Le ripercussioni del fallimento della più antica agenzia di viaggi inglese non produrrà danni eccessivi su Ischia. Ma dovrebbe far riflettere molto chi opera nel turismo ad Ischia. Negli ultimi dieci anni internet ha rivoluzionato il modo di fare turismo per il 66% delle persone che vogliono andare in vacanza. Si è passati da tour operator con la brochure a prenotare di persona per cercare il prezzo migliore adeguato alla qualità dei servizi richiesti. Sono schizzati in alto i fatturati di Airbnb, Expedia, Booking e delle compagnie aeree low cost. Operatori turistici, italiani e non, di grande fama hanno alzato bandiera bianca. La crisi turistica ad Ischia è dovuta anche al non aver capito in tempo questa tendenza?
Ischia, come presenze, si sta difendendo abbastanza bene. Lo dimostra il buon andamento delle presenze a partire da giugno. L’aver aderito ai servizi dei sistemi informatici, anche pagando una commissione elevatissima per i prezzi bassi praticati dagli alberghi, dimostra una certa elasticità degli operatori verso la direzione della ricerca del nuovo e dell’efficienza. Ma può il sistema Ischia reggere con fatturati così minimali come quelli realizzati? A sentire molti albergatori sembrerebbe di no. Ed allora? Bisognerebbe che alcune persone pensanti con l’aiuto di professionisti veri del settore si mettessero a ragionare un po’ per arrivare a formare un progetto.
Sarebbe compito delle associazioni di categoria compulsare gli amministratori e trovare tutti insieme le risorse per strutturare per i prossimi venti anni il turismo dell’isola.
Provvedimenti, iniziative estemporanee e mediocri, buttate di confetti servono solo a piccoli amministratori pubblici e privati a far passare la giornata. Se fallisce nel mondo complesso in cui siamo un colosso come la Cook guardatevi intorno e convenite con me che bisogna veramente darsi da fare. Da subito.
