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Spettacolo in mare, il ritorno dei grampi al largo di Ischia

Gianluca Castagna | Il mare di Ischia che non ti aspetti. Abituati come siamo, specie d’estate, a considerarlo spazio affollato da vacanzieri o piattaforma dove natanti di ogni tipo sfrecciano, anche a velocità assassine, lungo le sue infinite traiettorie. Uscire dalla zona di (s)conforto, quasi sempre, dona regali inattesi.
Bastano poche miglia per incontrare, nell’acqua di un blu eccezionale, tutta la bellezza non corrotta, ma non intatta, degli abissi. Un patrimonio di biodiversità che continua a offrire testimonianze della sua ricchezza malgrado l’uomo, stordito dall’ingordigia e da un senso demenziale di onnipotenza, si diverta ancora a graffiare, cacciare e distruggere, incapace di ascoltarne il lamento.

I cetacei esercitano da sempre un fascino ineguagliato, ai limiti del sortilegio. Sia per l’ambiente in cui vivono e il mistero che li circonda, sia perché dispongono di un linguaggio, di capacità relazionali, di un’intelligenza e una memoria sofisticatissime. Ancora tutte da scoprire.
Balenottere, capodogli, stenelle, tursiopi, grampi e delfini comuni. Il mare di Ischia è ben conosciuto per la sua alta biodiversità pelagica, da tempo una delle aree al centro del lavoro di ricerca, monitoraggio e lettura dei dati di Oceanomare-Delphis Onlus (ODO), ente non-profit che opera per lo studio e la tutela dei cetacei e degli ecosistemi in cui abitano, grazie ad azioni di conoscenza, conservazione e informazione.
Un veliero storico, il Jean Gab, costruito nel 1930 nel cantiere Grossi di Marsiglia, è oggi un’imbarcazione laboratorio per ricerche e campi studi dove fare dolphin watching (da maggio a ottobre) e incontrare questi splendidi signori del mare.
Nelle sue crociere, anche giornaliere, ospita esperti biologici, studenti e dottorandi, ma anche persone comuni che hanno così l’opportunità di vivere l’esperienza unica di un contatto diretto, qualche volta a distanza ravvicinatissima, con i cetacei e con un microambiente speciale dove tutti – in fondo – diventano un po’ biologi e acquisiscono un ruolo centrale nella vita a bordo.
I risvolti sono molteplici: educazione e sensibilizzazione all’ambiente marino, contributo all’economia locale, miglioramento delle conoscenze sui cetacei, riduzione delle pressioni della caccia ai mammiferi marini.

Anche “Il Golfo” ha partecipato a un’uscita in mare in una giornata particolarmente fortunata.
Una dozzina di esemplari di grampi (Grampus griseus) si sono rivelati all’equipaggio e ai volontari del Jean Gab nel loro moto sinuoso, concedendo il privilegio di un incontro abbastanza raro.
Perché – non bisogna mai dimenticarlo – anche la fortuna, negli avvistamenti, gioca la sua parte. Cerchiamo animali liberi e non ci sono orari nè punti certi per incontrarli. Bisogna accettare l’idea di dover affrontare anche qualche ora di navigazione senza vedere nulla. Ma quando accade, il lungo e paziente lavoro di attesa viene ampiamente ripagato dall’emozione e dallo spettacolo che queste creature sanno regalare.

La partenza è dal porto di Casamicciola attorno alle 8.30. A bordo il capitano Angelo Miragliuolo, le due giovani ricercatrici Margherita Silvestri e Alessandra Staffelli, i collaboratori Livio e Carolina, Berta e Sterna (due simpatiche bestiole più perspicaci di una sentinella guardinga), più quattro ospiti/volontari del campo settimanale di ricerca provenienti dall’Italia, Francia e Stati Uniti. Storie di mare e storie di uomini che dall’alba al tramonto, quasi ininterrottamente, perdono il proprio sguardo nei flutti di un monitoraggio costante e prezioso.
Il caldo è già forte, ma basta allontanarsi dalla costa e la brezza del mare mitiga le temperature di un agosto da record. La destinazione è poche miglia a nord-ovest: l’area nota come “Canyon di Cuma”, ampia valle sottomarina tra le isole di Ischia e Ventotene che rappresenta da tempo un sito specializzato di riproduzione e alimentazione dei cetacei. Per la loro forma particolare, i canyon contribuiscono a concentrare i sedimenti, incrementando la circolazione delle acque, favorendo la risalita di sostanze nutrienti dal fondo grazie alle correnti ascensionali e funzionando perciò come formidabile serbatoio di cibo a disposizione di pesci, uccelli e mammiferi marini.
Già fuori dal porto comincia l’attività di avvistamento del team di Ischia Dolphin Project. A occhio nudo o con binocolo, scrutando squarci d’orizzonte in cerca di qualche segno. Lo scintillio del mare riempie gli occhi, splendido e monotono sotto la vuota curva del cielo. E’ solo con l’avvicinamento a una testata del canyon che vengono calati in acqua gli idrofoni, strumenti indispensabili per captare il suono dei delfini. «Uno a destra, l’altro, più corto, a sinistra, immersi a tre o quattro metri di profondità» ci spiega il capitano Angelo Miragliuolo. «Entrambi sono collegati al computer che, grazie a una scheda di interfaccia, trasforma il segnale analogico in digitale. La differenza di collocazione tra il primo e il secondo idrofono produce un angolo che aumenta o diminuisce secondo la correttezza dei nostri movimenti. La bioacustica ha oggi un ruolo importantissimo per lo studio dei cetacei nell’ambiente: riconoscere i segnali tipici di ciascuna specie consente l’identificazione e il comportamento degli esemplari anche a grande distanza».

Dopo un paio d’ore di ricerca, interrotte solo dall’avvistamento di alcune berte (anche loro censite da Oceanomare Delphis in collaborazione con Ardea), il primo suono significativo. Seguito dopo pochi minuti dall’avvistamento a occhio nudo. Eccoli davanti a noi: una piccola comunità di grampi, pronti ad affiancare il veliero, corrergli a fianco, giocare tra i flutti. Quasi una gara testa a testa con la prua del Jean Gab che taglia dolcemente l’acqua.
L’entusiasmo, alle stelle, è generale. Tutti si muovono seguendo le evoluzioni dei delfini. Livio e Carolina si trasferiscono sul tender per le riprese video sottomarine con la Go.Pro; Berta e Sterna corrono avanti e indietro, da prua a poppa; ricercatori e passeggeri prendono appunti, controllano le registrazioni acustiche al pc e scattano raffiche di foto per testimoniare un incontro decisamente speciale. La foto-identificazione permetterà ad altri ricercatori come Barbara Mussi (presidente Oceanomare Delphis Onlus), Carlotta Vivaldi (vice presidente) e Daniela Silvia Pace di riconoscere gli esemplari da alcune caratteristiche, come il profilo della pinna dorsale o dei segni permanenti sul corpo.
Una tecnica preziosa che fornisce informazioni cruciali sulla distribuzione dei cetacei, uso dell’habitat, stima delle popolazioni, strutture sociali, presenza stagionale, spostamenti e schemi di associazione.
I grampi forse non sono belli come i delfini comuni o eleganti come le stenelle. Ma sono dolcissimi e socievoli. In Mediterraneo, vengono definiti come una specie prevalentemente pelagica che vive tra i -500 e i -2000 metri. L’adulto raggiunge i 3.5 metri di lunghezza ed il peso di 400/600 kg. Il corpo è proporzionato, il rostro assente e la fronte bombata, come se avessero due meloni al posto della faccia. Gli adulti presentano sulla pelle dei graffi chiari ben visibili soprattutto sulla parte anteriore del corpo, graffi che contribuiscono a fargli assumere una colorazione quasi bianca. I piccoli, invece, sono più scuri. Proprio la presenza dei cuccioli fa ben sperare sullo stato di salute di questo parente prossimo del delfino, sottolinea l’importanza dell’area come sito di alimentazione, riproduzione e allevamento dei piccoli, e dunque indica la necessità di una maggiore attenzione dal punto di vista delle azioni di conservazione.

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E così una normale mattinata di avvistamento si è trasformata in una delle uscite più significative dell’estate. «La giornata di oggi è davvero straordinaria» commenta Miragliuolo. «Memorabile per quanto riguarda la raccolta dati, soprattutto acustici, di questa specie. A Ischia li chiamiamo i “monaci scurtecati”, ma non è così frequente avvistarli. Sono poco studiati proprio perché è raro incontrarli. Capitano stagioni durante le quali non li avvistiamo mai. Oggi li abbiamo osservati durante diverse attività: dall’alimentazione alla riproduzione, particolarmente favorevole durante i mesi estivi. Sono loro che ci hanno avvicinato, segno di una grande intelligenza e sensibilità. Poi li abbiamo lasciati. Non dobbiamo insistere troppo: dopo l’alimentazione, vogliono dormire o riposare».
«Sono particolarmente soddisfatto del lavoro svolto in questi primi giorni di agosto» continua Angelo Miragliuolo. «Da quando ci occupiamo di ricerca dei cetacei, quindi sin dagli anni ’90, non abbiamo mai registrato una tale quantità di suoni, di una tale ricchezza e pulizia. In questi giorni, sui grampi, abbiamo raccolto dati come forse nemmeno in 26 anni».
Suoni che verranno acquisiti, letti e decifrati per capire (e amare) meglio questi esemplari, molto particolari, appartenenti alla famiglia dei delfini.

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«Mi è capitato, in passato, di vedere anche da vicino dei mammiferi marini. Mai in maniera così sistematica» rivela Maria, ingegnere elettronico che si occupa dello studio dei comportamenti. «Ho saputo di questo progetto attraverso una persona che fa parte dell’associazione. Amo il mare, ho praticato la vela per tanto tempo, e fin da bambina i miei genitori mi portavano in giro per il Mediterraneo. Ho unito tutte queste cose ed eccomi qui, a questo campo di ricerca che mi incuriosisce molto. Sia per il comportamento dei delfini, sia per le modalità di studio».
La passione per il mare e per la scoperta di un mondo per certi versi misterioso e fantastico ha guidato anche Loretta e Rachel, che dalla giungla urbana di Los Angeles, in California, hanno voluto misurarsi con una realtà completamente diversa. «Dopo Ischia, che non conoscevamo, visiteremo Roma e Venezia, ma porteremo sempre con noi i ricordi di questo mare e di questa bellezza».
Emozioni analoghe anche per Marjolaine, che da Parigi, dove lavora in una compagnia assicurativa, è arrivata nel golfo di Napoli, «per conoscere il Sud e partecipare al progetto di Oceano Mare Delphis. Volevo fare un’esperienza per conoscere meglio questi animali, vederli nel loro habitat naturale. Una ricerca sul web mi ha condotta qui, sono felicissima di passare una settimana su un veliero che studia i mammiferi del mare». Ischia Dolphin Project offre la possibilità a chiunque lo desideri di imbarcarsi con il team di ricercatori anche per una sola giornata. Basta scrivere a postmaster@oceanomaredelphis.org.

Dopo pranzo, ancora euforici per l’avvistamento, continua per tutti l’attività di vedetta. C’è uno strano silenzio, a bordo. Si sentono solo i leggeri scricchiolii dell’alberatura sotto sforzo. La brezza spazza il cielo fuligginoso, irrompendo nella calma indolente della controra. Il mare increspato e qualche cresta bianca di spuma in lontananza possono trarre in inganno. Un capodoglio? L’occhio esperto di Angelo frena gli entusiasmi: sono solo tonni. Lasciamoli in pace, prima che qualche grosso peschereccio, malgrado i divieti, ne faccia mattanza.
Nel tardo pomeriggio lo specchio d’acqua riflette ormai un sole generoso ma radente. E’ tempo di tornare in porto spinti dal vento. L’isola si avvicina, mentre i signori del mare si allontanano immergendosi nel grande blu dipinto di blu. Che non è (solo) una canzone ma un colore. Pieno, denso, impenetrabile.
Per fortuna, nostra e loro, ancora misterioso e inaccessibile.

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