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Stalking in rosa, la testimone: «La vita era diventata impossibile»

ISCHIA. Si è svolta ieri mattina a Ischia una nuova udienza nell’ambito del processo per stalking che vede imputate tre donne, accusate di aver molestato una giovane coppia isolana. Sul banco dei testimoni è salita la madre di A.A., il giovane che con compagna fu vittima dei comportamenti contestati. La vicenda trae origine dal fatto che le tre imputate non perdonavano al ragazzo la fine del precedente legame sentimentale con una di esse, T.I., e il suo successivo fidanzamento con M.M.  Tramite le domande dell’avvocato Colella, difensore di parte civile, la signora ha illustrato l’evoluzione dei rapporti tra la propria famiglia e quella delle donne sotto accusa. Un clima che rapidamente si era deteriorato trasformandosi in una intimidazione costante: «Non riuscivamo più a vivere in pace, la vita era diventata impossibile», ha detto la testimone, che ha poi spiegato in cosa consistevano i comportamenti molesti che suo figlio e la sua compagna subivano: pedinamenti, appostamenti, offese, avvertimenti, atteggiamenti ostili e minacce portate fin sul posto di lavoro del ragazzo, e nei pressi della casa di sua nonna a Campagnano. Le minacce verbali sarebbero arrivate al punto da coinvolgere anche il bimbo che la giovane M.M. era in attesa di partorire. Una situazione invivibile, che spinse la famiglia del giovane a cercare un chiarimento pacificatore, che avvenne presso l’abitazione di una delle imputate. Tuttavia, ha spiegato la testimone, anche se sulle prime sembrava esserci un’intenzione collaborativa, tutto veniva poi vanificato: le imputate sarebbero arrivate al punto di registrare la conversazione per poi farla ascoltare all’attuale compagna di A.A. allo scopo di seminare discordia. Il periodo caratterizzato da tali episodi intimidatori si è dipanato tra il 2014 e il 2017: dall’anno scorso, ha spiegato la signora, le condotte contestate sono praticamente cessate. La testimone ha anche rievocato l’episodio, già illustrato in altra udienza dalle vittime, risalente alla festa di Sant’Anna dell’estate di due anni fa, quando le imputate molestarono la coppia che era intenta ad assistere ai fuochi che segnavano la chiusura dell’evento. Il pubblico ministero ha invece rivolto l’attenzione soprattutto sugli episodi accaduti lungo l’arco dell’anno 2016.

È stato poi il turno dell’avvocato Michele Calise di porre alcune domande alla teste. Il penalista ha chiesto alla signora se ella avesse direttamente assistito agli atti che integravano la condotta di stalking da parte delle imputate, o se la sua testimonianza si basasse piuttosto su quanto aveva ascoltato dal figlio e dalla compagna: come si dice in gergo giuridico una conoscenza “de relato”. La signora ha inizialmente spiegato che tali episodi le venivano raccontati, per poi specificare che durante le molestie arrecate presso l’abitazione dei familiari a Campagnano anche lei era presente: sarebbero state  sei o sette le occasioni del genere, in una delle quali una delle imputate offese pesantemente la giovane coppia. Il confronto tra parte civile e difesa in questa fase è stato piuttosto serrato, con l’avvocato Calise che ha cercato di dimostrare le contraddizioni tra le dichiarazioni rese dalla testimone nel febbraio 2017 e quelle dell’udienza di ieri, mentre il collega di parte civile si è opposto ad alcune domande della difesa. Il giudice ha risolto spiegando che le eventuali discrasie sarebbero comunque emerse dalla documentazione. Il magistrato, d’accordo con le parti, ha fissato la prossima udienza a giugno, quando verranno ascoltati un testimone indicato dalla parte civile e uno dalla difesa.

LE ACCUSE. Le tre imputate furono rinviate a giudizio «per avere – come si legge nel decreto di giudizio immediato – in concorso e in unione tra loro, con condotte reiterate minacciato, pure di morte, e molestato anche telefonicamente, nonché tramite i social network, l’ex compagno di T.,  A.A. e la sua attuale fidanzata M.M., quest’ultima perseguitata sin sotto casa e il primo sin sul luogo di lavoro […], in modo da cagionare loro un perdurante e grave stato di ansia ingenerando un fondato timore per la loro incolumità e costringendoli a modificare le proprie abitudini di vita, atteso che l’A. limita le sue uscite per il timore di incontrarle e la M. è costretta ad uscire sempre in compagnia e a frequentare luoghi non noti anche alle I.». Una vicenda che trae origine da una denuncia sporta congiuntamente il 6 maggio 2016 dalla coppia molestata. «Le persone offese – si legge nell’ordinanza del Gip Alfonso Sabella – esponevano che, nell’ottobre 2014, avevano iniziato a intrattenere una relazione sentimentale tra loro, cosa che aveva determinato le ire di T.I., ex fidanzata dell’A., la quale, supportata dalla di lei madre L.I. e dalla zia A.I., aveva iniziato una vera e propria persecuzione nei loro confronti mediante comunicazioni telefoniche o informatiche, utilizzando i social network, con reiterati insulti ed offese personali talvolta profferiti quando la coppia si recava in visita alla nonna dell’A. che abita nei pressi dell’abitazione delle tre indagate».

Francesco Ferrandino

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