LE OPINIONI

IL COMMENTO Ischia ed il concetto di unità delle ZES

DI LUIGI DELLA MONICA

Il decreto-legge n. 124/2023 istituisce, a partire dal 1° gennaio 2024, la Zona economica speciale per il Mezzogiorno – “ZES unica” che comprende i territori delle regioni Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sicilia, Sardegna e che sostituisce le attuali Zone economiche speciali frammentate in 8 diverse strutture amministrative. La costituzione di un’unica ZES consentirà di massimizzare nello scenario internazionale l’impatto competitivo dell’intero Mezzogiorno con il suo già rilevante apparato produttivo, che rappresenta un potenziale da valorizzare nelle sue molteplici articolazioni settoriali e territoriali, con riconoscimento di eguali chance di sviluppo a tutti i territori dell’Italia meridionale e a tutte le imprese già insediate nel Sud, o che in esso volessero insediarsi. Ai fini di favorire una immediata e semplice conoscibilità della ZES unica e dei benefici fiscali riconosciuti alle imprese viene inoltre istituito il portale web della ZES unica nonché lo Sportello Unico Digitale ZES – S.U.D. ZES nel quale confluiranno gli sportelli unici digitali già attivati, nel sistema vigente, presso ciascun Commissario straordinario ZES, e che svolge le funzioni dello sportello unico per le attività produttive (SUAP) – estratto dal sito politichecoesione.governo.it. 

Vediamo il motivo per cui sono state istituite le macro aree del Sud: essenzialmente puntare ad un rilancio che possa replicare il miracolo economico italiano, partendo dal Sud. La sera di giovedì 16 novembre 2023 in Napoli, il marchese Sanfelice di Bagnoli ha accolto presso il Circolo dell’Unione, congiuntamente al Presidente Stefano Stanzione,i membri del Centro Studi Regione Mezzogiorno Regione Mediterranea EuMed, tra cui il prof. Renato Briganti, il prof. Canio Trione, il prof. Adriano Giannola, il prof. Fabio de Felice,  l’ing. Giovanni Visco, l’ing. Nicola Galdiero, il dott. Mario Galdiero, la prof.ssa JunaSpeltra, il dott. Stanislao Napolano ed il sottoscritto, per avviare l’organizzazione del convegno che vedrà le facoltà di Economia del Mezzogiorno confrontarsi sul futuro dell’intero Sud.  Il nostro Mezzogiorno può e deve modificare il proprio destino e con esso Ischia. Solo se si è convinti che questo destino lo possiamo contrastare con la nostra volontà, con la nostra tenacia, allora abbiamo buone speranze affinché tutto cambi. Il marchese Sanfelice, dall’alto della sua esperienza, ha descritto l’attuale condizione del Mezzogiorno con la possibilità di invertire lo stato delle cose attraverso una chiara visione di ciò che debba essere questo nostro Mezzogiorno e con un percorso ben definito. A tal uopo, il prof. De Felice ha rappresentato la poca attenzione che il mondo delle imprese meridionali ha nell’immaginare una strategia unitaria finalizzata ad uno sviluppo unitario del Mezzogiorno proiettato tra cinque/dieci anni, questo è un vulnus che non ci permetterebbe di progettare il nostro futuro. Mi viene da pensare quanti e quali ischitani abbiano compreso che il cambiamento non sarà nel 2030, ma dovrà pianificarsi ora, in queste settimane, in questi mesi.

Graziano Petrucci bene evidenziava che siamo tenuti a definire questo futuro con una visione ben chiara di cosa debba essere il Mezzogiorno, Ischia a pieno titolo. Siamo in una fase storica in cui si tende a modificarel’assetto istituzionale, questa è l’occasione dove il Mezzogiorno deve puntare a ritrovare la propria unitarietà, perché solo una entità di tal genere può competere in contesti macro economici. Non mi riferisco al Comune Unico, perché non ho la forza politica, né l’ardire di sostituirmi all’elettorato, ma la sfida della globalizzazione, ci impone un’azione coordinata e simmetrica sull’intero territorio insulare. Va operato con intelligenza un cambiamento di passo, senza creare allarmismi di sorta, ma va fatto. Il Centro Studi per il Mezzogiorno elaborerà un manifesto programmatico da rendere pubblico al più presto e chi sa che non vi saranno in esso spunti riflessivi per la realtà ischitana. Non è necessario uno svecchiamento anagrafico per rinnovare il tessuto produttivo e la catena di comando delle Istituzioni locali, ma una pacifica rivoluzione culturale delle coscienze, delle menti, delle visioni di insieme della comunità, adottando i campanilismi non più come un ostacolo alla crescita, ma un’ occasione di rilancio delle peculiarità del territorio. È arduo e utopistico dire basta alle lotte fra vicini e confinanti, come primo inizio di cambiamento, ma sicuramente l’unione e non la divisione porterà una nuova ricchezza strutturale e stratificata nel territorio, al cospetto della globalizzazione, che non è un pericolo potenziale ormai, ma una realtà concreta ineluttabile a cui adattarsi. Il problema non è più neanche obbligare tutti gli ischitani al bilinguismo, che potrebbe essere una idea innovativa, ma autoritaria e mal digerita da tutti, quanto a spogliarsi della atavica grettezza che tutto quanto proviene dalla terraferma sia un disvalore per l’isola e quindi predisporsi all’accoglienza in astratto ed in concreto. Esistono dinamiche frequenti, per cui un operatore “sconsiglia” un altro soggetto economico erogatore di servizi per il turista, per il vile tornaconto personale, perché quest’ultimo non gli conferisce un compenso di procacciamento, celando proditoriamente all’ospite magari una eccellenza, anche solo per la gelosia dell’emersione del concorrente.

Pierluigi Sanfelice di Bagnoli

Si passeggia in certe località isolane, quasi placcati come i quaterback del football americano, per essere invitati a sedere a tavolo di un ristorante, ma quanti di loro, in caso di overbooking degli ospiti, sono disponibili a fare squadra con i colleghi ed indirizzare i richiedenti ad un altro esercizio? Vi rispondo subito, nessuno. Lo scopo di ciascun operatore, per tre mesi all’anno, è il pieno del locale, costi, quello che costi, anzi lui deve essere pieno ed il vicino vuoto; anche se non si ferma a pensare che è migliore la figura verso un turista di dire “non ho posto, ma vada dal mio vicino” piuttosto che dirgli “aspetti il secondo turno dopo le 23.00”, magari costrigendolo con un bimbo piccolo a patire la fame. Si tratta di esempi volgari, ma ficcanti nella realtà quotidiana, che sono applicabili anche ai lidi, agli alberghi ed altri servizi di intrattenimento, per cui gli isolani devono capire che agli occhi degli ospiti non fa differenza il bel ristorante x da quello y, ma l’essere stati a Ischia, vivere l’italian style, ascoltare bella musica e vivere in serenità in clima culturale e meteorologicamente ottimale, mangiando e bevendo al top. Tutti noi dobbiamo interrogarci nel profondo delle nostre menti e delle nostre empatie per sognare un’isola d’Ischia migliore e competitiva nel Mondo, ma li si può fare solo uniti, liberi e coesi.

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