CRONACA

«Sono volato dal primo piano, mi è sembrato di essere in un sogno»

La toccante testimonianza dell’avvocato Agostino Iacono, che rievoca quei pochi secondi di terrore che sconvolsero la comunità del Majo e non solo

Sono passati tre anni. Sono tante le storie che si raccontano su quei sei secondi, ne abbiamo sentite davvero tante e tutte drammatiche. La tua è una di quelle che si fa davvero fatica a dimenticare. Come racconti quei sei secondi e tutto quello che è venuto dopo?

«Ogni anno che passa, ripensando a quegli attimi tremendi che hanno sconvolto la vita dell’intera zona di Piazza Majo, riaffiorano sempre i ricordi di ciò che mi capitò. Credo molto in Dio, e sono convinto che in quegli attimi questo rapporto che ho col Signore è stato decisivo, visto che in sostanza sono stato miracolato».

Cosa stavi facendo quando arrivò la violenta scossa?

«Esperienza drammatica e indimenticabile. Sono caduto nel vuoto e ho invocato Dio per trovare il modo di uscire da quella situazione. Sentivo le urla della gente, e ho capito che ero stato fortunato a uscirne vivo»

«Come ogni sera, prima di uscire con gli amici, stavo per fare una doccia. Avevo appena salutato i miei nipotini che mi erano venuti a trovare, e anzi devo dire che è stata un’autentica fortuna che i nipotini se ne fossero andati proprio quindici minuti prima del sisma. Prima della doccia mi ero seduto sul divano guardando un programma, “I quattro ristoranti” di Alessandro Borghese, che mi piace. All’improvviso, mi sono trovato nel buio più completo, pensai per un attimo di aver preso sonno e di essere immerso in un sogno particolare. Poi dopo c’è stata la caduta verso il basso, ad altissima velocità, come un ascensore che non ha più freni, e a quel punto mi sono reso conto che si trattava del terremoto. Del resto, tramite i racconti di famiglia e la lettura di alcuni libri, ho sempre avuto, anche indirettamente, la percezione di ciò che quel territorio più volte aveva vissuto, in quanto ripetutamente colpito attraverso i secoli da eventi sismici. In sostanza, sono precipitato dal primo piano al piano terra, attraverso una voragine nel solaio, nella quale sono caduto insieme a tanti altri oggetti: macerie, mobili, persino il pianoforte. Poi mi sono rialzato, nonostante le tante contusioni: non sentivo dolore perché l’adrenalina era fortissima, avevo la sensazione di essere finito diversi metri sotto terra. Non avevo la percezione di dove mi trovassi esattamente. In realtà ero caduto seguendo una direzione diagonale, non verticale. Ho guardato in alto laddove credevo fosse la superficie, e ho avuto un dialogo interiore con Dio: mi sono rimesso a Lui, chiedendo di poter uscire da quella drammatica situazione. A quel punto i miei occhi hanno avvertito una luce che mi ha consentito di rendermi conto che ero al piano terra, e di poter uscire dall’edificio».

Ads

E una volta uscito in strada?

Ads

«Una volta uscito sulla strada le sensazioni furono molto forti: da un lato sentivo urla altissime di persone impaurite, dall’altro mi rendevo conto di essere stato molto fortunato, perché la situazione avrebbe potuto essere ben peggiore».

Quando hai capito che c’erano state due vittime?

«Inizialmente correvano varie voci tra la gente, secondo cui le vittime erano in misura maggiore. In realtà, quando poi sono giunto all’Ospedale Rizzoli di Lacco Ameno, che peraltro era stato evacuato, mi arrivarono voci più precise che riferivano di un bilancio pari a due vittime. Pensando che esse fossero di Piazza Majo, zona dove ci conosciamo tutti, chiesi subito chi fossero, ma mi fu detto che si trattava di persone che non vivevano a Casamicciola. In quel momento mi tornarono in mente le parole del Parroco Morgera secondo cui non ci sarebbero state vittime casamicciolesi, però si tratta di sensazione e pensieri che uno vive in quei momenti tumultuosi».

A distanza di tre anni, Agostino Iacono può dire con certezza che quelli sono attimi che non potranno mai essere dimenticati?

«Non potranno mai essere dimenticati. Sono ricordi che vivono in noi, ed essi devono fungere da esperienza, affinché tutti possiamo ritornare in sicurezza in quei luoghi. Si tratta di ricordi che ci riportano alla Storia di questi luoghi, e ci accomunano alle esperienze degli altri terremotati in altri territori. Quei secondi, che rivivono nella memoria, fanno rivivere situazioni capitate anche ad altri, anche se non avresti mai creduto che un giorno le avresti vissute anche tu. Spero vivamente che il ricordo rimanga tale, e che sia metabolizzato in maniera positiva, evitando che tali esperienze trascinino chi le ha vissute in una vita di ansia e di paura costanti, perché affrontarli non è semplice».

Articoli Correlati

0 0 voti
Article Rating
Sottoscrivi
Notificami
guest

0 Commenti
Inline Feedbacks
Visualizza tutti i commenti
Controllare Anche
Chiudi
Pulsante per tornare all'inizio
0
Mi piacerebbe avere i vostri pensieri, per favore commentatex