Cari cittadini ischitani, come vedete continuo a scrivere per voi e non per chi ci amministra. Avete sicuramente saputo della “figurella” fatta dall’Amministrazione di Enzo Ferrandino e dei suoi 13 consiglieri comunali con l’aggiunta degli assessori.
Il Tar Campania è intervenuto pesantemente ed in attesa di emettere la sentenza definitiva ha detto a muso duro al Comune che tutta l’operazione baretto a Punta Molino va esaminata attentamente. Io e Gianni Vuoso, dell’altro quotidiano, avevamo invitato l’Amministrazione ad una operazione di trasparenza su quello che si doveva fare in quel posto. Pensavamo che l’operazione era sbagliata perché le regole del gioco sembravano essere state disattese.
Marco Iacono si era buttato in una avventura e io e Gianni comprendendo le difficoltà del giovane imprenditore pensavamo di risolvergli il problema creando in quel posto un bar culturale degno di Ugo Calise al quale era stata intestata la piazzetta e nello stesso tempo evitare la bruttura ambientale di mettere il baretto all’esterno. Lo stabile del Carcere è affidato ad una associazione che non riesce a valorizzare bene la struttura. Una bouvette di 10 metri quadri all’interno ed una convenzione dell’associazione con Iacono non dava al Comune la possibilità di non incorrere nelle ire del Tar? Sarebbe rimasta da risolvere solo la questione della signora Di Leva.
Apprendo ora, da fonte ben informata, che lo sponsor dell’operazione andata per ora a male, è un potente papà di un consigliere comunale che ha sostituito quello che comunemente viene indicato da tutti noi come colui che per quattro soldi ha venduto l’anima al diavolo. I vecchi lupi continuano imperterriti ad uscire dal bosco. Non lo fanno più per fame ma per loro natura. Intanto il baretto è stato chiuso.
