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Spaccio di droga, assolto trentenne ischitano

La difesa, sostenuta dall’avvocato Massimo Stilla, ha dimostrato l’infondatezza dell’accusa di spaccio oltre che della credibilità della “fonte” che aveva innescato l’operazione di polizia: la sostanza rinvenuta era per uso personale

Assolto perché il fatto non sussiste. È questo il verdetto del giudice Rocco che ha fatto cadere ogni accusa nei confronti di Giuseppe Mattera, il trentenne isolano che era stato accusato di detenzione di sostanze stupefacenti ai fini di spaccio. Accusa basata sugli esiti di un’operazione di polizia oramai risalente nel tempo, cioè ai primi di maggio del 2014, quando due agenti eseguirono una perquisizione presso la casa del Mattera, dopo aver avuto notizia, acquisita da fonte confidenziale molto attendibile, secondo cui il giovane era dedito ad eseguire attività di spaccio a Ischia, precisamente in località Cartaromana. In seguito all’ispezione nell’appartamento, la polizia rinvenne due involucri di “hashish”, del peso complessivo di gr. 35,00 circa, un bilancino di precisione e un coltello per il taglio della sostanza. Sulla base di tali indizi, la Procura ha ritenuto che Giuseppe Mattera detenesse tale sostanza allo scopo di venderla a terzi.

Tuttavia durante il dibattimento il suo legale di fiducia, l’avvocato Massimo Stilla, è riuscito sostanzialmente a smontare l’impianto accusatorio, provando attraverso la deposizione di testimoni e con dovizia di produzione documentale, che il Mattera all’epoca dei fatti aveva un regolare contratto di lavoro per oltre sette mesi annui come cameriere presso una rinomata struttura ad Ischia, mentre durante la stagione invernale lavorava con la stessa qualifica in Svizzera. Dunque, l’accusato percepiva una congrua paga mensile, e di conseguenza aveva tutte le possibilità per acquistare la sostanza allo scopo di farne un uso personale esclusivo.

Un’altra importante linea strategica articolata dall’avvocato Stilla è stata tesa a dimostrare che la fonte confidenziale, sebbene ovviamente non resa nota dalla polizia giudiziaria, non era attendibile in quanto si tratta di un ex amico dell’accusato che, a seguito di dissapori tra i due, lo aveva segnalato alla Polizia, essendo perfettamente a conoscenza dove il Mattera custodiva la sostanza: infatti i due per un lungo periodo erano stati soliti consumare insieme la sostanza acquistata per uso personale.

Inoltre, come ha argomentato l’avvocato Stilla, il bilancino di precisione serviva solo per pesare la sostanza che il giovane acquistava a blocchi di 40/50 grammi alla volta: un’attitudine che si spiega con l’obiettivo di evitare “fregature” sulla pesatura. È noto infatti in certi ambienti che non viene mai ceduto il quantitativo esatto per la cifra sborsata. Per quanto concerne il coltello rinvenuto, esso serviva per tagliare pezzetti di sostanza per il fabbisogno giornaliero, ed evitare così di andare in giro con una stecca molto grande e, quindi, incorrere in guai in caso di controlli di polizia.

Ulteriore elemento evidenziato dalla difesa era costituito dal fatto che a seguito della perquisizione non erano state rinvenute pellicole di cellophane, che servono per confezionare le singole dosi di sostanza stupefacente, in caso di vendita a terzi. Cosa che evidentemente non riguarda il Mattera. Una serie di motivi e di argomentazioni che hanno portato all’esito di ieri mattina quando il giudice ha assolto Giuseppe Mattera, riservandosi un termine di novanta giorni per il deposito delle motivazioni della sentenza.

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