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Solfatrice, e venne il giorno: stasera l’inaugurazione della copia bronzea

Dopo tanti mesi di attesa e numerose polemiche, questa sera sarà inaugurata a Forio, in piazza san Gaetano, la copia bronzea della “Solfatrice”, opera dello scultore foriano Giovanni Maltese. Alla manifestazione prenderanno parte i membri dell’amministrazione comunale, il sindaco Francesco Del Deo e le varie autorità locali. Nel corso della serata andrà in scena uno spettacolo teatrale imperniato sulla figura dell’artista e poeta foriano. Ad introdurre l’evento sarà Giuseppe Magaldi, direttore del Museo civico del Torrione e presidente dell’associazione culturale “Radici”. Seguiranno poi alcune letture, affidate all’estro degli attori Milena Cassano e Domenico D’Agostino. Vestirà nuovamente i panni di Giovanni Maltese il bravo Leonardo Bilardi, che reciterà alcune poesie del maestro foriano. La serata – allietata dalle musiche di Pina Trani – sarà infine impreziosita dalla partecipazione di Giusy Iacono, alla quale è stato affidato il ruolo della Solfatrice. Al termine della rappresentazione teatrale, sarà finalmente svelata la copia bronzea dell’opera maltesiana, che al pari del Torrione è una fulgida effige della forianità più autentica.

LA SCHEDA TECNICA DE “LA SOLFATRICE”. Maltese, che spesso si serviva per le sue sculture di modelli reali, per realizzare la Solfatrice avrebbe utilizzato due modelle, secondo la testimonianza di alcuni parenti: la testa sarebbe di Colella Marianna in Carcaterra, il busto di Mendella Maria Giuseppa in Migliaccio. L’opera raffigura una contadina foriana intenta a svolgere l’operazione della solforatura (da qui il titolo), cospargendo le viti con polvere di zolfo. La donna, raffigurata in piedi, indossa i tipici abiti da popolana lavoratrice: fazzoletto sulla testa, camicetta con maniche lunghe rimboccate sui gomiti, gonna sotto il ginocchio. Tiene appoggiata sul fianco destro la solforatrice: con la mano destra aziona l’attrezzo, il braccio sinistro è poggiato sul tubo da cui fuoriesce lo zolfo. Dal tronco di vite, raffigurato accanto al piede destro della giovane contadina, salgono i tralci fitti di foglie e grappoli che aderiscono al fianco sinistro della figura quasi fondendosi con essa e diventandone un elemento decorativo. La posa è caratterizzata da una leggera torsione del busto verso destra cui si contrappone il viso ruotato verso il lato opposto; l’espressione del viso è intensa e concentrata e l’intera figura comunica forza, freschezza ed eleganza.

PILLOLE DI STORIA

Giovanni Maltese: lo scultore, il poeta, l’artista ribelle

Giovanni Maltese nasce a Forio il 7 gennaio 1852 da due contadini, Francesco e Rosa Castaldi. Persa la madre in tenera età, viene affidato dal padre, passato a seconde nozze, ad alcuni zii che lo avviano all’agricoltura. Le prime opere lasciano già intuire il suo talento, suscitando lo stupore e l’ammirazione dei compaesani e persino l’interessamento del sindaco del paese che ottiene per lui una borsa di studio di trenta lire mensili. Il giovane Maltese può così trasferirsi a Napoli dove si iscrive verso il 1870 all’Istituto di Belle Arti. Conseguito il diploma di scultore nel 1879, si trasferisce a Roma dove frequenta per due anni lo studio dello scultore verista Giulio Monteverde. Questi nel 1882 gli procura il primo prestigioso incarico, proponendolo per i lavori di decorazione del castello di Chenonceaux nella Loira. A seguito di contrasti con nuovi appaltatori, lo scultore lascia i lavori e si trasferisce a Parigi, dove vive eseguendo ritratti a carboncello. Il soggiorno parigino gli consente di entrare in contatto con l’Impressionismo. Tornato in Italia, realizza a Forio per la signora Wagner alla “Mezza Torre” alcune statue e gruppi in bronzo, tra cui i Pidocchiosi (1881); l’anno seguente espone a Napoli Graziella, scultura condannata dalla critica ufficiale.

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Il disastroso terremoto che il 28 luglio 1883 sconvolge Ischia distrugge la casa di famiglia e uccide gli unici parenti rimastigli, il fratello e il nipotino. L’artista sceglie di restare nella sua terra natale e, ottenuta in enfiteusi dal comune di Forio la più antica delle torri di difesa, il Torrione, vi si ritira, adattandola a sua dimora e studio. I soggetti prediletti sono personaggi della realtà quotidiana e della società foriana dell’epoca: pescatori, contadini, popolani, borghesi. Sono gli stessi personaggi che ispirano e animano anche le poesie in dialetto foriano. Il vernacolo foriano è il mezzo espressivo che gli consente anche di colpire la corruzione di politici locali con satire pungenti, divulgate nel 1892 in anonimato nel libello Cerenne. Nel 1901 sposa la pittrice inglese Fanny Jane Fairer che gli resta accanto fino alla morte, avvenuta il 21 agosto del 1913. Le sue spoglie, forse a causa dei contrasti e delle polemiche politiche, non hanno trovato degna sepoltura e riposano nella fossa comune del cimitero di Forio. (fonte: www.cdlstoria.unina.it)

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foto di Gerardo Calise

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