LE OPINIONI

Sport, stress e relax

Lo stato emotivo dell’atleta è fondamentale per la riuscita ottimale di una qualsiasi prestazione sportiva

Possiamo adottare diverse strategie per alleviare il nostro corpo dalla tensione da stress, ad esempio iniziare a praticare un’attività fisica è di grande aiuto. Ma attenzione, se non si è adeguatamente preparati, può diventare causa di altro stress. Infatti, la tensione muscolare, avvertita come indolenzimento, oppure contrattura in alcuni settori del corpo, deve essere scaricata attraverso un esercizio fisico dolce e graduale, per evitare di arrecare danni al nostro corpo già provato dalla tensione accumulatasi. Lo stato emotivo dell’atleta è fondamentale per la riuscita ottimale di una qualsiasi prestazione sportiva. Lo stress è una sensazione che conosciamo quasi tutti. Siamo affaticati, ma siamo obbligati in qualche modo a essere presenti a noi stessi, a tenere duro e andare avanti e a fare mille cose insieme.

Lo stress è una reazione fondamentalmente positiva

Se un gatto improvvisamente ci attraversa la strada e noi, non abbiamo una reazione di stress investiamo il povero gatto. Ma, lo stress acuto ci leva d’impaccio e cioè determina una cascata di eventi, le nostre ghiandole surrenali producono il cortisolo e noi siamo belli, attivi e riusciamo a superare il problema, questo è lo stress acuto. La maledizione è lo stress cronico. Quello che non è tanto legato a un fatto, ma ai pensieri. Quelli rimangono nella mente e fanno attivare il sistema di difesa, piano piano, tutti i giorni, si crea una situazione d’infiammazione cronica delle strutture nervose. Questa è la base di tanti disturbi. C’è chi crede, e le visioni più recenti lo accreditano, che la depressione sia una malattia che nasce da fenomeni infiammatori dei neuroni.

I motivi che generano stress

E’ stata fatta un’indagine su cinquecento persone, dai diciotto ai sessantacinque anni, e il 47% si è definito stressato. I motivi sono molto diversi tra l’uomo e la donna. Inlinea generale prevalgono i problemi economici e di lavoro. Per gli uomini quasi il 50% ha come elemento di stress il capoufficio, il collega. Per le donne l’elemento stressante è il partner o la famiglia. Anche il traffico è percepito come sorgente di stress, come lo stress che è prodotto all’interno di una coppia e tante cose che noi facciamo quotidianamente anche in una vita normale. D’altronde il lavoro è quello che ci mantiene vivi, il traffico è il mezzo attraverso il quale noi, volente o nolente, dobbiamo immergerci nel corso della giornata e può attivare in noi questo stato costante di allarme, allarme che genera infiammazioni nel nostro organismo. C’è lo stress cronico e uno stress, invece, che è il momento in cui devi avere una reazione attiva. Lo stress cronico è la goccia giorno dopo giorno, è la goccia cinese, è quello che porta il nostro organismo dall’avere un rapporto di osservazione dell’ambiente ad avere un rapporto d’attenzione per l’ambiente. Per esempio, anziché avere lo stesso grado di attenzione che hai quando guidi in autostrada, metti fuori la freccia, inserisci la guida di montagna, cambiare marcia, attenzione alle frenate, questo ci logora. Uno studio dimostra che gli impiegati che lavorano più di cinquanta ore a settimana hanno il 33% in più di sviluppare l’ictus. Secondo i dati OCSE, il 12% dei lavoratori lavora oltre questa percentuale!

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La tecnologia

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Oggi, esaltiamo essere multi touch, avere lo smartphone in mano, il tablet, facciamo tante cose contemporaneamente. Una tecnologia che è sempre più imperante con la nostra vita e incide col nostro stress. Perché cos’ha la tecnologia, che non ha lo stress invece abituale, il potere di essere un’apprensione costante, che viola anche la tua intimità. Bene o male, fino a qualche decennio fa, il venerdì alle sette si chiudevano gli uffici e si andava a casa e chi non voleva essere scocciato, poteva staccare il telefono. Oggi tu non stacchi niente, perché si vede se ti hanno mandato un messaggio, se l’hai ricevuto, nella posta elettronica c’è la conferma. Controlliamo il telefonino chissà quante volte il giorno, anche per il piacere di stare insieme, però è un continuo essere con la testa da qualche parte. Si calcola che circa due milioni d’italiani sono affetti da tecno stress. Che prevede come sintomi la stanchezza, chiamata sindrome da fatica informatica, dopo essere stati sullo smartphone siamo snervati. L’insonnia, uomini più donne, e un aumento del 250% del rischio di depressione, questo nei grandi dipendenti dalla tecnologia. Attenzione, che multitasking fino a un certo punto, poi il cervello presenta la cartella esattoriale alla fine. Noi siamo una macchina troppo delicata e perfetta per non avere anche un sistema di contrasto chiamato resilienza (la capacità di un sistema di adattarsi al cambiamento). Com’è la risposta ideale che può essere appresa? E’ avere una risposta attiva, cioè arriva un elemento stressante, lo guardo in faccia, mi emoziono ma non mi spavento e cerco il supporto ambientale. Ne parlo in casa, ne parlo con gli amici, ne parlo sul posto di lavoro, reazione vincente. Il soggetto non resiliente è quello che o non guarda l’elemento stressante o risponde d’impulso. Gli orientali, gli indiani, gli africani hanno ritmi lenti, una saggezza che non è contaminabile facilmente dai nostri grandi ritmi europei.

Tenere a bada lo stress

Quando ci accorgiamo che siamo stressati qual è la prima cosa da fare? La risposta è molto semplice, è rallentare. Il cervello vero, quello che ci rende specie superiore è un cervello lento e sta sopra gli istinti. Proviamo a immaginare un tuffatore professionista che, alle Olimpiadi, sale sul trampolino, un calciatore che tira un rigore, a uno studente che entra in aula per dare l’esame decisivo per potersi laureare. Sono situazioni che, potenzialmente, potrebbero sicuramente portare a provare un livello d’ansia molto forte, per alcune persone quasi insopportabili, che si manifesta con sintomi sia fisici (sudorazione, senso di pressione sul petto, aumento del battito cardiaco, ecc.) ma anche psicologici (pensieri negativi sull’esito della prova da affrontare).

Utilità dello stress nello sport

Seppure possa sembrare una cosa assolutamente negativa, nello sport, come nella vita, l’ansia ha invece una sua utilità. Pensando per esempio di essere nella savana e di sentire dei rumori sempre più vicini, lo stato d’ansia che si comincia a sentire, serve per “attivare” il nostro corpo per poterci permettere di scappare e (cercare) di salvarci. L’ansia però può diventare problematica quando non ci permette di concentrarci sul compito che dobbiamo portare a termine, quando cioè i sintomi che essa produce sono troppo forti o troppo prolungati. Infatti, una lieve agitazione pre-gara può essere funzionale per un tennista. Mentre una sensazione di ansia che dura da giorni prima dell’incontro decisivo o che, prima di cominciare la gara gli “blocca le gambe” facendogli provare sintomi fisici e psicologici dannosi che sicuramente graveranno sulla prestazione dello stesso.

Tecniche di rilassamento

La più conosciuta è sicuramente ilTraining Autogeno di Schultz. E’, in breve, una tecnica in cui vengono, attraverso l’uso di frasi che richiamano alcune sensazioni fisiche, stimolate alcune emozioni che, solitamente sono delle risposte a queste sensazioni fisiche; la stimolazione indotta di certe emozioni porta il soggetto a poterle controllare e richiamare in situazioni di ansia. In generale il setting ottimale per poter effettuare queste tecniche è mettersi sdraiato in una posizione comoda e avere qualcuno che con una voce calma e avvolgente induce il rilassamento. Una dieta ricca di antiossidanti abbassa i livelli d’infiammazione dello stress, fare attività fisica, la meditazione. Allentare ogni due ore l’attività per qualche minuto, ma non per stare su Facebook o per chiamare qualcuno, ma per chiamare noi stessi. Nel caso di un attore prima di uno spettacolo, una minima quantità di preoccupazione può aiutare a rendere meglio, se s’impara a gestirla.

  • Tecnico FIDAL – Preparatore Atletico

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