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Spaccio e caccia illegale, doppia assoluzione per Di Costanzo

ISCHIA. Doppia assoluzione per Pasquale Di Costanzo. Il giudice penale della sezione di Ischia del Tribunale, dottor Alberto Capuano, ieri in aula ha letto il dispositivo che manda assolto il 40enne baranese dalle due accuse rivoltegli in seguito a un episodio risalente al maggio di due anni fa. Un risultato dunque pienamente positivo per la difesa, sostenuta dall’avvocato Nicola Lauro, e forse non facilmente pronosticabile, viste le non semplici premesse. Il primo capo d’imputazione era quello relativo alla produzione e allo spaccio di sostanze stupefacenti: come si leggeva nella richiesta di rinvio a giudizio, l’accusa ai sensi dell’articolo 73 del Testo unico sulla droga veniva lanciata perché senza l’autorizzazione di cui all’articolo 17, l’imputato “deteneva, occultato all’interno di due fusti di plastica riportanti lo scritta olio di palma con numeri identificativi – in suo possesso in quanto aiuto cuoco presso il ristorante Il Bracconiere sito in Serrara Fontana – al fine di cessione e vendita a terzi non identificati, sostanza stupefacente del tipo marijuana del peso lordo complessivo di kg 1.553,38, sostanza che, per qualità, quantità e modalità di detenzione – unitamente a un bilancino di precisione ed un bicchiere misuratore – non appare destinata ad uso personale”. L’altro capo d’imputazione era quello relativo al reato previsto dall’articolo 21 lettera r e articolo 30 lettera h della Legge 157/1992 sulla caccia, che prescrivono il divieto di usare a fini di  richiamo  uccelli  vivi  accecati  o  mutilati ovvero  legati  per  le  ali  e  richiami  acustici  a  funzionamento meccanico,  elettromagnetico  o   elettromeccanico,   con   o   senza amplificazione del suono. Reato ipotizzato perché l’imputato, come recitava l’accusa, “aveva apposto su un appezzamento di terreno in località Barano d’Ischia alla via Candiano apparati acustici (un apparato da richiamo acustico marca Multisound D8RX con cassetta mem T825/b); una tromba acustica marca Bsc elettronica; un timer marca Perry) utilizzati per il richiamo illegale per l’avifauna”.

L’episodio che dette origine alla vicenda risale al 2 maggio 2016, quando alcune guardie zoofile, insieme a un agente di Polizia, si recarono in località Buonopane-Candiano dove erano state segnalate attività di bracconaggio. Durante l’appostamento alcuni operatori rinvennero, celati all’interno di alcune buste, quattro secchi di plastica ad uso alimentare, che erano occultati dietro un canneto. Fu all’interno di due di quei secchi che fu ritrovata la marijuana, suddivisa sia in buste sia in involucri di carta d’alluminio pronte allo spaccio, oltre al bilancino di precisione racchiuso in un astuccio. L’appostamento era continuato allo scopo di individuare colui che aveva posto in essere quella che aveva tutta l’aria di essere una lucrosa attività di spaccio. A quel punto entrò in scena il Di Costanzo che, arrivato sul fondo, liberò i propri cani custoditi in un fabbricato che si erge nelle vicinanze, e – secondo il racconto degli appostati – subito dopo si avvicinò al punto del canneto dove erano celati i secchi con la sostanza stupefacente, cercando di afferrare tali contenitori, prima di avvedersi della presenza degli operatori. L’imputato negò ogni addebito, sostenendo di essersi recato nel fondo per occuparsi dei propri cani e di essersi avvicinato per curiosità alle buste di plastica. Il Di Costanzo si dichiarò cacciatore con regolare porto d’arma. Nel vicino fabbricato furono rinvenute alcune cartucce di fucile, e un richiamo, illegale come quello trovato nel fondo.

In breve gli inquirenti accertarono che l’imputato lavorava come aiuto cuoco presso il ristorante “Il Bracconiere”, il cui titolare confermò che nell’esercizio si impiegava normalmente l’olio di palma, fra l’altro della stessa marca di quella che era stata contenuta nei secchi rinvenuti nel canneto. I sospetti si rafforzarono dopo una serie di accertamenti, che svelarono (attraverso numeri di lotto e fatture di fornitura)  come un paio di quei contenitori di olio fossero stati venduti dalla ditta Lombardi Catering Srl di Forio al ristorante “Il Bracconiere”.

Fu anche effettuato un accertamento tecnico per evidenziare eventuali impronte papillari sul bilancino di precisione sequestrato dalla Polizia, ma le analisi condotte tramite trattamento con estere ciano acrilico e polveri ferromagnetiche diede esito negativo, non evidenziando alcun frammento di impronta papillare utilizzabile per effettuare confronti.

Il dibattimento si è concluso ieri mattina, dopo la deposizione testimoniale dell’Agente scelto di Polizia Di Mario e del signor Di Meglio, contitolare del Ristorante “Il Bracconiere”. Il pubblico ministero aveva chiesto il riconoscimento della penale responsabilità e una condanna a un anno e sei mesi di reclusione con 10mila euro di multa: di contro, l’avvocato Nicola Lauro, difensore di fiducia del Di Costanzo, nella sua articolata arringa finale si è concentrato soprattutto sul primo capo d’imputazione, il più grave, affermando l’estraneità del proprio assistito in quanto quest’ultimo si era avvicinato ai secchi che contenevano la sostanza stupefacente soltanto perché i propri cani, una volta liberati, si erano spinti nella zona del canneto, annusando il terreno proprio nei pressi dei contenitori. In sostanza, secondo la linea difensiva non sarebbe stato il Di Costanzo a occultare la sostanza nell’area occultata dal canneto, bensì un altro soggetto, allo scopo di allontanare da sé il materiale “scottante” che costituiva prova dello spaccio. Di qui la richiesta di assoluzione, reiterata anche per il secondo capo di imputazione. Il giudice Capuano al termine dell’udienza ha quindi assolto Pasquale Di Costanzo dall’accusa di produzione e spaccio di stupefacenti “per non aver commesso il fatto”, accogliendo dunque la ricostruzione dell’avvocato Lauro. L’imputato è stato altresì assolto, “per lieve tenuità del fatto”, in relazione all’accusa di aver utilizzato richiami da caccia illegali, completando così l’ “en plein” della strategia difensiva.

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Francesco Ferrandino

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