola è Benito Mussolini in prima persona, che pone Ischia come località privilegiata rispetto a tutte le altre stazioni turistiche italiane, memore di una antica promessa fatta agli ischitani che da subito avevano aderito al fascismo e che furono tra i primi in Italia a concedere le chiavi della città al futuro Duce. La legge di valorizzazione dell’isola nasce quindi come “legge Mussolini”. Fu intuita anche la necessità di avere un piccolo ospedale, la prima struttura sanitaria moderna dell’isola, la “Casa delle Gestanti” di Via Alfredo De Luca, che rappresenta anche l’ultima opera costruita dal fascismo in tutta Italia.Solo la guerra impedisce che si concretizzino tutti i progetti elaborati per la valorizzazione dell’isola.

L’autore non si sottrae neanche a quella che è una critica al regime fascista, ma dalle documentazioni viene fuori una triste realtà, quella del trasformismo degli ischitani: «come Giano bifronte il fascismo manifesta però anche l’altra faccia: ogni aspetto della vita pubblica è sottoposto a censura e controllato.  In tutta l’isola gli antifascisti sono soltanto nove, ma solo due di loro, un contadino e un marittimo, pagano per tutti con il confino». Molto interessante è il capitolo sulla “Società Anonima Vinicola Meridionale” che ci spiega come sull’isola operavano decine di agenti  dell’Ovra, il servizio segreto, che nel nostro territorio vigilava rifugiati politici e artisti provenienti da tutta Europa. E questo spiega anche perché l’isola è scelta come “buon rifugio” dai più grandi esponenti dell’avanguardia tedesca e russa di metà ottocento.

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Tra i fatti venuti alla luce dalla ricerca vi é il ritrovamento di una serie di carte “riservate” del podestà, tra cui quelle del “confino dorato” di Curzio Malaparte. Particolarmente toccante è il capitolo legato alla persecuzione degli ebrei. Se è vero che gli ebrei “italianizzati”, proprietari di alberghi a Casamicciola sono risparmiati dalla repressione, va sicuramente ricordato il caso di Edgar Kupfer-Koberwitz che proprio da Ischia, dopo una “soffiata”, è prelevato e consegnato alla terribile Gestapo. Dopo il soggiorno isolano sarà trasferito a Dachau, dove sarà condannato a morte.

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Dalla ricerca storica si chiarisce anche ed in maniera inequivocabile l’episodio del bombardamento anglo-americano dell’8 settembre su Forio. Nel 1942 i tedeschi avevano montato come sistema di difesa nella base militare dell’Epomeo un “disturbatore sperimentale” di segnali radar che impediva agli aerei anglo-americani di centrare gli obiettivi. Il sistema fu distrutto dal bombardamento, ma quella che doveva essere un’“operazione mirata” su un obiettivo militare strategico si trasformerà in una strage di civili innocenti. Molto documentato anche il capitolo sulla la Società per le Nazioni per il rispetto dei diritti umani e delle convenzioni sottoscritte da Winston Churchill.

Valentino, con questo libro non le manda a dire: dalla documentazione storica emergono con chiarezza anche i due mali che da sempre caratterizzano la politica italiana, il populismo e il trasformismo: sono tanti gli ischitani che da Giolitti abbracciano Mussolini e i tantissimi che dal settembre 1943 si scoprono ferventi antifascisti.  Come esempio l’autore cita l’avvocato Luigi Morgera, principale protagonista del Comitato di Liberazione isolano e primo commissario prefettizio dell’isola nel dopoguerra, che pochi anni prima figurava tra i principali relatori alla festa del Libro dell’Antoniana, intonando canti fascisti e applaudendo alle poesie in lode di Mussolini.

I due sindaci che approveranno i progetti di Marzotto e Rizzoli, Vincenzo Telese e Vincenzo Mennella erano rispettivamente il primo, braccio destro di Berardino Buonocore presidente della prima azienda turismo e artefice del boom turistico degli anni Trenta, il secondo, figlio di Domenico,  primo podestà di Lacco Ameno. La continuità storica tra fascismo e classe dirigente del dopoguerra non è rappresentata solo dai dirigenti politici, ma dal costume e dall’impostazione culturale: la “fascistissima” festa di Sant’Anna, la festa dell’Uva, l’azienda turismo, la scuola, la biblioteca. Ogni aspetto della vita sociale, politica e promozionale dell’isola che si svilupperà nel dopoguerra avrà l’impronta del Ventennio. La storia dell’isola dopo questo libro non sarà più la stessa, ed è giusto che sia così: anche noi dobbiamo fare i conti e chiudere definitivamente i nostri conti con la storia del tragico capitolo del Novecento.

Antonio Lauro

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