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«Così funziona il sistema degli appalti», arriva la denuncia choc

E’ una denuncia, verosimilmente apocrifa. Scritta da chi appare bene informato e fa nomi e cognomi senza farsi pregare più di tanto. Uno scritto lungo, dettagliato e minuzioso indirizzato al sindaco d’Ischia, ma soprattutto alla Procura della Repubblica di Napoli ed al commissariato di polizia di Ischia. Nel mirino il Comune d’Ischia e soprattutto l’aggiudicazione di determinate gare d’appalto, che non avverrebbe secondo il denunciante nelle misure più ortodosse di questo mondo. Gli uomini guidati dal vicequestore Alberto Mannelli hanno recepito il documento, ma nulla trapela su eventuali indagini attualmente in corso. La denuncia contiene accuse troppo esplicite per poterle riportare in un servizio giornalistico e non sarebbe neppure corretto, giacché sparare nel mucchio senza un minimo di riscontro oggettivo sarebbe a dir poco un delitto. Ma nel mirino ci sono due figure – poco importa se fisiche o giuridiche – che vengono ritenute il fulcro di una catena che viene ritenuta nient’affatto “cristallina”.

Da che cosa si parte? Da un concetto, da una premessa: «Fino a poco tempo fa al Comune di Ischia, anche per gare di importo poco sopra i centomila euro, arrivavano decine se non centinaia di offerte e mediamente i ribassi superavano il 30-35 per cento. Verificate presso il Comune o semplicemente scaricate dal sito le aggiudicazioni», è l’invito che viene candidamente rivolto agli inquirenti. La presunta anomalia viene poi esplicitata nel dettaglio: «Il meccanismo messo in atto – si legge – è semplice. L’avviso viene pubblicato solo sui siti internet. Con questo si richiede alle imprese interessate a fare domanda per essere invitate a fare un’offerta. … (omissis)… si attiva per fare arrivare quante più domande da parte di imprese amiche. L’amministrazione sull’avviso indica il giorno che effettuerà il sorteggio pubblico per estrarre dieci ditte a cui mandare la lettera d’invito per l’offerta del ribasso, fra tutte le imprese che hanno chiesto di partecipare. Guarda caso, a pochi giorni dalla scadenza fissata per il sorteggio, con un avviso pubblicato solo alcuni giorni prima solo sul sito del Comune spostano la data del sorteggio di quarantotto ore. A questo punto il gioco è fatto, se per il giorno fissato dal bando non si presenta nessuno significa che anche per la nuova data difficilmente arriverà qualcuno. Questi marpioni, due giorni dopo effettuano il finto sorteggio e guarda caso tra i dieci sorteggiati c’è l’impresa (… omissis). Ma non è finita qui. La maggior parte delle imprese sorteggiate sono amiche della (… omissis)».

Il racconto prosegue poi in forma analitica e minuziosa. «Alla richiesta della stazione appaltante – spiega il denunciante – delle dieci ditte invitate, rispondono solo in sei. In questo modo (… omissis) risparmia qualcosa sulle polizze e sul versamento delle tasse di gara, visto che le deve pagare tutte lui. Tutto questo per non far vedere che partecipano poche imprese. Ma uno si chiede: tu fai la richiesta di essere invitato, hai la fortuna tra decine di operatori di essere sorteggiato e che fai, non invii l’offerta? L’azione prosegue ancora. Si aprono le buste e guarda caso quattro concorrenti vengono eliminati e ne restano solo due. Uno offre un ribasso (…omissis) e la ditta (… omissis) del (omissis) e vince la gara. Tutto questo perché, se le ditte fossero state di più, l’appalto non poteva essere aggiudicato con il prezzo più basso ma si doveva applicare una delle formule previste dalla legge che deve essere sorteggiata in seduta pubblica prima dell’apertura delle offerte. Bastava solamente che fosse presente una delle ditte partecipanti non allineata ed il giochetto diventava impossibile».

Insomma, chi ha scritto e compilato questa denuncia – pur in presenza di una terminologia forse eccessivamente tecnica – fa capire di avere le idee decisamente chiare e soprattutto vuole mostrare agli investigatori come ci si trovi davanti ad un sistema consolidato, ad un meccanismo in cui ogni ingranaggio funzionerebbe come un orologio svizzero e dove nulla viene lasciato al caso. Colui che si definisce “il solito cittadino incazzato” a un certo punto sembra quasi voler dare utili consigli agli inquirenti, per far capire loro in che direzione muoversi per appurare la giustezza delle sue accuse. «Penso che per controllare tutto ciò – scrive – basta andare a prendere gli incartamenti. Prima cosa sentire i testimoni presenti al sorteggio, sono certamente dipendenti o ragazzi che sono sul Comune con contratti a termine e che se non si allineano vengono fatti fuori; verificare le polizze provvisorie, se sono state emesse dalla stessa compagnia e magari nella stessa data, vedere da dove sono partiti i plichi o se sono stati consegnati a mano e hanno numeri di protocollo ravvicinati, se le domande sono state scritte tutte con gli stessi caratteri ed in ultimo, ma la più importante, quali sono i motivi di esclusione dei quattro concorrenti (tutti per lo stesso motivo, mancavano per caso le polizze? Mancava il versamento della tassa?)».

Non finisce qui. L’anonimo estensore dell’articolare denuncia aggiunge altro riferendosi in particolare ad una gara: «Il bando è stato pubblicato dal Comune di Ischia, mentre l’aggiudicazione è stata redatta su di un foglio che riporta gli estremi dalla centrale di committenza ASMEL Consortile. Gli appalti sopra i 150.000 euro devono essere banditi da una centrali tecnica di committenza e non possono essere banditi dai Comuni e non sono qualificati e quello di Ischia non è qualificato. Il bando è nullo sia per questi motivi ed anche in virtù del fatto che le disposizioni emanate dall’ANAC nel mese di ottobre non sono rispettate». Vi risparmiamo la parte finale dell’esposto, dove le accuse che si sparano sono davvero pesantissime e vanno oltre quanto possiamo riportare. L’appello alle forze dell’ordine, destinatarie della denuncia, è uno, telegrafico e chiaro: «Datevi una mossa che questi si stanno vendendo l’isola e le imprese isolane fanno la fame». Più chiaro di così, davvero non poteva essere.

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Gaetano Ferrandino

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