Sisma, Luongo: «La ricostruzione resta un problema politico»
A vent’anni dalla pubblicazione della monumentale monografia sul sisma di Casamicciola, l’incontro alla Sala del Bar Calise

È stato ben frequentato l’incontro svoltosi la mattina di mercoledì 6 marzo nella Sala da Tè del Bar Calise a Casamicciola. La data non era scelta a caso: ricorrevano infatti venti anni esatti dalla pubblicazione della monumentale monografia sul sisma del 1883 che devastò il comune termale. L’incontro è stato organizzato e moderato da Giuseppe Mazzella, il noto giornalista titolare dell’Agenzia di stampa “Il Continente”, da sempre in prima linea per mantenere alta l’attenzione sulle problematiche e sulle sfide che il recente terremoto del 2017 ha in sostanza soltanto riproposto a una comunità che sembra dimenticare in fretta, troppo in fretta.
Al suo fianco un relatore che non ha più bisogno di presentazioni, il vulcanologo Giuseppe Luongo che per primo comprese e segnalò gli errori di rilevamento della scossa tellurica di due anni fa, ma anche il consigliere del Comune di Casamicciola, Stani Senese. Tra il pubblico, numerosi esponenti della vita sociale e amministrativa isolana, tra cui Francesco Buono, presidente del Lions club isolano, l’avvocato Giovanni Matarese, l’urbanista Sebastiano Conte, lo scrittore Gino Barbieri, il dottor Ambrogio Mattera: segno che l’argomento suscita notevole interesse a vari livelli. Mazzella con la consueta passione ha ricordato le principali tappe storiche correlate ai fenomeni sismici “endemici” che accompagnano le nostre terre attraverso i secoli, mentre il professor Luongo ha ribadito il suo noto punto di vista: «Ormai tutti sapete come la penso: sulla zona epicentrale, piuttosto ristretta ma soggetta a danni maggiori, bisognerebbe evitare di ricostruire, trasformando l’area in un parco scientifico».
Il consigliere Senese è intervenuto per illustrare l’importanza del monitoraggio di un fenomeno che incombe costantemente sul territorio casamicciolese, e ha spiegato che entro luglio termineranno le operazioni di micro zonizzazione sismica di terzo livello del suolo. Su questo punto si è innescato un acceso dibattito con punte piuttosto polemiche: il professor Luongo ha infatti ritenuto sostanzialmente inutili tali operazioni perché a suo dire i dati fondamentali per la comprensione della situazione sismica sono noti da decenni, e il problema della ricostruzione è tutto politico: «È l’amministrazione che deve dirci dove e come ricostruire», ha tuonato Luongo anche in risposta ad alcuni cittadini presenti che adombravano perplessità circa l’ipotesi di non ricostruire più sulla zona del Majo, quella più frequentemente colpita dai terremoti che periodicamente si verificano sull’isola: «E si verificheranno ancora – ha ammonito Luongo – solo che non possiamo sapere quando e con quale intensità».
Più volte si è fatto riferimento alle scosse ravvicinate susseguitesi in epoca storica, prima fra tutte le sequenza 1881-1883, con la prima che fece comunque diversi danni e uccise molti abitanti, pur se la violenza e la distruzione dell’83 fa spesso dimenticare ciò che accadde soltanto due anni prima. Insomma: Casamicciola deve rendersi conto realmente di questa spada di Damocle che pende sul paese, e tale consapevolezza dovrebbe caratterizzare le azioni amministrative. Circostanza che, secondo il professore ma anche secondo altri partecipanti non si sta verificando, perché tempo e risorse si starebbero inutilmente disperdendo per mosse ritenute inutili. Tra il pubblico alcuni cittadini hanno comunque esposto l’umore di diversi sfollati: molti di essi non vorrebbero mai abbandonare le pur martoriate zone colpite dal sisma, per un attaccamento sentimentale che porta al rifiuto di qualsiasi ipotesi di “delocalizzazione”, pur a costo dei notevoli rischi per la propria vita. A proposito della delocalizzazione, sono comunque emersi altri dubbi: Ischia è un territorio circoscritto, dove peraltro si è già costruito molto, dunque ben diverso dalle zone dell’Italia Centrale dove la possibilità delocalizzatoria è ben più plausibile e realizzabile.
Il professor Conte ha ricordato le sue argomentate obiezioni all’agire amministrativo che caratterizza i vari enti territoriali isolani, tradizionalmente “refrattari” alla regolamentazione urbanistica e territoriale, sottolineando la contraddizione tra il numero di abitanti dell’isola e quello, praticamente doppio, di vani abitabili. Diverse perplessità sono state mosse anche a livello legislativo, per la legge 130 sulla ricostruzione che sembra aver preso una direzione tale da mostrare una imprecisa conoscenza del fenomeno e soprattutto delle sue implicazioni. Ecco il motivo per cui la problematica della ricostruzione, ancor prima che a livello tecnico, va affrontata a livello politico perché secondo il professor Luongo, e anche per il professor Conte, avrebbe ben poco senso imporre alla collettività una spesa di enormi dimensioni per mettere in sicurezza un’area soggetta a ricorrenti fenomeni naturali dove poi costruire con altrettanta gravosa spesa edifici in grado di reggere alle scosse, piuttosto che impostare un eventuale spostamento del centro abitato. Cosa che accadde già dopo il 1883 quando lo Stato “centralizzato” di allora in pochi mesi emanò una Legge speciale e approntò un nuovo Piano regolatore che spostò il centro cittadino sulla zona costiera, che tra l’altro è una delle zone più stabili, a fronte dell’ “abbassamento” a cui è attualmente soggetta la zona centrale e meridionale dell’isola.