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Sette reati in una notte, condanna “light” per Francesco Pignanelli

ISCHIA. Un verdetto più che soddisfacente, viste le difficili premesse. Francesco Pignanelli è stato condannato a un anno e otto mesi di reclusione grazie al patteggiamento proposto dalla difesa, sostenuta dall’avvocato Michelangelo Morgera, e accolto dal giudice per le indagini preliminari. L’esito è tanto più favorevole ove si pensi alla notte di follia che dette origine a un elenco di accuse lungo come un lenzuolo per il 45enne, già ben noto alle forze dell’ordine da anni per tutta una serie di precedenti penali, alcuni anche di rilevante allarme sociale.
I fatti risalgono alla notte tra il 6 e il 7 aprile scorso, quando gli uomini del Nucleo Operativo Radiomobile del locale Comando della Compagnia dei Carabinieri furono chiamati in azione per il furto di una vettura, una Fiat Panda, nei pressi del Bar Triangolo sul corso di Lacco Ameno. Fonti confidenziali permisero ai militari di apprendere che il furto era stato perpetrato dal Pignanelli, il quale alla guida dell’auto si diresse verso Forio. Qui i Carabinieri riuscirono a individuare la vettura nei pressi di un noto locale, il Copacabana: la macchina era ferma, col muso contro la ringhiera di protezione della veranda del bar, mentre molta gente si allontanava in modo concitato. I Carabinieri trovarono Pignanelli poco distante, in stato di alterazione psicofisica e con un evidente tagli sulla fronte. Fu il gestore del locale a raccontare ai militari cosa era successo nell’arco di tempo immediatamente precedente a quello che sembrava essere stato un incidente stradale. Il signor Loures Dos Santos spiegò che Pignanelli era arrivato presso il locale chiedendo un drink, ma al rifiuto di un’ulteriore consumazione aveva minacciato il barman tentando anche di aggredirlo, recando disturbo anche agli altri clienti del Copacabana. Fra l’altro, l’accusato aveva mostrato una serie di pillole bianche al barman, prima di ingerirle. Impossibile sapere se si trattasse di farmaci o di stupefacenti. Il suo comportamento ne provocò comunque l’allontanamento dal locale, mentre i tentativi di aggressione nei confronti del gestore del locale continuavano anche in strada.
CON L’AUTO SUI TAVOLINI DEL BAR
Ma la follia notturna era solo all’inizio: in uno stato ancora palesemente alterato, il 45enne risalì nella macchina che poi risultò essere quella rubata, per poi lanciarsi a elevata velocità contro un tavolino attorno al quale c’erano alcuni giovani avventori. Una folle corsa fortunatamente frenata dalle protezioni in metallo della veranda, col muso dell’auto a pochi centimetri dal tavolo dove cinque giovani clienti. Dopo il violento impatto, Pignanelli scese dall’auto con l’arcata sopraccigliare sanguinante. Il barman staccò le chiavi dal cruscotto, e in tutta risposta ricevette altri tentativi di calci, pugni e schiaffi da parte dell’alterato protagonista. Proprio quando il 45enne cominciava a barcollare e a dare segni di perdita di sensi, ecco l’arrivo della pattuglia dei Carabinieri. I militari provvidero a raccogliere le testimonianze dei presenti, mentre la vettura con i vari danni riportati fu restituita al malcapitato proprietario.
LA TENTATA EVASIONE
Francesco Pignanelli fu dapprima portato al Pronto Soccorso dell’Ospedale Rizzoli per medicare la ferita rimediata alla fronte nell’assurdo tentativo di investire con l’auto i clienti del bar, e poi condotto all’interno delle camere di sicurezza della stazione dei Carabinieri, in attesa della successiva traduzione presso il Tribunale di Napoli per la celebrazione del rito direttissimo. E proprio qui, dopo le operazioni di foto segnalamento, Pignanelli continuò nella sua serie di atti che lo hanno portato a collezionare ben sette capi d’accusa nel giro di poche ore: approfittando dell’apertura del cancello e del portone d’ingresso per consentire l’accesso e la consegna delle derrate alimentari destinate giornalmente al servizio mensa, fulmineamente spinse il militare facendo cadere e dandosi alla fuga. Scattava così l’inseguimento del fuggitivo, che a piedi tentava di raggiungere Piazza degli Eroi. Qui, un carabiniere in divisa intercettò Pignanelli intimando più volte l’alt, ma il pregiudicato riuscì a divincolarsi provocando la caduta del militare che riportò la frattura della rotula chiusa. Tuttavia la notte brava era ormai alla fine, con gli altri Carabinieri nel frattempo giunti sul posto che riuscirono a bloccare il 45enne, che come ultimo tentativo si era nascosto dietro alcuni arbusti in un parco limitrofo alla piazza. Dopo la tentata evasione, quando ormai l’alba del 7 aprile si era levata, i militari poterono completare le formalità di rito, evidenziando come il Pignanelli fosse già “carico” di precedenti di polizia per analoghi reati contro il patrimonio negli ultimi dieci anni. Curiosamente, già a febbraio scorso Pignanelli fu processato per un altro furto d’auto: difeso sempre dall’avvocato Morgera, riuscì a strappare una pena mite anche in quell’occasione.
IL PROCESSO
Vista la notevole mole di precedenti, ma soprattutto la lunga sfilza di capi d’accusa dopo la serie di “imprese” di quella notte, l’avvocato Michelangelo Morgera optò per l’applicazione della pena su richiesta, vale a dire per il “patteggiamento” previsto dall’articolo 444 del codice di procedura penale. Diversamente, il suo assistito avrebbe rischiato di vedersi appioppare un bel po’ di anni di reclusione. Il pubblico ministero, nell’udienza dell’8 giugno, ha prestato il proprio consenso alla richiesta, cosicché il giudice ha pronunciato la sentenza riconoscendo che nel caso in esame ricorrevano gli estremi per l’applicazione della pena indicata dall’imputato. In particolare, il magistrato ha ritenuto impossibile pervenire a una formula di proscioglimento più favorevole, visti gli elementi a carico raccolti dall’accusa, e parallelamente ha applicato le circostanze attenuanti generiche tenuto conto del corretto comportamento processuale e della circostanza che l’imputato (ritenuto probabilmente alcolista cronico) ha agito sotto l’effetto di sostanze obnubilanti. Inoltre, come la stessa difesa aveva proposto, il Gip ha applicato il regime della continuazione tra i reati (detto in modo improprio, si tratta di considerare una serie di reati come momenti di un unico reato, allo scopo di evitare il cumulo delle pene previste per ciascuno di essi). Ecco dunque l’applicazione della pena, ritenuta congrua, di solo un anno e otto mesi di reclusione, oltre a mille euro di multa. Un risultato decisamente positivo dal punto di vista dell’imputato, che nonostante l’impressionante serie di reati commessi nel giro di poco più di sei ore, si è visto infliggere una pena estremamente mite.

Francesco Ferrandino

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