CRONACA

“Sputtana” l’hotel sui social, rischia la condanna

Ai titoli di coda un singolare processo che vede come imputata una donna che aveva scritto una pesantissima recensione su internet e parte lesa una struttura alberghiera isolana, che aveva reagito con la querela

È alle battute finali presso il Tribunale di Ischia un processo davvero singolare. Sembra infatti un caso più unico che raro che gli ospiti di una struttura alberghiera vengano querelati dai titolari dell’hotel, per di più a causa di un giudizio, rilasciato attraverso i social, sul servizio ricevuto. Più spesso accade il contrario: di clienti che denunciano gli albergatori sono infatti piene le cronache. Stavolta, appunto, è andata diversamente. Teatro della vicenda è l’hotel Imperial, durante l’estate del 2017. Una cittadina campana, F.R., aveva infatti pubblicato sul web una recensione sul soggiorno trascorso nella struttura isolana, affermando che l’hotel fosse “sporco, con suppellettili danneggiate, che il cibo fosse riciclato provocando nausea e diarrea, fino a invitare gli altri clienti a disdire le prenotazioni”. Dichiarazioni che hanno indotto l’hotel a querelare la donna, che è stata poi rinviata a giudizio dal Gip ai sensi dell’articolo 595 comma 3 del codice penale in relazione all’articolo 13 della legge 47/48, per aver offeso l’onore e la reputazione dell’albergo, con l’aggravante di aver commesso il fatto a mezzo di internet.

L’accusa per F.C. è quella di aver commesso il reato di diffamazione con l’aggravante della diffusione tramite il web. Il soggiorno “incriminato” risale all’agosto 2017

Ma vediamo quali erano i contenuti della pesante recensione della cliente, che hanno spinto i titolari dell’hotel Imperial alla querela: problemi di ogni tipo, tra cui la doccia in cui – secondo la cliente – era un’impresa provare a lavarsi, ma anche bagno sporco, tapparella della camera sempre rotta. Addirittura gli ultimi due giorni anche lo scarico del bagno si sarebbe bloccato, con le prevedibili conseguenze. Le critiche coinvolgevano anche l’aria condizionata, i ventilatori a soffitto pieni di polvere, le tovaglie sul tavolo del ristorante sempre sporche, il cibo razionato e anzi, come detto, “riciclato” per giorni e giorni. La “recensione” aveva poi citato la richiesta di un supplemento di 50 euro a persona per il giorno di ferragosto. Insomma, una vera e propria stroncatura, fino al giudizio finale secondo cui la struttura in questione non sarebbe degna dell’insegna a quattro stelle, invitando i potenziali clienti a “stare alla larga” dall’hotel.

Una stroncatura che però nei modi e nei toni ha scatenato la reazione della struttura alberghiera, che tramite la Stazione dei Carabinieri di Ischia ha sporto querela, offrendo la propria versione dei fatti. Secondo i titolari dell’hotel, la famiglia della signora autrice delle accuse sui social sin dall’arrivo in albergo aveva creato numerosi problemi, con turbative artificiose e lamentele che apparivano “programmate”. Addirittura alcuni componenti del gruppo avrebbero insultato con termini molto volgari i dipendenti dell’albergo, anche per le diverse origini etniche, minacciando di distruggere l’intera struttura. Un contegno che ha finito per costringere numerosi ospiti ad allontanarsi dai luoghi comuni. Anzi, diversi clienti, imbarazzati e irritati, avevano poi rivolto alla direzione numerosi reclami con comunicazioni formali, citando le volgarità che avevano dovuto ascoltare, e di essere stati avvicinati dal gruppo familiare in questione, che denigrava la struttura, sollecitandoli a reclamare. Anche sulle presunte malfunzioni in camera, secondo l’hotel erano stati i figli della signora a rompere più volte, a causa di un uso improprio, la tapparella della camera, fino a ostruire il wc riempiendolo di materiali vari. La famiglia spesso si era poi recata nella sala ristorante ben oltre l’orario indicato, e nonostante la condotta provocatoria i dipendenti avevano sempre consentito loro la fruizione del servizio. Una situazione insostenibile, con le lamentele degli altri ospiti per il contegno tenuto dalla famiglia della signora, che aveva indotto l’albergo a rivolgere una diffida all’Agenzia affinché si trovasse una soluzione alternativa.

Secondo i vertici dell’hotel Imperial, la “recensione” pubblicata sul web era ben lontana dal costituire un lecito giudizio di gradimento, ma si caratterizza per la genericità e la “non veridicità” dei fatti descritti, visto che si è andati ben oltre ogni limite di continenza, con l’utilizzo di espressioni e di addebiti gravemente infamanti e umilianti, fino a definire l’albergo uno “scempio” e un “inferno”, con offese anche a una cameriera definita “sporca” per le sue origine straniere, mentre un cameriere del ristorante si è visto chiamare con disprezzo “nero”.

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La vicenda è finita, come abbiamo accennato in apertura, nelle aule di tribunale: negli ultimi due anni il dibattimento si è dipanato con la difesa della donna che ha affermato di essere in presenza di un mero diritto di critica, in quanto l’imputata ha utilizzato i social, come avrebbe potuto utilizzare Trip advisor o altre piattaforme create per rilasciare recensioni riguardo ristorazione, hotel, o altri servizi, oltre ad allegare foto che provassero quanto scritto nella recensione, mentre i rappresentanti dell’hotel hanno sempre decisamente smentito tali critiche, indicando una serie di testimoni a supporto di quanto accaduto durante quel controverso soggiorno dell’agosto 2017, smentite che se confermate farebbero rischiare all’imputata una condanna da 30mila a 50mila euro in base alle tabelle stabilite per il reato di diffamazione. L’attuale situazione del Tribunale di Ischia, con il congedo temporaneo del giudice penale, ha imposto il rinvio dell’udienza fissata ieri, ma il dibattimento volge ormai al termine: tra qualche mese si conoscerà l’esito di questa inusitata controversia.

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