Sospensiva negata, demolita la casa della Iaccarino
Ultimato l’abbattimento del blocco 5 in località Maio, l’ultimo tassello portato a compimento dopo la decisione dei giudici del Tar Campania che non avevano accolto le richieste della ricorrente casamicciolese. La ditta Epsilon ha lavorato alacremente ultimando le operazioni a tempo di record, adesso con altrettanta celerità si cercherà di rimuovere le macerie
Si è conclusa in tempi record la demolizione della casa di Raffaella Iaccarino al “Blocco 5“ del piano delle “demolizioni pubbliche” varate dal Commissario Giovanni Legnini. L’abbattimento dell’immobile si è praticamente chiuso venerdì 22 novembre. La ruspa della Epsilon Costruzioni ha lavorato alacremente per concludere l’opera di abbattimento del Majo a 48 ore dalla decisione del Tar Campania, che aveva negato la sospensiva, dell’immobile ubicato in via Spezieria. Adesso si lavorerà per rimuovere le macerie in tempi altrettanto celeri, martedì ricorre il secondo anniversario dell’alluvione e non sono escluse visite istituzionali di rilievo, su tutte quella del ministro Musumeci. Si chiude così la lunga e complessa vicenda ruotata attorno a Raffaella Iaccarino ed al suo fabbricato, assurta agli onori della cronaca soprattutto per il contenzioso giudiziario che l’ha trasformata in una sorta di braccio di ferro: una prima sospensiva (inaudita altera parte) accolta agli inizi di questo novembre in favore di Raffella, poi una seconda che accordava al comune di procedere all’abbattimento delle case vicine inserite nello stesso “blocco 5” ed infine l’ultima sentenza con cui è stata definitivamente respinta l’istanza di sospensiva presentata da Raffaella Iaccarino, sfollata del sisma, che chiedeva di annullare l’efficacia di un’ordinanza sindacale e dei provvedimenti della struttura commissariale .
La V Sezione del Tribunale Amministrativo Regionale della Campania ha infatti respinto le richieste della ricorrente che chiedeva l’annullamento dell’ordinanza sindacale firmata dal sindaco Giosi Ferrandino lo scorso 8 ottobre con la quale veniva sancito l’abbattimento dell’abitazione della Iaccarino perché ritenuta pericolosa per la pubblica e privata incolumità. La Iaccarino aveva tentato di dimostrare con perizie tecniche e geologiche lo stato di sicurezza ed il mancato pregiudizio per la pubblica incolumità con la ferma volontà di restare a vivere la Majo, ma questione non è bastato. Con una istanza di condono pendente, in attesa di definizione che di fatto dopo la demolizione ne pregiudicherebbe ogni diritto al risarcimento post sisma e soprattutto alla ricostruzione in loco per quanto stabilito dal Piano della Ricostruzione (PdRi) e dal PAI dell’autorità di bacino in ordine ai rischi idrogeologici il timore di perdere ogni diritto l’ha spinta a ricorrere al TAR. Nell’ordinanza, i giudici del TAR però, rilevano che acquisita la difesa dell’avvocatura di Stato a supporto del commissario Legnini “non sussiste il danno grave e irreparabile” e sottolineano che “la realizzazione degli interventi di demolizione pubblica non pregiudica in alcun modo i diritti e gli interessi legittimi dei soggetti titolari degli immobili demoliti, sia con riguardo al diritto al conseguimento del contributo per la ricostruzione o per la delocalizzazione, che della definizione delle eventuali domande di condono edilizio pendenti”. Le demolizioni pubbliche nella zona alta di Casamicciola Terme (gravemente danneggiata dal sisma del 21 agosto 2017) volute dal Comune di Casamicciola Terme e dalla struttura commissariale alla Ricostruzione guidata da Giovanni Legnini, dunque proseguono senza intoppi, soprattutto dopo aver superato gli ostacoli legati al Tar.
L’amarezza di Raffaella:«Avrei voluto creare qui il mio futuro, con la mia famiglia, mio marito ed i miei figli per conservare le mie radici, la casa che mio padre e mia madre mi avevano lasciato dopo anni di sacrifici»
Raffaella Iaccarino non ha nascosto la sua amarezza: «Avrei voluto creare qui il mio futuro, con la mia famiglia, mio marito ed i miei figli per conservare le mie radici, la casa che mio padre e mia madre mi avevano lasciato dopo anni di sacrifici e duro lavoro. Oggi mi sento violentata e sradicata dalle mie origini, dal luogo dove sono nata e cresciuta. Dispiace anche per mia madre che alla sua età, ad 84 anni ha dovuto affrontare anche questo». E proprio l’anziana ma coriacea mamma della Iaccarino, Elia Senese, commenta così: «Avevamo comprato questa casa, non ero ancora sposata, era tra i ruderi del terremoto del 1883, in una zona dove si trovavano chiese e luoghi sacri ed appartenuta a tre fratelli sacerdoti anche loro della famiglia Senese: ho sostenuto mia figlia Raffaella in questa battaglia, sono orgogliosa di come ha combattuto per la casa che avevamo voluto lasciare a lei ed ai suoi fratelli. E andata così, ma noi ci siamo battuti per tenere in piedi la casa ed il Majo invece l’hanno demolita. Sto male, molto male per questo, ma rifarei ogni battaglia».