LE OPINIONI

IL COMMENTO Patrimonio UNESCO, le occasioni perdute e quelle che restano

Su iniziativa di Luciano Venia esiste un Comitato promotore ( del quale mi onoro di far parte) per il Progetto “Ischia Aenaria”, che propone il Borgo di Ischia Ponte e le zone limitrofe a “Paesaggio culturale” riconosciuto dall’Unesco, come patrimonio mondiale. Di tale progetto, Venia ha ufficialmente messo al corrente sia il Sindaco d’Ischia che il Presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca. L’intenzione di valorizzare il binomio ischitano di Natura e Cultura, ha invero un precedente nella proposta formulata dal duo Ugo Leone e Pietro Greco col saggio “Ischia, Patrimonio dell’Umanità – Natura e Cultura” del 2014, che riassume un importante Convegno sul tema, organizzato dal Circolo Sadoul, con la collaborazione dell’Istituto per gli Studi Filosofici e del Liceo Statale di Ischia. Solo che la proposta di Leone e Greco mirava ad ottenere il riconoscimento di Patrimonio Unesco all’intera isola d’Ischia, mentre la proposta di Venia e del Comitato promotore riguarda un ambito territoriale più limitato ma, non per questo, culturalmente meno importante. Quella della proposta nata dal Convegno del Circolo Sadoul è una delle tante occasioni perdute dell’isola d’Ischia. Infatti non è mai stata al centro dell’attenzione degli amministratori locali. Un’altra possibilità la indicò l’allora assessore comunale d’Ischia (di una Giunta tecnica) ing. Francesco Rispoli, che allargava gli orizzonti alle isole partenopee per un riconoscimento mondiale Unesco alle tre perle del Golfo (Ischia, Procida e Capri). Anche Rispoli non fu ascoltato. Ancora, è notizia di pochi giorni fa che va verso la definizione il progetto di candidatura a Patrimonio Unesco dei Campi Flegrei, dal titolo “Bradyseism in the Fleygrean Area”.

Come si vede, a differenza di Ischia, che teme riflessi turistici negativi dalla presenza di radioattività nelle falde termali (in quantitativi controllabili) o dei fenomeni sismici e vulcanici, l’Area Flegrea non teme affatto pubblicità negativa dei fenomeni naturali ma ne fa titolo di peculiarità ed eccezionalità. Alla recente Borsa Mediterranea del Turismo Archeologico è stata lanciata la candidatura, al Consiglio d’Europa, di inserire Baia Sommersa fra gli itinerari del Patrimonio Culturale Subacqueo del Mediterraneo. Ischia non ha nemmeno tentato di agganciarsi a una di queste iniziative, eppure la nostra isola fa parte integrante (sotto un profilo geomorfologico e storico archeologico) dell’Area Flegrea. Ma torniamo invece all’iniziativa del Comitato promotore sollecitato da Luciano Venia: viene individuata un’area ristretta che comprende il Borgo di Ischia Ponte ampliandosi all’area di Punta Molino, alla Mandra, alla pineta Villari, alla fonte Mirtina, a Soronzano e Cartaromana, entro la quale area s’intrecciano a meraviglia fenomeni naturali e storia, natura e cultura, tradizione e modernità, religione, miti e scienza. Il castello Aragonese è, ovviamente, la summa di questo sposalizio tra Natura e Cultura, tanto che lo scrittore americano (autore – tra l’altro – del libro L’ultimo dei Mohicani), che venne ad Ischia nel 1828, ebbe a scrivere del Castello: “Uno scenario che somiglia più ad un quadro fantastico che alla realtà del nostro mondo quotidiano. Io credo che sia la cosa più entusiasmante che abbia visto in questo viaggio in Italia”. Ma non solo il Castello Aragonese, bensì tutto il Borgo è un gioiello di architettura, vicoli, palazzi storici. Aenaria Sommersa testimonia l’importanza strategica di un’antica attività artigianale e commerciale, di un’attività e di una ingegneria all’avanguardia nelle tecniche e modalità di costruzione della banchina portuale. Ma i fondali intorno al Castello evidenziano anche un ecosistema che ha fatto dire alla biologa marina Maria Cristina Buia che “l’isola è verde anche sotto il mare” e alla biologa Maria Cristina Gambi che il fondale e la peculiarità botanica delle acque intorno al Castello Aragonese e della baia di Sant’Anna costituiscono un importante osservatorio mondiale per lo studio dell’acidificazione dei mari e degli effetti del surriscaldamento globale.

Che dire degli aspetti culturali del borgo? Ad Ischia Ponte opera un artista della scultura come Giovanni De Angelis, ci sono gallerie d’arte importanti come quella di Massimo Ielasi o di Paolo May, sul Castello c’era lo studio pittorico di Gabriele Mattera e sul palazzo dell’Orologio quello di Mario Mazzella. Viene esaltata la cultura marinara dal Museo del Mare, vengono guidate frotte di turisti dalla Cooperativa S.Anna a visitare spiagge, grotte, insenature della baia e il Museo subacqueo di Aenaria. Ci sono Chiese che hanno una storia antica alle spalle (Cattedrale di Santa Maria alla Scala, lo Spirito Santo e la Confraternita di Santa Maria di Costantinopoli), c’è una libreria che ha nutrito intellettualmente alcune generazioni di lettori; c’è un Museo Diocesano che ha reperti di importanza europea come il sarcofago paleocristiano di Bhetesdà; nella Baia di Sant’Anna si celebra la tradizionale Festa a Mare. Svetta, nella baia di Cartaromana, la Torre Guevara dei duchi di Bovino; nel vico Marina (che sarebbe meglio intitolare a Piero Malcovati) c’è lo Scuopolo, villa in posizione invidiabile per la quale sono transitati personaggi importanti della cultura italiana e non solo. Sulle rive di Cartaromana e, probabilmente, nello scenario del Ninfario di Giovanni Guevara, situato nelle Plagae Romanae, si svolge la novella del Boccaccio, dedicato alla storia amorosa tra Giovanni da Procida e Restituta Bulgaro. Il cimitero di S. Anna, molto probabilmente ha ispirato il pittore Bocklin nel suo dipinto “Isola dei morti” (Toteninsel) di fama mondiale. Il Borgo ha una Biblioteca storica, come l’Antoniana, sede antica del Centro Studi, che ha visto alternarsi di uomini di cultura eccellenti. La via Pontano prende nome dal grande umanista e poeta Giovanni Pontano, del 400, segretario di Alfonso I di Aragona, che aveva una villa in quella zona e di Ischia scrisse in particolare nel De Bello Neapolitano. Grandi pittori isolani erano, in un modo o in un altro, legati al Borgo di Celsa, da Vincenzo Funiciello a Edoardo Canestrini (anche attore e regista teatrale), Vincenzo Colucci (allievo di Casciaro), Aniellantonio Mascolo, Matteo Sarno. A Punta Molino, una targa della piazzetta ricorda il grande musicista Ugo Calise che, insieme all’arch. Sandro Petti, gestirono uno dei più famosi night club dell’epoca, il Rancho Fellone. Al Cilento c’era una dimora estiva di Girolamo Rocca ( vescovo d’Ischia dal 1672 al 1691) che chiamò, come precettore di suo nipote, il grande filosofo Giambattista Vico ( a cui è intitolata la strada antistante il palazzo che fu di Rocca). C’è tutto; il Borgo di Ischia Ponte è l’epitome dell’isola, il riassunto umano, storico e naturale dell’isola, senza nulla togliere alle bellezze e ricchezze culturali diffuse nel resto dell’isola.

Per accedere al riconoscimento di Patrimonio Unesco quale “Paesaggio Culturale” vi sono 10 parametri, di cui bisogna avere almeno in parte le caratteristiche. Ebbene, il Borgo di Ischia Ponte, risponde a più di uno di questi parametri. Al primo criterio “creazioni congiunte dell’Uomo e della Natura” risponde in pieno, basta l’esempio dello Scoglio del Castello e del cenacolo intellettuale che si creò intorno a Vittoria Colonna o della costruzione dell’antico Molo romano di Aenaria Sommersa; del secondo requisito “mostrare un’importante interscambio di valori umani in un lungo arco temporale, basterebbe dimostrare l’alternarsi sul Castello di varie dinastie: gli angioini, gli aragonesi, gli spagnoli, i Borbone, i Francesi, che hanno lasciato impronte culturali diverse ma che si sono intersecate. Il settimo paragrafo prevede: “Presentare fenomeni eccezionali o aree di eccezionale bellezza naturale o importanza estetica”. Qui proprio non ci sono dubbi per la maestosità e bellezza del Castello Aragonese e per i fenomeni naturali che si manifestano nelle acque circostanti, come le famose “bollicine” e la dimostrazione di adattamento, resistenza o soccombenza di specie vegetali e animali marini rispetto al fenomeno dell’acidificazione del mare e del riscaldamento climatico. Anche l’VIII paragrafo “Costituire una testimonianza straordinaria dei principali periodi dell’evoluzione della terra, comprese testimonianze di vita, di processi geologici in atto nello sviluppo delle caratteristiche fisiche delle superfici terrestri o di caratteristiche geomorfiche o fisiografiche significative” risponde perfettamente con le caratteristiche di Aenaria Sommersa per gli storici stravolgimenti geomorfologici della zona. Il IX paragrafo: “Costituire esempi significativi di importanti processi ecologici e biologici in atto nell’evoluzione e nello sviluppo di ecosistemi e di ambienti vegetali e animali terrestri, di acqua dolce, costieri e marini” trova sponda nei monitoraggi fatti dalla locale stazione del Benthos di Ischia a proposito di vegetazione e fauna marina. Dopo aver perso tante occasioni per mettere Ischia al centro dell’attenzione internazionale, sarebbe veramente imperdonabile perdere questa ultima chance di Aenaria “paesaggio culturale” dell’Umanità.

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