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Silenzio sul futuro del Cisi, la minoranza scrive al Prefetto

DI GAETANO FERRANDINO

ISCHIA. Il futuro del Cisi e le tante ombre che si addensano e soprattutto la mancanza di risposte ad una serie di quesiti posti in una seduta di consiglio comunale mettono in condizione i consiglieri di minoranza di Ischia di “suonare la carica” e indirizzare un’interrogazione a risposta scritta al sindaco d’Ischia Enzo Ferrandino, al segretario comunale Giovanni Amodio, al prefetto di Napoli e per conoscenza al presidente del civico consesso Ottorino Mattera. L’oggetto è abbastanza chiaro: “Diffida per mancata risposta all’interrogazione presentata in consiglio comunale del 9 marzo 2018”. L’interpellanza porta la firma di tutti i sei esponenti d’opposizione, i consiglieri Giustina Mattera, Antonio Mazzella, Domenico De Siano, Gianluca Trani, Ciro Cenatiempo e Antonello Sorrentino in rappresentanza dei gruppi di Forza Italia e Ischia Cambia.

Tutto, come detto, fa riferimento alla seduta del 9 marzo quando venne indirizzata a Ferrandino un’interrogazione sulla questione della privatizzazione del Cisi. I consiglieri rilevano che “dal verbale del Consiglio Comunale del 09 marzo 2018 si evince che il Sindaco dichiarava che entro il termine dei trenta giorni convocava un Consiglio Comunale ad Hoc per l’argomento trattato dall’interrogazione; che alla data odierna sono trascorsi i trenta giorni e che nel prossimo Consiglio Comunale convocato per le date del 26 e 27.04.18 non è stato inserito l’argomento di cui sopra e quindi non vi è avuto riscontro all’interrogazione”.

Nel passaggio successivo gli esponenti della minoranza ricordano che “il Decreto Legislativo n.267/2000 (TUEL), all’articolo 43, prevede, da una parte, il diritto dei consiglieri comunali di presentare interrogazioni e mozioni e di ottenere dagli uffici competenti tutte le notizie e le informazioni in loro possesso, utili all’espletamento del proprio mandato e, dall’altra parte, l’obbligo per il Sindaco o gli assessori da esso delegati di rispondere entro trenta giorni alle interrogazioni ed ad ogni altra istanza di sindacato ispettivo presentata dai consiglieri; lo Statuto Comunale e il Regolamento del Consiglio Comunale confermano il suddetto termine di 30 giorni per fornire risposte alle interrogazioni e, in particolare, il Regolamento prevede che, in caso di richiesta di risposta in Consiglio, “la risposta è data, di norma nella prima adunanza del Consiglio che si tiene entro il termine di cui sopra. Nel caso in cui entro il termine predetto non si tengano adunanze del Consiglio, la risposta è data per iscritto. Se il consigliere interessato lo richiede, l’interrogazione e la risposta sono comunicate per riassunto al Consiglio, alla prima adunanza; l’art. 328 c.p. (Rifiuto di atti d’ufficio. Omissione) prevede che il pubblico ufficiale o l’incaricato di un pubblico servizio, che indebitamente rifiuta un atto del suo ufficio che, per ragioni di giustizia o di sicurezza pubblica, o di ordine pubblico o di igiene e sanità, deve essere compiuto senza ritardo, è punito con la reclusione da sei mesi a due anni. Fuori dei casi previsti dal primo comma, il pubblico ufficiale o l’incaricato di un pubblico servizio, che entro 30 giorni dalla richiesta di chi vi abbia interesse non compie l’atto del suo ufficio e non risponde per esporre le ragioni del ritardo, è punito con la reclusione fino a un anno o con la multa fino a €. 1.032. Tale richiesta deve essere redatta per in forma scritta ed il termine di trenta giorni decorre dalla ricezione della richiesta stessa; la mancata risposta alle interrogazioni dei Consiglieri, oltre a costituire una compromissione del diritto dei consiglieri proponenti ad esercitare con pienezza, tempestività ed efficacia il proprio mandato consiliare, è da interpretare a tutti gli effetti come una mancata risposta alla cittadinanza tutta, poiché l’Amministrazione è tenuta a riscontrare tali istanze non solo per questioni di correttezza istituzionale ma per chiarire le linee di indirizzo del Governo cittadino ed orientare così al meglio le azioni dei consiglieri”.

Da qui le conclusioni cui giungono i firmatari dell’interrogazione che diffidano “

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il Sindaco pro tempore del Comune di Ischia, a procedere, entro e non oltre ulteriori 7 (sette) giorni dall’inoltro della presente, a fornire risposta alla interrogazione sopra indicata, con l’avvertenza che, in mancanza, si procederà presso le competenti sedi amministrative e/o giudiziarie” prima di chiedere nel contempo che la trattazione dell’argomento privatizzazione Cisi sia trattato nella prima adunanza utile del consiglio comunale. La vicenda in questione ha anche una notevole valenza politica perché a farsi portatore delle istanze in particolar modo dei lavoratori del consorzio è stato Antonello Sorrentino, che ha spinto sull’acceleratore perché dopo il silenzio del sindaco la questione finisse con l’investire anche il Prefetto di Napoli. Un segnale chiaro, chiarissimo, quello indirizzato ad Enzo Ferrandino che pure fino a qualche tempo fa aveva “millantato” anche con gli uomini della sua maggioranza di avere dei contatti e pure del “feeling” con un amico di vecchia data. Ma l’iniziativa di Antonello conferma una volta di più che si trattava di mera fantasia e che l’esponente di Ischia Cambia è pronto ad andare all’attacco del primo cittadino su questa ed altre questioni.

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Il caso Cisi, come detto fu sollevato nella passata seduta di consiglio e nella circostanza il sindaco, relativamente alla trasformazione del consorzio in società di capitali sottolineò come il passaggio avrebbe dovuto rendere più snelle una serie di procedure amministrative poi però, rivolgendosi a Gianluca Trani rimarcò la necessità di acquisire una serie di atti per dare risposte più esaustive e precise entro i trenta giorni, cosa non accaduta. Nella circostanza, tra l’altro, intervenne anche Domenico De Siano che spiegò: “A memoria, io adesso è qualche anno che non ho più dimestichezza con queste materie, ma io credo che il Cisi aveva pochi, pochissimi dipendenti. Quasi nulla. E quindi o c’è un disegno organico rispetto a quella che dovrebbe essere la trasformazione dell’attuale consorzio che è semplicemente il proprietario di quelle che sono le infrastrutture idriche sull’isola d’Ischia con la società che gestisce oppure non si comprende bene la ratio di un’operazione del genere. E siccome il Comune di Ischia è detentore di una quota pari al 37 per cento è opportuno che si capisca bene quello che sta succedendo…”. Cosa che allo stato dell’arte, lo abbiamo capito, non è successa.

 

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