CULTURA & SOCIETA'

Si celebra la Virgo Fidelis

Domenica 20 Solennità di Cristo Re dell’universo e lunedì 21 novembre Presentazione al tempio della Vergine Fedele Patrona dell’Ama dei Carabinieri

Puntuale e riconoscente l’Arma festeggia la propria onnipotente Patrona Virgo Fidelis. Dopo aver celebrato l’8 settembre la Natività della Beata Vergine Maria e quattro giorni dopo, il 12, la Festa del suo santissimo Nome, impostole poco dopo la nascita, il Ciclo mariano celebra in questo giorno la Presentazione al tempio di questa mirabile Fanciulla figlia della Benedizione della SS Trinità. Dunque Maria SS, ancora bambina e fanciulla, noi la contempliamo nella sua Presentazione al tempio, nella sua vita tutta di Dio, in attesa del compimento del suo sublime destino: l’Immacolata, la Tota Pulchra, la Vergine per eccellenza, tutta di Dio, nel corpo e nello spirito, diventerà la Madre del Figlio di Dio, Gesù vero Uomo e vero Dio, la Corredentrice accanto all’unico Redentore del mondo, la Madre della Chiesa, nata anche nel suo Cuore. Giustamente il 21 novembre i Consacrati celebrano con gioia anche la loro festa: essere con Maria, tutti di Dio per adorare Lui solo e generare in sé e nelle anime il Cristo Gesù. Ave Maria Virgo Fidelis e avanti verso la Civiltà dell’Amore! Domenica 20 novembre siamo al termine dell’Anno liturgico con la 34a domenica del cosiddetto “Tempo ordinario”. La solennità, che cade di norma negli ultimi dieci giorni di novembre, è dedicata a Gesù Cristo Re dell’universo, in tal modo si vuole sottolineare che Cristo Redentore è il Signore della storia, l’inizio e la fine del tempo.

L’istituzione della festa fu decisa da Papa Pio XI con l’Enciclica “Quas Primas” dell’11.12.1925, in riparazione del grido blasfemo contro Gesù, riportato dai Vangeli: “Non abbiamo altro re che Cesare”. Cristo è re ma non secondo i criteri e le logiche di questo mondo. Lo dice lui stesso a Pilato: “Io sono re, ma il mio regno non è di questo mondo”, non è come i regni di questo mondo. È un re che serve, un re che dà la vita, un re innalzato, ma sulla croce che lo salva. È un re che morendo vince per tutti la morte, e tutti perdonando, apre a tutti il suo Paradiso; un re che non è geloso della sua regalità, ma accogliendo nel suo perdono i suoi fratelli, li fa partecipi del suo regno, fa di loro “un regno di sacerdoti per il suo Dio e Padre” (Ap 1,6). E li chiama a costruire come ha fatto lui, seguendo le sue orme, vivendo il suo Vangelo, il Regno della vita che non ha fine, il regno dell’Amore, per tutti. Con la sua seconda Venuta, Cristo ricapitolerà tutte le cose, facendo “cieli nuovi e terra nuova” (Ap 21,1), tergendo e consolando ogni lacrima di dolore e bandendo per sempre il peccato, la morte ed ogni ingiustizia dalla terra (Magistero ufficiale della Chiesa CCC 1042ss).

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