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«Si sono persi mio padre», al Rizzoli è folle “assalto” ai medici

Mercoledì si è vissuto un pomeriggio ad alta tensione presso l’ospedale di Lacco Ameno, protagoniste figlia e nipote di un paziente che era stato condotto a Pozzuoli per una risonanza magnetica

Una vicenda sulla quale volendo scherzarci sopra ci si potrebbe giocare un terno al lotto, affidandosi magari alla “consulenza” della Smorfia. Peccato però che per un episodio accaduto mercoledì scorso presso l’ospedale Rizzoli di Lacco Ameno ci sia ben poco da scherzare. E così un pomeriggio e una serata trascorsa ad alta tensione rischiano seriamente (anzi, per la verità la cosa appare a dir poco scontata) di finire dinanzi a un’aula di tribunale visto che un professionista che si ritiene vittima di quanto accaduto ha già contattato il suo legale di fiducia per sporgere regolare querela. I fatti sono decisamente lunghi, complessi e in parte anche controversi. Ci troviamo, come detto, al Rizzoli dove un paziente è ricoverato da alcuni giorni per una determinata patologia. I sanitari dispongono l’effettuazione di un esame, nello specifico la risonanza magnetica, che impone però il trasferimento dell’uomo in un ospedale della terraferma. Che avviene secondo la prassi abituale, ovvero in eliambulanza, fino a giungere presso la destinazione prefissata ossia l’ospedale La Schiana di Pozzuoli. Nel frattempo, al seguito del paziente partono – ma ovviamente con mezzi propri – anche la figlia e la nipote che raggiungono il nosocomio flegreo per stare vicino al proprio congiunto.

I problemi nascono nel momento in cui si tratta di percorrere a ritroso il tragitto di ritorno, da Pozzuoli all’isola. Figlia e nipote dell’uomo ripartono sempre con mezzi propri mentre quest’ultimo deve far ritorno al Rizzoli dopo aver ultimato la predetta risonanza magnetica. Dal Rizzoli, anche per evitare ogni disagio, si decide di far parte un’ambulanza a spese della struttura per andare a riprendere l’uomo. Ed è proprio in questo momento che inizia un vero e proprio “pomeriggio di passione”. I sanitari alla guida del mezzo, infatti, perdono il traghetto della Medmar da Pozzuoli e sono così costretti a partire con circa due ore di ritardo, ossia col mezzo delle 20.20. Ma attenzione, perché nessuno conosce i recapiti telefonici degli infermieri e dunque dell’ambulanza si perdono tutti i contatti. Nel frattempo i parenti del paziente iniziano ad essere preoccupati dal mancato arrivo del proprio congiunto in ospedale ed iniziano ad esternarlo in maniera decisamente pesante e soprattutto senza peli sulla lingua. A farne le spese sono i dirigenti di I Livello Aiuto Chirurgia, i dottori Marco Campione e Mimmo Loffredo, quest’ultimo noto anche per la qualifica di consigliere comunale che ricopre a Forio.

L’ambulanza messa a disposizione per il ritorno sull’isola aveva perso un traghetto e così i medici Campione e Loffredo sono stati letteralmente tempestati di insulti. Poi i parenti hanno anche chiamato i carabinieri, poi il ritorno alla base dell’uomo. E adesso fioccheranno le denunce…

Ai medici in particolare la figlia chiede con una certa insistenza che fine abbia fatto il padre, ma quando si prendono contatti con l’ospedale La Schiana la risposta rimane la stessa: ha lasciato da un bel pezzo l’ospedale puteolano e dunque diventa difficile fornire ulteriori informazioni. A questo punto la signora, originaria di Barano ma da anni residente lontano dall’isola, secondo alcune testimonianze inizia dapprima a inveire e poi a insultare pesantemente i sanitari con espressioni pesantissime: “Che fine ha fatto mio padre? Siete degli incompetenti?”, “Siete pezzi di m…” e via discorrendo. La situazione diventa incandescente fino a quando la donna non chiede l’intervento delle forze dell’ordine, telefonando i carabinieri riferendo che di fatto si era davanti a un caso decisamente preoccupante, legato in buona sostanza alla scomparsa di una persona. E’ chiaro che dinanzi a un allarme del genere i militari guidati dal cap. Angelo Pio Mitrione giungevano in pochi minuti presso il nosocomio lacchese per cercare di capire cosa fosse accaduto. Nemmeno il tempo di discutere con i medici Loffredo e Campione e di procedere alla loro identificazione che arriva una svolta decisiva nella vicenda.

Mentre ci si mette in contatto con le navi in viaggio dalla terraferma verso Ischia per capire se a bordo sia presente un’ambulanza, ecco la “fumata bianca”. Nel cortile si notano i lampeggianti di un’ambulanza, ed è esattamente il mezzo che stava accompagnando il paziente nuovamente in ospedale. Tutto finito? Sì, più o meno in ogni caso. Perché a quanto si apprende la figlia ammette di essere andata troppo “oltre” e si scusa con i medici del Rizzoli. La nipote, fa altrettanto ma candidamente – ed incurante della presenza dei tutori dell’ordine – non avrebbe affatto esitato a riservare un paio di “complimenti” (le virgolette, ovviamente, vogliono significare il taglio ironico), in maniera assolutamente ingiusta, ingiustificata e immotivata. Ma nel frattempo la faccenda rischia di prendere una brutta piega per chi ha chiesto l’intervento dei carabinieri, considerato che ci potevano essere anche gli estremi per una denuncia in stato di libertà all’autorità giudiziaria per il reato di procurato allarme.

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Alla fine, in ogni caso, finisce senza “vittime” ma è chiaro che ci riferiamo soltanto al primo round. Come detto, infatti, i due medici rimasti loro malgrado coinvolti in questa disavventura potrebbero adire le vie legali. Loffredo, in particolare, avrebbe già maturato questa decisione e nella serata di ieri avrebbe incontrato il suo legale di fiducia per formalizzare la querela: una scelta attribuibile soprattutto all’amarezza provata da un uomo che si è visto riempito di epiteti dopo che assieme a un suo collega si era preso anche la briga di fare in modo che un paziente potesse ritornare da Pozzuoli nella maniera più agevole possibile. Insomma, l’impressione è che i tempi supplementari siano davvero dietro l’angolo.

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